31.3.10

Venerdì 9 Aprile: Muoversi nelle Alpi


In attesa di valutare il progetto provinciale di funicolare tra San Martino di Castrozza e Passo Rolle PrimieroViva offre un’occasione pubblica di aggiornamento e dibattito sulla mobilità possibile attraverso montagne e vallate alpine.

intervengono:
HELMUTH MORODER
vicepresidente di CIPRA International, direttore della Ferrovia della Val Venosta, presidente della Commissione ambiente e mobilità del Comune di Bolzano

MASSIMO GIRARDI
presidente dell’associazione Transdolomites per la mobilità e lo sviluppo sostenibile delle Valli di Cembra, Fiemme e Fassa - con il supporto di Marco Danzi, incaricato dello studio di fattibilità per il collegamento ferroviario Trento - Alba di Canazei

modera:
PIERANGELO GIOVANNETTI
direttore del quotidiano L'Adige

Venerdì 9 Aprile 2010 - ore 20:30
Sala Negrelli della Comunità di Primiero - Tonadico (TN)
Scarica e stampa la locandina dell'evento

28.3.10

Centrali del Baldo bocciati i progetti


ALTO GARDA - Respinti i due progetti di centrale idroelettrica sotto il monte Baldo. La giunta provinciale ha bocciato ieri le due proposte con le quali si chiedeva di costruire due grandi impianti sotterranei tra Tempesta, sul lago di Garda (a sud di Torbole) e la cima Altissimo di Nago, sul monte Baldo. Le due ipotesi erano state avanzate dalle cordate Eisakwerk (Hellmuth Frasnelli) e Progetto Altissimo (Eva energie Valsabbia, Ft Energia e Sws Engineering). Le domande non sono state accolte per «prevalenti interessi generali a carattere ambientale, socio-economico e paesaggistico». Tecnicamente le delibere riguardavano l'ammissibilità alla fase istruttoria delle due richieste di «derivazione per pompaggio d'acqua» dal lago di Garda fino a quota 1600 circa, sotto l'Altissimo, dove sarebbe stata accumulata in 16 chilometri di gallerie a spirale poste in orizzontale, un centinaio di metri sotto il suolo; l'acqua poi sarebbe stata fatta scendere in condotta forzata sull'ipotizzata centrale a Tempesta. Il sistema, in ogni modo, avrebbe impiegato più energia elettrica, per pompare l'acqua in salita, di quanta non ne avrebbe prodotta, poi, nel rilascio a Tempesta. C'era però una grossa ragione economica alla base della richiesta dei due gruppi imprenditoriali, incentrata sul valore altalenante dell'energia che consente di creare consistenti utili alle società che gestiscono impianti: infatti di notte, quando l'elettricità costa meno, chi gestisce una centrale di questo tipo compera energia a basso costo per pompare l'acqua nei serbatoi in alto; di giorno, poi, quando il prezzo dell'energia è al massimo, l'acqua viente fatta cadere in basso sulle turbine, per produrre energia da vendere. «Molto bene - è felice Giovanni Mazzocchi , uno dei responsabili del comitato Sos Altissimo - è un delibera "politica" molto importante. Siamo contentissimi: il nostro lavoro assieme a quello fondamentale delle istituzioni ha prodotto il risultato che tutti ci aspettavamento e che la gente trentina si attendeva. Per una volta i poteri forti non hanno prevalso». Anche il sindaco di Nago Torbole, Luca Civettini , è soddisfatto: «Davvero una bella notizia - dice - prendiamo atto che anche a livello provinciale hanno recepito quanto pensavano i cittadini. Su questa faccenda si sono mossi tutti. Come consiglio comunale c'era contrarietà unanime. Erano progetti insidiosi perché partiti in sordina. C'era un grande timore di trovarci di fronte ai giochi fatti. L'abbiamo scampata bella perché c'erano grosse cordate dietro». «La questione - ha commentato il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai - era molto sentita perché erroneamente in questi mesi si è accreditata l'idea che la Provincia avesse già deciso per il sì anche se mi sono sgolato per dire che non erano vero. Il fatto è che tutti possono proporre progetti ma poi è la Provincia a valutare. E noi questo abbiamo fatto, in maniera seria e approfondita, concludendo che si trattava di proposte che per gli interessi generali, per quelli ambientali ed economici andava rigettata. Era nella logica delle cose». La giunta ha tenuto conto delle espressioni dei consigli comunali altogardesani e ha rispettato l'ordine del giorno del consiglio provinciale che non voleva fossero costruiti serbatoi artificiali con mere funzioni di sfruttamento energetico. «L'entità dei progetti proposti e gli impatti ambientali - si legge nella delibera - sono tali che le loro realizzazioni non appaiono il linea con le scelte della Provincia in tema di sostenibilità del proprio sviluppo e in merito alle esigenze di tutela dei Sic (siti naturalistici di valenza europea) e delle zone a protezione speciale». I due impianti proposti non sarebbero poi «compatibili con i vincoli urbanistici» e non consentirebbero di preservare «l'ecosistema delle acque del lago e l'importante ruolo di naturalità e integrità nonché di immagine, associato al territorio del Garda». st.is.

