23.12.09

Soft walking paralizza il traffico sulla Valsugana

Il comitato locale chiede l'immediata chiusura della acciaieria inquinante

www.globalproject.info/it/in_movimento/Soft-walking-paralizza-il-traffico-sulla-Valsugana/3359

al link è possibile vedere le foto e il video denuncia di un operaio dell'acciaieria

Questa mattina, con partenza alle ore 7 e per circa quattro ore, una quarantina di automobili hanno partecipato a un’iniziativa di "soft walking" per l’immediata chiusura della Acciaieria di Borgo Valsugana. Il “convoglio lumaca”, con alla testa due trattori a fare l’andatura, ha paralizzato il traffico sulla SS47 della Valsugana fino a Levico per poi tornare, sempre con andatura molto lenta, a Borgo Valsugana.

La protesta organizzata dal comitato locale dei “Baribieri Sleali”, impegnato da molti anni nella denuncia delle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, e alla quale hanno aderito anche gli attivisti trentini da poco rientrati da Copenhagen, ha voluto ribadire come in questo momento sia necessaria una mobilitazione costante per imporre, definitivamente, la chiusura della acciaieria e la riconversione dei posti di lavoro dando garanzia per il reimpiego dei 117 lavoratori.
Nei giorni scorsi una assemblea cittadina di circa 400 persone, dopo l’intervento di alcuni medici per l’ambiente che hanno letto i dati allarmanti sulle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, ha deciso che era giunto il momento di scoperchiare questa bomba ecologica che non solo avvelena l’aria, ma probabilmente negli anni ha inquinato i terreni limitrofi e le falde acquifere.
Durante la serata è stato ricordato che la magistratura ha deciso il sequestro della fonderia proprio perché i dati delle analisi sono stati manomessi dai laboratori incaricati dalla proprietà per poter risultare entro i limiti, e colpevolmente ignorati o avallati dai funzionari dell’APPA (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) che, in quattro, per questo motivo sono stati indagati con ipotesi di reato che riguardano il concorso con i responsabili dello stabilimento siderurgico per getto pericoloso di emissioni di gas, vapori o fumi nocivi e l'abuso d'ufficio.
Il comitato alla fine del corteo, quando a protesta praticamente finita sono comparse tre bandiere delle lega nord pronte a farsi fotografare per cavalcare l’iniziativa, ha precisato che non vuole essere strumentalizzato da nessun partito politico e che, come espresso durante l’assemblea cittadina, non sono accettate le loro bandiere.
Nel pomeriggio si è saputo che il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dalla Procura di Trento in merito alla chiusura definitiva dell'impianto. Le acciaierie di Borgo restano sotto sequestro ma continueranno a lavorare. Sarà il custode giudiziario, si legge nella motivazione del provvedimento, a garantire il corretto funzionamento della struttura.

Il comitato non è certamente soddisfatto del provvedimento e ha fatto sapere che dopo la pausa natalizia riprenderanno le iniziative di protesta e di coinvolgimento della popolazione non solo della Valsugana ma di tutto il Trentino.

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Acciaierie di Borgo: è necessario l’intervento di un sindacato credibile

di Luigi Casanova

Siamo arrivati dove non si doveva arrivare. Allo scontro fra le vittime di un sistema, gli operai contrapposti agli ambientalisti, ai comitati che lavorano per tutelare la salute pubblica.
Nel caso delle acciaierie di Borgo è evidente come mille responsabilità ricadano sulla Provincia di Trento e sui suoi servizi, sulla precedente sindaco di Borgo Valsugana. Erano anni che i comitati, le associazioni denunciavano quanto avveniva attorno alle acciaierie: non si trattava solo di rilascio di fumi inquinanti, si parlava di uso improprio di discariche, di bonifiche agrarie. E si parlava, sempre, del traffico che percorreva e percorre la valle, del dovere di limitarlo. Le risposte degli enti, quando arrivavano, sono sempre state vaghe ed evasive. Così si è continuato, per anni.
Ma grandi responsabilità, culturali e sociali ricadono anche sul sindacato. In troppi casi le organizzazioni sindacali hanno eluso i problemi ambientali, hanno isolato al loro interno le poche voci che ponevano temi strategici: la difesa della salute dei cittadini e dei lavoratori, la mobilità, l’uso improprio delle acque e del territorio.
Era ed è compito del sindacato ora ricucire la grave frattura che divide gli operai delle acciaierie dal comune sentire delle popolazioni della Valsugana. E’ compito del sindacato portare le istituzioni e l’imprenditoria al dovere della verità, alla ricerca di un progetto socialmente condiviso che liberi la Valsugana dalla presenza di questo corpo estraneo individuando nuove opportunità occupazionali, garantendo che nessun lavoratore rimanga nemmeno sottoccupato e specialmente costruire un progetto che impedisca, per sempre, l’arrivo in Provincia di aziende che non offrono garanzie certe sul tema della salute pubblica.
Proprio oggi leggiamo sul Sole 24 Ore come la Provincia di Trento si situi al 98° posto della graduatoria nazionale per i decessi da tumori. Ci troviamo agli ultimi posti, in compagnia delle aree urbane più degradate d’Italia, Milano, Brescia, Venezia. Quante volte si è chiesto che l’Azienda sanitaria fornisca dati disaggregati per area omogenea sui tumori in Provincia, o sulle patologie tiroidee? Decine, mai avuta risposta. Certo, la pesantezza della situazione trentina non è imputabile solo a determinate aziende, non possiamo dimenticare la presenza della monocultura delle mele come non possiamo dimenticare i danni causati dal traffico nell’asse dell’Adige, in Valsugana, nelle località turistiche.
Siamo in presenza di situazioni complesse, che non possono essere risolte con interventi tampone e nemmeno dalla magistratura. E’ necessario che le istituzioni preposte al governo del territorio e della qualità dello sviluppo, dalla Provincia all’APPA, dalla Azienda Sanitaria alle organizzazioni sindacali ritrovino percorsi di fiducia nei cittadini. Questa ricomposizione è possibile solo attraverso il confronto aperto basato sulla verità dei dati. E’ possibile solo quando si sarà capaci di smettere di offendere il volontariato impegnato nella tutela della salute e il volontariato ambientalista. E’ possibile solo ricucendo un rapporto fra lavoratori, società civile e ambientalisti. I gruppi dirigenti della Provincia, del sindacato devono cambiare strada: con umiltà riprendere i percorsi del dialogo e della proposta, devono ritrovarsi per costruire coesione sociale e specialmente sviluppo di qualità. Anche in Valsugana.