22.11.07

9 mila Euro per dire che a Folgaria si potrà sciare

Trento - Un incarico da 9 mila Euro per dire che a Folgaria sarà possibile sciare ancora per molto tempo. Nelle tasche del dott. Massimiliano Fazzini il comune di Folgaria verserà questa incredibile cifra per uno studio climatico–turistico che dovrà dimostrare che, cambiamenti climatici o no, la neve fiocca anche a bassa quota.
Le ricerche che hanno impegnato questo studioso saranno esposte sabato mattina in una conferenza a porte chiuse. La conferenza che si terrà al Palasport di Folgaria alle ore 09.30 di sabato 24 è infatti ad invito e non aperta all’intera popolazione, tanto meno a chi sull’Altipiano di Folgaria lotta contro la costruzione di nuovi impianti.
Oltre che allo studioso di clima (o di turismo?) pagato dal sindaco Olivi, alla conferenza è annunciata la presenza del Presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai che dovrà dare "autorevolezza" ad una iniziativa che fatica a nascondere i veri intenti: quelli di dare rigore scientifico al dissennato progetto di ampliamento del carosello sciistico esistente, dimostrando che nei prossimi anni la copertura nevosa non mancherà anche ad altitudini trascurabili come quelle dove dovranno sorgere gli impianti di risalita di futura realizzazione a Folgaria, garantendo quindi un consistente ritorno economico.
"L’Amministrazione Comunale di Folgaria - si legge nella delibera - ha deciso di intraprendere un percorso scientifico e culturale per definire i criteri di sviluppo sostenibile estivo ed invernale della montagna in relazione con le particolari caratteristiche climatiche degli Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna".
"E’ intenzione dell’Amministrazione Comunale - continua il documento - organizzare alcune manifestazioni culturali culminanti con un workshop inerente la potenzialità del turismo invernale nelle stazioni turistiche ubicate a quote medio – basse".
Tutto questo - e lo si capisce bene - per capire come "favorire un ulteriore sviluppo turistico in relazione con le recenti vicissitudini climatiche che ipotizzerebbero un riscaldamento tale da ridurre notevolmente i periodi di sciabilità".
"Non vorremmo - dicono alcuni attivisti folgaretani - che lo studioso che è stato chiamato dal sindaco Olivi (ma pagato da tutti noi) credesse che la neve artificiale cade dal cielo". "Ormai tutti sanno - continuano - che a Folgaria per sciare serve la neve artificiale tutto l’inverno, il che significa sperpero di quantità enormi di acqua, che sempre più spesso viene prelevata dall’acquedotto".
"E non serve certamente un esperto - tuonano alcuni residenti - per constatare il mutamento climatico in atto: sono molti anni infatti che sull’Altopiano non sarebbe praticamente più possibile praticare lo sci da discesa senza l’ausilio dei cannoni da neve"
"A rovinare questo teatrino potrebbe però essere la stessa Madre Natura facendo cadere sul tetto dell’edificio dove si terrà la conferenza una copiosa pioggia, la stessa pioggia che - in barba alle teorie dell’autorevole professor Fazzini - in queste ore sta sciogliendo tutta la neve artificiale sparata sulle piste negli ultimi giorni, costringendo la società impianti a rimandare l’apertura della stagione"

21.11.07

Acqua potabile per la neve artificiale

Il comitato contro gli impianti sciistici lancia l’allarme

“Siamo di fronte all’ennesimo vergognoso spreco di quello che è forse il bene pubblico più prezioso che abbiamo: l’acqua”. Così afferma Francesca Manzini – attivista del comitato locale che si batte contro la costruzione di nuovi impianti sciistici sull’Altipiano di Folgaria – dopo la notizia dell’inizio dell’innevamento artificiale sulle piste da sci.

“Migliaia di metri cubi d’acqua proveniente dai bacini di raccolta (calcoliamo che quelli esistenti abbiano indicativamente una capienza di 80.000 mc) sono già stati "spalmati" sul terreno brullo sotto forma di neve artificiale” – denuncia Francesca, preoccupata però delle conseguenze che può portare un inizio così anticipato della stagione sciistica che solitamente parte con le festività dell’8 dicembre.
L’acqua che alimenta i cannoni spara-neve proviene infatti dai centri di raccolta, ma cosa succede una volta che i bacini sono a secco? “Nessun problema – ci spiega con amara ironia – basta aprire i rubinetti e riempirli nuovamente di acqua proveniente dall’acquedotto”. “Durante l’ultimo inverno – dice l’attivista – la Carosello Ski, la società che gestisce la maggior parte degli impianti sciistici dell’altopiano e che controllerebbe quelli di futura realizzazione, ha speso per la sola fornitura d’acqua 311.000€, l’equivalente di 216.000 mc d’acqua potabile”.
La corsa all’apertura anticipata “comporta anche il rischio non trascurabile che una perturbazione di passaggio - come quella che nei prossimi giorni dovrebbe portare un rialzo delle temperature e pioggia sotto i 2000 mt - vanifichi gli sforzi degli impiantisti portandosi via tutta la neve prodotta”.
Purtroppo l’esempio di Folgaria non è isolato nel panorama delle stazioni sciistiche. A Pinzolo, infatti, la locale società impianti denuncia la propria impossibilità a ultimare l’innevamento della pista Rododendro poiché la concessione giornaliera di 1000 mc d’acqua non è sufficiente quando il ricorso alla neve artificiale non è integrazione della neve naturale, ma unica risorsa a disposizione.
”La nostra convinzione – sottolinea Francesca - è che sia tempo di una seria riflessione sull’utilizzo che si fa ad oggi dell’acqua. Al di là dei tanti dati scientifici a disposizione, per toccare con mano il cambiamento climatico in atto è sufficiente constatare che senza innevamento artificiale da quasi dieci anni sull’Altopiano di Folgaria non sarebbe più possibile praticare lo sci da discesa”.
E’ forse necessario interrogarsi se valga davvero la pena di trasformare il ruolo dei cannoni da neve da semplici integratori della neve naturale a sistematici protagonisti della stagione invernale.
Oltre all’interesse economico che sacrifica e mortifica un intero Altipiano c’è il sospetto che la foga con cui quest’anno, ai primi freddi, si è cominciato a innevare sia la dimostrazione della volontà di una "prova di forza" nei confronti di quanti negli ultimi mesi si sono schierati contro la realizzazione dei nuovi impianti.

Ascolta l’intervista a Francesca Manzini del comitato di “Folgaria 235
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