Le due cordate: Eisackwerk e Progetto Altissimo

EISACKWERK
Il progetto proposto dalla società Eisackwerk srl di Bolzano prevedeva il prelievo d’acqua per una portata di 46 metri cubi al secondo, la costruzione di un serbatoio di 1 milione di metri cubi con una potenza di turbinamento fino a 940 MW. Eisackwerk fa capo a Helmuth Frasnelli, imprenditore altoatesino; soci minori sono Renate Vieider e Karl Pichler (Flumen srl).

PROGETTO ALTISSIMO SRL
Secondo l’idea della società Progetto Altissimo srl si ipotizzava, invece, un prelievo dal Garda di 74 metri cubi al secondo, la costruzione di un serbatoio di 1,6 milione di metri cubi con una potenza di turbinamento fino a 1440 MW.
La società Progetto Altissimo srl raccoglie l’imprenditoria trentina e sudtirolese, anche se a tirare le fila è il bresciano Pietro Bonomini che controlla Progetto Altissimo attraverso E.Va energie Valsabbia in cui compaiono anche l’ex presidente dell’Enel, Chicco Testa, e Franco Bernabè , amministratore delegato di Telecom e presidente del Mart. Un terzo della società Altissimo è della cordata trentino-sudtirolese con la Sws engineering di Paolo Mazzalai e la Ft
energia spa (Lunelli, Metalsistem, Edilbeton Trento, Petrolvilla e Bortolotti spa e le due holding Finanziaria trentina ed Euregio finance, il salotto «buono» dei finanzieri).

Fonte: l'Adige del 27 marzo 2010

27.3.10

Terra, vita, agricoltura e veleni - di Zenone Sovilla

Homepage > Blog > La foresta di Sherwood di Zenone Sovilla

Una famiglia decide di vivere in campagna. Lontano dal traffico, dal caos, dai rumori e dall'inquinamento.
Tutt'attorno prati, campi e soprattutto vigneti.
Sarà un paradiso. Un ottimo contesto per mettere in pratica gli ideali di uno stile di vita sobrio e sostenibile nel rapporto con la natura.
Un giorno da un filare di quell'angolo di paradiso spunta un gatto.
I nuovi arrivati si informano dai vicini di casa e scoprono che trattasi di una signora gatta abbandonata qualche anno prima da proprietari sprovveduti che si trasferivano altrove.
La famiglia adotta la micetta e la battezza Raisin (uvetta), dato che è uscita da un vigneto.
Dopo un po' di mesi la gattina è ormai una di casa. Felice e affettuosa.
Siamo nella primavera del 2008.

Una mattina Melinda porta al lavoro il marito Matt e torna a casa dove ha il suo ufficio.
Raisin si sta facendo un giretto lì attorno al giardino. Dopo un po' Melinda sente grattare sulla porta d'ingresso: "Strano che sia Raisin, lei di solito riesce ad aprirsela con una spinta".
La donna va ad aprire e le appare la gattina che stramazza sul pavimento in preda alle convulsioni, il volto si contrae in modo scomposto.
Che cosa sarà? Lo spavento per il passaggio di un camion? L'incontro ravvicinato con un grande rapace? Il morso di un serpente o di uno scorpione? Oppure ha mangiato qualche cosa di velenoso?
Corsa dal veterinario.
Strada facendo le condizioni della gattina peggiorano. È sempre più debole, il corpo è bollente, non riesce a stare sulle zampe.

Finalmente Raisin è tra le mani della veterinaria. Basta un breve controllo per la diagnosi: "La gattina è stata esposta ai pesticidi".
Improvvisamente a Melinda viene in mente di aver notato quella mattina che nei campi vicino a casa stavano spruzzando sostanze chimiche sulle piantagioni.

Poi, lunghe ora di attesa, prima della telefonata rassicurante della veterinaria: l'effetto dell'avvelenamento è stato interrotto con una serie di terapie.
La gattina è debole ma salva.
L'esperta spiega a Melinda che l'effetto dei pesticidi sui gatti, così come sui cani e su altri animali, è il medesimo che si ha sui parassiti delle piante che si vogliono neutralizzare utilizzando questi veleni.
Ora Raisin sta bene ma non può più uscire di casa e per contrastare l'effetto dei pesticidi bisogna somministrarle dei farmaci per decontrarre la muscolatura.

Questa esperienza è stata, per Melinda, la conferma della dannosità intrinseca nell'uso di pesticidi: "Quei veleni non sono necessari e in ogni caso esistono alternative valide. Le conseguenze sugli animali e sugli esseri umani possono essere gravi; ma anche il terreno viene distrutto.
Nel 2004 - ricorda Melinda nel suo blog - si stima che 71 mila bambini abbiano subito l'esposizione o l'avvelenamento da pesticidi. (...) Uno studio del Journal of Pesticide Reform (estate 2006) indica che nelle coltivazioni come mele e peperoni il 95% è contaminato con almeno un tipo di pesticida. (...) Secondo l'Us Geological Survey una quota fra il 30% e il 60% dei pozzi sono contaminati, 14 milioni di americani bevono acqua contaminata con cinque dei principali erbicidi usati in agricoltura. (...) Particelle di pesticidi inquinano l'aria anche all'interno degli edifici (...)".

E la cosa paradossale è che, a fronte di questi drammatici effetti collaterali, osserva ancora Melinda, i pesticidi non ottengono il risultato voluto: "Più di 500 specie di insetti e di 150 tipi di funghi oggi sono resistenti ai veleni". Al massimo si possono "curare" i sintomi causati sulle piante.

