1.9.08

Colbricon: no alla politica che impone

Duecento alla protesta: "Progetto illegale, l'Europa lo fermerà"

Sul crinale che sovrasta i laghi di Colbricon, hanno issato palloni colorati, due V rovesciate alte una quarantina di metri per far vedere a chi era rimasto sulle sponde del lago come apparirebbero i piloni dell'impianto di collegamento tra San Martino e Rolle. D'acciaio, non lievi come palloncini. Dopo la notte in tenda, ieri sulle sponde dei due specchi c'erano un centinaio di persone, in rappresentanza di 15 associazioni ambientaliste e d'impegno civico, a dire no a quei piloni. Con la presenza, fuori programma ma ben accolta, del presidente della Nuova Rosalpina spa Pierleonardo Bancher e del presidente del Comprensorio Cristiano Trotter («sono qui per rappresentare tutta la comunità: ascolterò, ma non parlerò»). Illegale, fallimentare, impattante. Tre gli aggettivi spesi più di altri, per descrivere il progetto portato avanti dal Consorzio impianti a fune. A sottolineare il contrasto con le normative italiane ed europee in materia di zone protette sono stati Paolo Mayr (Italia Nostra) e Walter Bonan , ex presidente del Parco delle Dolomiti bellunesi e delegato di Federparchi: «Questo intervento è illegale - ha detto Bonan - perché in riserva integrale del Parco dove non può essere costruita alcuna struttura. Le normative sono chiarissime e se qui si proverà a dare parere favorevole, ci sarà l'Unione europea a non fare sconti». D'accordo anche il direttore del Parco di Paneveggio, Ettore Sartori , che proprio su questo aspetto ha basato il proprio parere negativo sul progetto e che ieri, unico rappresentante del Parco (non c'era nessuno della giunta, né del comitato di gestione), è salito a Colbricon per ascoltare. Ma non c'è solo l'aspetto delle normative, dell'impatto né dei cospicui finanziamenti pubblici attesi per realizzare l'impianto, che molti definiscono «un debito futuro colossale». C'è anche una preoccupazione relativa al fatto che, se per l'industria dello sci ci sono sempre soldi (Francesca Manzini di Officina Ambiente ha ricordato che Trentino Sviluppo spa spenderà il 51% del suo budget triennale per sostenere società impiantistiche), per quella dei saperi, della cultura, della conservazione della montagna non ce n'è mai. Ne hanno parlato Gigi Casanova , Cipra Italia, e Toio de Savorgnani , vicepresidente di Mountain Wilderness. Non ci sono soldi, forse perché non ci sono interessi forti? L'avvocato Giorgio Leitempergher ha risposto al dubbio: «Impiantistica significa speculazione edilizia, perché nessuna società è in grado di finanziare da sé nuovi impianti e dunque ha bisogno di investitori interessati». Una preoccupazione manifestata, paradossalmente, dallo stesso presidente di Nuova Rosalpina spa, nel suo intervento a favore del progetto: «Rispetto le vostre idee - ha detto Bancher - ma vorrei che veniste anche a S. Martino a difendere i prati dagli speculatori: perché dove sono stati tolti impianti dismessi, sono sorti residence e seconde case». Ma l'urgenza di chi ieri era a Colbricon è un'altra: far capire a chi dovrà decidere se dare o no il via libera all'impianto che le scelte non si calano dall'alto, che si discutono coi cittadini. «Basta con questa politica, basta coi tavoli di confronto fasulli - ha detto Stefano Mayr -. Basta con chi dice che tanto è tutto già deciso, qualunque cosa diciamo». Ad affermare la necessità di una nuova politica condivisa sono stati tanti: quelli contro gli impianti di Lastebasse, di Tremalzo, i comitati veneti, i No Tav e quelli che si oppongono alle nuove caserme a Mattarello. Francesco Borzaga (Wwf) è stato tagliente: «Non si portano avanti questi progetti sotto la bandiera del centrosinistra». Gli ha fatto eco Francesco Porta, di Rifondazione comunista di Fiemme (presente con il consigliere provinciale Agostino Catalano). E de Savorgani ha ricordato che Riccardo Illy , proprio per esser passato sopra la testa della sua gente, non è più governatore del Friuli.

"Rete" ambientale
Forse, il risultato più importante della manifestazione a Colbricon è la nascita di una rete tra le 15 associazioni presenti, che d'ora in poi si terranno in contatto anche per programmare iniziative comuni. La prima potrebbe essere una protesta sotto gli uffici della Valutazione d'Impatto Ambientale, a Trento. L'idea è stata lanciata da Francesca Manzini, di Folgaria: "Dobbiamo far sapere alla gente cosa c'è dietro le decisioni della VIA: i politici".

L'Adige, 01/09/2008