Infine, sono decine di migliaia i cani e i gatti avvelenati ogni anno negli Stati Uniti; spesso gli effetti non sono immediati o riconoscibili dai proprietari, ma colpiscono a distanza causando varie malattie.

La vicenda della gattina Raisin (nella foto) è raccontata da Melinda nel suo blog (http://1greengeneration.elementsintime.com/?p=306&gt) dove la donna spiega anche che quell'episodio è stata una delle ragioni che hanno spinto lei e il marito a lasciare quell'angolo della California settentrionale tanto incantevole quanto inquinato.


Raisin
Raisin


Melinda Briana Epler
è una cineasta e scrittrice americana che si occupa anche di agricoltura biologica, stili di vita sostenibili e tutela del paesaggio.

Il suo racconto sugli effetti dei pesticidi rispecchia una drammatica realtà di cui negli Stati Uniti, a livello federale, da qualche anno si occupa in termini di prevenzione la stessa Epa (Environmental Protection Agency).
Recentemente l'Agenzia, sollecitata dal Congresso Usa, ha adottato una modifica del protocollo secondo la quale gli agricoltori e i loro famigliari saranno trattati dal punto di vista dell'indagine epidemiologica e dei correlati interventi protettivi alla stregua di quanto già avveniva per i bambini esposti a rischi generici derivanti dalla contaminazione dei cibi, delll'acqua e dell'aria.
La svolta nella politica avviene dopo anni di pressioni dal mondo dei lavoratori agricoli e di abitanti di aree rurali, affinché si tenesse conto dei maggiori rischi sanitari cui queste categorie di cittadini vanno incontro (specie i bambini e le donne in gravidanza).

Per finire, non resta che una breve osservazione: se qualcuno ritenesse che questo drammatico fenomeno sia una questione americana, sarebbe del tutto fuori strada.
Per afferrare le dimensioni di questa faccenda e per capire se ci può interessare, basta guardarsi un po' attorno con attenzione.
Ciò fatto, ci si può chiedere quale sia il ruolo delle nostre "agenzie" e dei nostri "congressi".

23.3.10

Mamme Bionike per un'alternativa all'inceneritore

Continuano le iniziative e la raccolta firme - promosse dal Coordinamento Trentino Pulito - contro la realizzazione dell'inceneritore di Trento

Nell’ultimo mese si è creato un coordinamento apartitico di associazioni, cittadini e contadini contro la realizzazione dell’inceneritore di Ischia Podetti a Trento. Non è un caso che questo coordinamento abbia la propria sede nei comuni a nord della città, perché nell’ultimo periodo proprio i comuni di Lavis e Mezzolombardo hanno deciso di ricorrere al Tar contro la decisione del Comune di Trento di dare il via libera al bando di gara per l'appalto dell'inceneritore. Questo comitato, oltre a impedire la realizzazione del mostro inizialmente attraverso una raccolta firme, propone di promuovere il quarto aggiornamento del piano provinciale per i rifiuti (piano che negli obiettivi concreti vuole raggiungere in tutto il trentino l’85% di raccolta differenziata come già sta facendo la Val di Fiemme); chiede al comune di Trento di valutare la proposta di una piattaforma di riciclaggio dei rifiuti urbani indifferenziati alternativa all’inceneritore già presentata dai comuni di Lavis, Mezzocorona, Mezzolombardo e Zambana e promuove metodi alternativi all’incenerimento dei rifiuti, favorendo tecnologie pulite e prodotti riciclabili e riutilizzabili in modo da garantire la protezione dell’ambiente e della salute umana.

Del coordinamento fa parte il gruppo delle Mamme Bionike per un’alternativa all’inceneritore, un gruppo che attraverso Facebook ha mosso i primi passi per coinvolgere genitori preoccupati per la salute e il futuro dei propri figli.

Nel pomeriggio di domenica, durante la fiera di San Giuseppe a Trento, il coordinamento ha promosso una giornata di raccolta firme, allestendo un gazebo informativo in Piazza Italia.

Proponiamo l’intervista a Cecilia e Cristiana, due Mamme Bionike presenti all’iniziativa, che spiegano il perché della contrarietà all’inceneritore e propongono delle alternative possibili, ricordando l'esempio del centro riciclo di Vedelago (Tv), e come mai gli effetti nocivi dell’inceneritore colpiscono soprattutto i bambini.

Per gli audio clicca qui


22.3.10

Marco: riuscita la camminata No Tav


Da NonsoloAcqua

Nonostante il brutto tempo, più di cento persone (bambini, giovani e anziani) hanno partecipato alla passeggiata di domenica organizzata dall'Associazione Marcolina Tutela del Territorio, NO TAV.
Arrivati alla “Lasta dei cavai”, dopo un’oretta di cammino, i manifestanti hanno trovato ad attenderli un’enorme scritta “NO TAV” sulla montagna, realizzata il giorno prima con tessuto bianco, listelli di legno e chiodi. Una scritta ben visibile anche dalla statale.
Nel corso della camminata sono state raccontate la storia e le caratteristiche ecologiche della zona.

18.3.10

Sabato 20 marzo: manifestazione in difesa dell'acqua


Informiamo che si stanno raccogliendo le adesioni per partire dal Trentino in pullman. Per informazioni.

tel. 3289173733 - yabastatrento@gmail.com


Il 20 marzo 2010 è stata convocata a Roma da parte del “Forum Italiano dei movimenti per l'acqua” una manifestazione “Per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, della biodiversità e del clima, per la democrazia partecipativa”.
Il percorso verso la manifestazione è un occasione importante per riaffermare, anche nei nostri territori, la difesa dell'acqua come bene comune. www.acquabenecomune.org


Di seguito l'appello per uno spezzone dal titolo:
"Acqua, terra e beni comuni. Ribellarsi è giusto"

Sabato 20 marzo parteciperemo alla manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell’acqua. Lo faremo con l’obiettivo di bloccare la privatizzazione della gestione del servizio idrico messa in campo con l'approvazione del decreto Ronchi da parte del Governo Berlusconi e per cacciare dai nostri territori le Multinazionali.

Veolia, Hera, Eniacqua, Acea, Acqua Latina, sono l’esempio di come la gestione privata o la finta gestione pubblica attraverso SPA rappresentino la mercificazione di una risorsa fondamentale come l’acqua, per renderla inaccessibile, costosa e insalubre.

* * * *

IL 20 marzo è inoltre un appuntamento importante per ribadire la centralità della difesa di tutti i beni comuni in quest’epoca di crisi.

Le grandi Multinazionali, infatti, ancor di più tentano di arricchirsi attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali - acqua, aria e territorio - oppure attraverso la realizzazione di grandi opere utili per fare profitti ma dannose per le comunità e i territori.

La speculazione immobiliare e la cementificazione, il Business degli inceneritori, la Tav, la costruzione della nuova base Usa al Dal Molin, sono alcuni esempi di come grandi interessi privati puntino a fare rendita a discapito delle nostre città, dei nostri territori, delle nostre vite.

Nel farlo hanno trovato l’appoggio dei governi nazionali di centrodestra e di centrosinistra, che con commissariamenti, deroghe, decreti sui grandi eventi, abuso nell’impiego della protezione civile hanno predisposto un vero “stato di eccezione” che ha spianato la strada a questo scempio.

* * * *

Ma hanno trovato anche l’opposizione determinata delle comunità locali, che hanno realizzato lotte determinate, sperimentato nuovi legami solidali e nuove forme di partecipazione politica.

Dentro le diverse battaglie per i beni comuni è contenuta un’ altra idea di società, di economia.

Una idea che valorizza il “comune”, inteso come ciò che sfugge sia alla speculazione privata che alla burocrazia della proprietà statale, perché contempla i beni a disposizione della cooperazione collettiva, che non hanno prezzo, che producono ricchezza per tutti.

Una idea che crede nella democrazia, ma non come liturgia del momento elettorale, ma come autogoverno delle comunità, discussione e confronto continui alla luce dell’interesse generale.

Una idea locale e globale, come abbiamo dimostrato partecipando alle mobilitazioni di Copenaghen, che parla del superamento della precarietà climatica.

Una idea che giustifica la nostra ribellione.

Per questo saremo in piazza con un grosso striscione con scritto “ Acqua terra e beni comuni. Ribellarsi è giusto”.

www.globalproject.info/it/in_movimento/Acqua-terra-e-beni-comuni-Ribellarsi-e-giusto/4290

14.3.10

Acciaieria: le registrazioni dell'incontro al Palazzetto

Qui sotto trovate la registrazione¹ dell’incontro tra la Provincia e la Popolazione della Valsugana. Al tavolo dei relatori erano seduti:

  • Fabio Berlanda – Direttore dell’APPA
  • Fabio Dalledonne – Sindaco di Borgo Valsugana
  • Lorenzo Dellai – Presidente della Provincia Autonoma di Trento
  • Alberto Pacher – Vice Presidente della PAT e Assessore ai lavori pubblici, ambiente e trasporti
  • Alberto Betta – Direttore della direzione promozione educazione alla salute, Azienda Provinciale per i Serivzi Sanitari, Trento



¹ Per motivi tecnici il filmato è composto da 4 video riuniti in un’unica playlist: alla fine di un filmato viene caricato automaticamente il successivo. Se si desidera passare direttamente al video seguente si può premere in qualsiasi momento il tasto “forward” vicino al tasto “play”.


Per connessioni lente si possono verificare frequenti interruzioni del filmato; per non incorrere in questo noioso inconveniente si consiglia di mettere in pausa la riproduzione per una decina di minuti per permettere al video di caricarsi (buffering del video), dopodichè si può avviare la riproduzione che risulterà così fluida. L’operazione è da ripetersi per ognuno dei 4 video. Questo è dovuto al fatto che il filmato è appositamente stato creato in definizione piuttosto alta per dar modo di leggere i testi della presentazione proiettata nel corso della serata e per avere una buona qualità di visione.

Si ringrazia Marco Garavelli di Trentoattiva per l'ottimo lavoro.

12.3.10

Acciaierie di Borgo: Due interventi sulla serata pubblica con Dellai, Pacher e APPA.

Pubblichiamo le registrazioni della serata pubblica di mercoledì - grazie a Marco Garavelli di Trentoattiva (a breve sarà disponibile un video di qualità superiore - e due lettere che ben sintetizzano la serata al Palazzetto e analizzano la preoccupante situazione politica e ambientale in Valsugana.
Segnaliamo l'interessante dibattito su Facebook:
Sani in un ambiente sano in Valsugana



INCONTRO Acciaieria, a Borgo figuraccia della Provincia.

Sono appena tornato a casa dall’incontro pubblico tra la popolazione valsuganotta e i vertici provinciali. Devo dire che mi ritengo veramente soddisfatto. Non sicuramente per le rassicurazioni (che non ci sono state) dei nostri cari vertici, ma dall’aver percepito la rabbia dei miei concittadini presenti in sala, che non si sono certo fatti abbindolare da vane e vacue rassicurazioni, ma che hanno fatto intendere la loro determinazione nel tenere aperta la questione ambientale in Valsugana.
Per quanto riguarda i “provinciali” presenti sul palco non si può sicuramente dire che abbiano fatto una bella figura. Il buon dirigente dell’Appa Berlanda ha snocciolato un bel po’ di slide, molto belle e variopinte a vedersi, ma che non hanno nascosto la sua totale impreparazione.
Difatti non ci ha messo molto un attento studente universitario a smascherare il trucco che ha usato l’Appa per non far risultare la diossina nei terreni. Probabilmente non si aspettavano che qualcuno notasse una piccola riga nascosta in una slide (del resto l’unica che Berlanda ha saltato molto velocemente!) nella quale si affermava che prima di effettuare i carotaggi i terreni sono stati lavati in superficie. E il bravo studente ha messo il dito nella piaga, chiedendo al dirigente come mai la superficie del terreno è stata lavata se è proprio lì che si trova la diossina?
In quel momento posso solo immaginare cosa sia passato nella mente dei luminari presenti sul palco... per uscire dalla situazione il preparatissimo dirigente non ha potuto che affermare che quelle erano questioni troppo tecniche per entrare nel merito in questa serata!
Complimentoni, per la bella figura. Per non parlare poi del buon Dellai, impegnatissimo per tutta la serata con il suo cellulare fregandosene altamente del minimo di rispetto che dovrebbe portare a tutti quei cittadini presenti in sala preoccupati della loro salute. Pacher non se l’è cavata meglio, con la sua voce tremante ha tentato di sviare, senza del resto riuscirci, con il suo buon politichese le domande piccanti e mirate che gli venivano rivolte...
E il buon Betta? Dopo un monologo di venti minuti senza alcun senso, per quasi tutta la serata è rimasto pressocché muto... forse pensava agli straordinari e all’indennità che mamma Provincia generosamente verserà nelle sue tasche per la serata. E di tutte le domande che i cittadini rivolgevano ai provinciali a pochissime ho sentito fornire risposte concrete o per lo meno qualche tipo di risposta, per la maggior parte la risposta consisteva in una sconcertante scena muta. L’unico presente che si sforzava di rispondere era il sindaco Dalledonne che a quanto pare era l’unico che non aveva niente da nascondere.
Ma la chicca viene alla fine quando i presenti sul palco senza il minimo preavviso e senza nessun discorso di chiusura finale si alzano, girano le spalle a tutta la gente senza lasciare i comitati fare il loro ultimo discorso. L’esponente di questi ultimi si è ritrovato così a parlare con le spalle dei nostri cari provinciali, che non si sono nemmeno presi la briga di voltarsi durante il suo discorso.
Quest’ultimo comportamento da parte loro ha riassunto pienamente lo spirito della serata... ai nostri cari Dellai, Pacher, Betta e Berlanda (aggiungo anche Olivi e Dorigatti ecc...) non interessa un bel niente di questa valle e dei suoi problemi, hanno solo in mente i loro rendiconti, i loro guadagni e alla Valsugana basta come sempre voltare le spalle. Non resta che ringraziarli quindi per aver compattato la valle contro mamma Provincia e rafforzato i comitati cittadini! E come ha saggiamente riassunto in un bell’intervento un pensionato presente in sala... se questi sono i frutti della tanto sbandierata autonomia speriamo veramente che abbia vita breve.

Alessandro Bazzanella

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Lettera di
Marco Rigo medico ISDE

Egregio Assessore
con la comunicazione dei dati sull’inquinamento In Valsugana, abbiamo letto dei giudizi netti e conclusivi sulla questione ambientale fino ad oggi pesantemente alla ribalta sulle cronache trentine. Non è questa la sede per argomentare i particolari tecnici di questa ormai annosa questione, che ha visto arricchirsi sempre più il carnet dei dati via via che passavano le settimane, dati spesso in contraddizione e certamente molto controversi tra loro, si da creare una vera confusione nell’opinione pubblica.
Sono certo che potendo affrontare l’argomento con pacatezza liberi da condizionamenti politici e giudiziari anche lei potrebbe concordare che in situazioni del genere è molto difficile trarre giudizi definitivi e certi vista la complessità delle variabili in campo. Prendo quindi le distanze dalla sua sicurezza sul fatto che i gravi fatti accaduti in Valsugana non abbiano determinato effetti precisi ( tonnellate di materiale tossico a Monte Zaccon, emissioni dell’acciaieria solide liquide e gassose pesantemente fuori norma, bonifiche agrarie palesemente finte e a solo scopo speculativo, il tutto innestato su una valle gravata da traffico pesante da un fondo naturale di per se ricco in metalli potenzialmente pericolosi e da una disposizione orografiche che determina per gran parte dell’anno la stagnazione dell’aria).
Sorge subito spontanea la domanda alla luce delle sue affermazioni come mai l’acciaieria sia ancora sotto sequestro e con sentenza anche del tribunale del riesame. Utile è ricordare che nel procedimento penale in corso sono indagati anche alcuni funzionari dell’Appa, lo stesso Ente al quale si attribuisce il compito oggi di svelare le eventuali criticità del territorio dovute a mancati o inadeguati controlli ambientali oltre che a scelte politiche inadeguate e miopi .
Dopo le trionfalistiche e a mio parere un po’ premature dichiarazioni di assoluta inconsistenza di un problema di salute pubblica, nonostante i disastri ambientali noti, invita i medici dell’ambiente (così ormai ci hanno etichettato) a fare autocritica; su questo vorrei soffermarmi chiedendo esattamente su cosa nel nostro documento presentato pubblicamente dovremmo fare autocritica.
In questo momento alla luce dei dati presentati non mi sentirei di smentire una virgola di quanto sottoscritto da cinquanta colleghi al termine di un ponderato studio durato mesi. L’invito poi a fare dell’autocritica mi viene spontaneo rimandarlo al mittente, non ricordando affatto che Lei abbia ritenuto opportuno la benché minima autocritica allorchè è stata posta in evidenza la clamorosa autorizzazione in vigore fino al 2009 ad emettere valori di diossina in quantità 1000 volte maggiori dei limiti previsti dalle BAT europee, limite che Lei ha più volte tentato di giustificare senza riuscirci riferendolo ad una legge che essa stessa ammetteva di non essere applicabile là dove fosse necessaria un’autorizzazione ambientale.
Nessuna autocritica ricordiamo di aver sentito quando la gente della Valsugana si è resa conto che l’Appa non solo non controllava ma quando lo faceva non trovava niente tanto che l’indagine in corso è stata possibile mediante l’intervento di organi extraprovinciali. Invece che criticare gli allarmismi ingiustificati (secondo il suo punto di vista) potrebbe sforzarsi di capire perché la gente in Valsugana ha paura e non crede più a nessuno.
Ad avvalorare questa sfiducia e questi timori vi sono innumerevoli espressioni rassicuranti da parte delle istituzioni preposte, che stridevano con quanto percepito quotidianamente dalla popolazione borghigiana, rassicurazioni che sono culminate con un fenomeno paradossale ovvero che i dati forniti alla procura tramite il corpo forestale dello stato sono stati raccolti dalla stessa Appa e hanno determinato l’inchiesta in corso e l’allarme per l’inquinamento ambientale, la stessa Appa esegue campionamenti in forma autonoma qualche mese dopo nei stessi luoghi e i risultati sono capovolti (non c’erano in questo caso ufficiali di polizia giudiziaria a sorvegliare tutte le fasi dei campionamenti).
Ecco perché anche nel caso dei suoi ultimi annunci che per l’ennesima volta negano ogni problema e riconducono tutto ai “soliti limiti di legge” non ci trova particolarmente ne sorpresi ne rincuorati ma semplicemente consapevoli che se vogliamo la verità dovremo contare pressoché solo su noi stessi.

10.3.10

Verso la manifestazione del 20 marzo: resoconto del convegno del comitato Acqua Bene Comune


“Carissimi, pace e bene!

Grazie per l’invito di venire a Trento, ma sono troppo preso su Napoli. Sono stato oggi con il professor Lucarelli, che vi porterà i miei più vivi saluti: è un uomo di grande valore e vi aiuterà a capire meglio il problema acqua in vista del referendum.

Sono così contento che dall’incontro dello scorso dicembre sia nato un bel movimento in città. Grazie per il vostro impegno. Ricordatevi che sull’acqua ci giochiamo tutto! Questa volta non possiamo perdere. Quindi organizzatevi non solo su Trento, ma con un coordinamento trentino per vincere sull’acqua pubblica. Un referendum (per la prima volta nella storia!) gestito dalla società civile, dalla cittadinanza attiva! Se vinciamo sarà una vittoria politica formidabile: in pieno neoliberismo e trionfo del mercato, il popolo italiano si schiera per l’acqua pubblica!

L’acqua è vita. Diamoci da fare perché vinca la vita!”

Con le sentite parole di Padre Alex Zanotelli si è aperto il primo incontro organizzato dal Comitato trentino Acqua Bene Comune, sabato scorso a Trento.

Ospiti dell’incontro – dal significativo titolo “Acqua in borsa: risorse idriche in mano al mercato. La situazione in Trentino” – il professor Alberto Lucarelli, ordinario di diritto all’Università di Napoli, e Severo Lutrario del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Nonostante la bella giornata, oltre un centinaio di cittadini trentini hanno rinunciato a sci e passeggiate, per partecipare ad un impegnativo pomeriggio incentrato sulla situazione dei rubinetti d’Italia dopo lo sdoganamento del Decreto Ronchi il novembre scorso, e la conseguente apertura obbligata al mercato delle gestioni pubbliche; quali possano essere i passi della società civile e delle istituzioni per impedire un processo che oltre ad essere rifiutato eticamente, è – lo dimostrano i dati degli ultimi dieci anni – deleterio a livello di efficienza ed economicità; quale siano gli orizzonti possibili anche nella nostra Provincia.

Alberto Lucarelli ha illustrato attraverso una compita dissertazione giuridica, quali siano gli spazi di manovra che permette l’articolo 23 bis, anche in vista del prossimo referendum sull’acqua pubblica (la cui raccolta firme è prevista a livello nazionale, a partire da aprile), ed ha sottolineato come anche la Corte dei Conti abbia recentemente ribadito il fallimento delle privatizzazioni idriche in Italia. Ma soprattutto, Lucarelli ha disegnato un panorama importante, da svilupparsi proprio in Trentino: “Questa battaglia è un lotta per la democrazia, ed una grande dimostrazione di civiltà – ha detto – e la vostra Provincia proprio in virtù dell’autonomia che gode, potrà delinearsi come un laboratorio a cui tutto il Paese potrà guardare. Ma si deve mettere in gioco. L’acqua è un elemento di un circuito più ampio di depauperamento della democrazia, a cui stiamo assistendo da troppo tempo. Ora è il momento di dire basta”.

Severo Lutrario ha portato la sua testimonianza di sette anni di lotta, nel frosinate, contro le ingerenze della municipalizzata locale, Acea - società mista simile alla nostra Dolomiti Energia, ora Dolomiti Reti – ora privatizzata al 70% in virtù dell’applicazione del Decreto 135/09. Esperienza apprezzata dai comitati locali, intervenuti all’incontro, in particolare quelli dell’Alto Garda, fra i primi in Trentino ad organizzarsi in difesa dell’acqua bene comune.

Il Comitato trentino con una serie di slides, ha illustrato le varie gestioni idriche sul territorio, le differenze tariffarie, le prospettive future, avanzando 3 concrete proposte:
  • Una campagna informativa per chiedere la estrapolazione dei comuni trentini gestiti in modo privatistico o semiprivatistico, da Dolomiti Energia.
  • La creazione di un coordinamento degli Enti Locali trentini in difesa dell’acqua bene comune.
  • Appoggio a quei comuni che gestiscono in maniera diretta le risorse idriche.
  • Dichiarazione della Provincia di Trento e dei Comuni trentini che i servizi idrici sono privi di interesse economico ed esclusi da profitti di mercato
  • Potenziamento ed estensione delle gestioni dirette comunali anche in forma di Azienda consortile
  • Rinuncia rapida ai servizi idrici gestiti da SpA miste o pubbliche
  • Appoggio ai Comuni che resistono alle spinte per la privatizzazione
  • Revisione urgente delle regole sugli usi (concessioni sovradimensionate, no a nuovi impieghi idroelettrici, deflusso minimo effettivo nei corsi d’acqua, quantità e canoni per le acque minerali)
  • Quota base gratuita di consumo e mobilitazione popolare sui diritti per l’acqua
In sostanza, si chiede di uscire dalla dicotomia pubblico privato, per andare verso una gestione sociale e partecipata dell’acqua e dei beni comuni.

L’incontro di sabato è stato una dimostrazione della sete – davvero – di informazioni che ha la gente comune, e della voglia di mettersi in gioco anche in prima persona per aiutare, ostacolare, o spingere le proprie istituzioni, verso la difesa dell’acqua di tutti, senza se e senza ma.

L’augurio di Zanotelli, uno dei simboli forti del movimento per l’acqua pubblica italiano, è legato a doppia corda all’esortazione alla determinazione e la tenacia.

Sabato scorso è stato il primo passo, occasione anche per ribadire la partecipazione alla manifestazione nazionale in difesa dell’acqua del prossimo 20 marzo a Roma.

- Informazioni per partecipare alla manifestazione dal Trentino : tel. 3289173733 - yabastatrento@gmail.com

Foto del convegno [ 1 ] [ 2 ] [ 3 ] [ 4 ]

Guarda on line gli interventi del convegno: http://www.livestream.com/nonsoloacqua

Nasce contro l'inceneritore il Coordinamento Trentino pulito


LAVIS - L'obiettivo è ambizioso: raccogliere, anticipa Ottorino Pilati , almeno 15 mila firme, per dire «No», un grande, corale no, all'inceneritore progettato ad Ischia Podetti

Pilati è il presidente del neonato «Coordinamento Trentino Pulito», sede provvisoria a Zambana, quella futura a Lavis, raggio d'azione l'intero territorio provinciale. Perché la questione inceneritore, osservano i promotori, è questione di rilevanza provinciale. Anche se i territori più esposti sono quelli a nord di Trento, e non a caso sono stati i Comuni di Mezzocorona e Lavis a farsi promotori del ricorso al Tar avverso l'inceneritore, battaglia legare ora sostenuta anche dal Centro Riciclo Vedelato. «Ma pure noi» spiega Pilati, storico imprenditore agricolo di Zambana «stiamo valutando di supportare, ad adjuvandum , il ricorso dei due Comuni». Però Pilati chiarisce subito: «Trentino Pulito è apolitico, e non vogliamo che la battaglia contro la costruzione dell'impianto di incenerimento dei rifiuti, che è la nostra missione, sia strumentalizzata da chicchessia».
Nella cartolina di adesione hanno scritto: «Io cittadino voglio partecipare in modo costruttivo alla gestione dei rifiuti in Trentino e lasciare un ambiente pulito alle generazioni future. Bruciare un rifiuto significa sempre generare sostanze tossiche, indipendentemente dalle tecnologie adottate, mentre differenziare un rifiuto vuol dire trasformarlo in materia prima utilizzabile».
Fioccano le adesioni: 400 firme in calce alla cartolina, un altro migliaio per l'appello che fissa i quattro obiettivi di «Trentino Pulito»: impedire la realizzazione dell'inceneritore in Provincia di Trento; promuovere il quarto aggiornamento del piano provinciale dei rifiuti; chiedere al Comune di Trento di valutare la proposta di una piattaforma di riciclaggio dei rifiuti urbani indifferenziati alternativa all'inceneritore presentata dai Comuni di Lavis, Mezzocorona, Mezzolombardo e Zambana; infine, promuovere metodi alternativi all'incenerimento dei rifiuti, favorendo le tecnologie pulite e i prodotti riciclabili e riutilizzabili «in modo da garantire un livello elevato di protezione dell'ambiente e della salute umana». «Trentino Pulito» s'è costituito in comitato, ha aperto una partita Iva e avviato l'operatività, nominando un direttivo. All'assemblea costitutiva, presso la sede Acli di Lavis, erano poco meno di duecento. «Ci telefonano anche dal Primiero per aderire, oltre che dalla Valsugana, dalla Valle dei Laghi e dalla Val di Non» dice Pilati.
Aderiscono singoli cittadini, chiedono di aderire anche i Comuni. «Possono aderire, per statuto, anche enti, associazione, associazioni di categoria, persone giuridico che condividino le finalità di "Trentino Pulito", ma intanto al Comune di Mezzocorona abbiamo detto no: non ora, in campagna elettorale. L'ho detto in assemblea: non ce l'abbiamo né con Dellai né con il sindaco di Trento, Andreatta. L'ho detto e lo ripeto: se ritirano il progetto di inceneritore, avranno tutto il nostro sostegno». E le cantine sociali: «Per ora dicono "ni"...». La convinzione: che una vasta mobilitazione popolare, accanto alla via giudiziaria, possa ancora stoppare l'inceneritore.
Il prossimo 8 aprile, a Zambana (sala palestra, ore 20.30), la prima uscita pubblica: una serata cui sono stati invitati l'assessore provinciale all'ambiente Alberto Pacher, il sindaco di Trento, l'assessore di Lavis Lorenzo Lorenzoni, il sindaco di Zambana Michele Moser, oltre a tecnici ed esperti in materia di rifiuti.

Do. S.
Fonte: l'Adige del 10.03.2010

9.3.10

Val d'Adige: mele insostenibili

Fonte: www.ruralpini.it/Inforegioni08.03.10.htm

(08.03.10) Val di Non e Val d'Adige costituiscono una realtà di esasperata monocoltura chimica della mela. E vogliono produrre sempre di più per 'conquistare i mercati emergenti'

Val d'Adige: mele insostenibili

Luigi Mariotti (WWF Bolzano)

l’Alto Adige viene definito una provincia all’avanguardia nella tutela dell’ambiente. Anche i prodotti dell’agricoltura, contrassegnati dal marchio 'Alto Adige-Südtirol', vengono presentati ai consumatori come ottenuti con metodi di coltura naturali, nel rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori. Purtroppo, nel caso della coltivazione delle mele, la realtà dell’agricoltura altoatesina è ben diversa. Dietro alle campagne promozionali per la vendita di mele altoatesine (la più conosciuta è quella delle mele Marlene), si cela un’agricoltura industriale che ha costi ambientali altissimi. Nella valle dell’Adige, su circa 18.000 ettari, si producono ormai più di 1.000.000 di tonnellate di mele all’anno, pari quasi alla metà della produzione italiana e al 10% di quella europea. Circa la metà delle mele del Sudtirolo viene esportata in Germania, in Inghilterra e nei Paesi Scandinavi. Recentemente le maggiori cooperative frutticole altoatesine e del vicino Trentino (Consorzio Melinda) hanno costituito un unico consorzio per la commercializzazione internazionale delle mele del Trentino e dell’Alto Adige, con lo scopo di esportare ulteriori quantità di mele negli Stati Uniti, in Russia e in Oriente.

L’elevata produzione frutticola avviene in un sistema di monocoltura intensiva che fa largo uso di sostanze chimiche. L’Alto Adige-Südtirol ha infatti un altro primato, quello della maggiore quantità di prodotti fitosanitari impiegati in agricoltura: 58,81 kg di fitofarmaci per ettaro di superficie trattabile (dal 6° Rapporto sullo stato dell’Ambiente della Provincia di Trento), oltre sei volte la media nazionale (9,14 kg/ettaro).

Gli effetti negativi di questo modello produttivo sull’ambiente sono la perdita di biodiversità dovuta allo sfruttamento intensivo del territorio, la dispersione di agrofarmaci nell’ambiente, la scomparsa delle varietà di frutta originarie, il degrado e la monotonia del paesaggio agricolo, l’elevato consumo energetico per la produzione di fitofarmaci e di concimi chimici necessari alla monocoltura del melo, il consumo di energie non rinnovabili (petrolio) e le emissioni inquinanti e di gas serra dovute al trasporto, per lunghissime distanze, delle migliaia di tonnellate di mele prodotte nella valle dell’Adige.

Le conseguenze della melicoltura altoatesina vengono più dettagliatamente descritte nel rapporto WWF 'Una coltivazione di mele insostenibile', inviato in allegato alla presente lettera per rendere gli agricoltori, gli amministratori, ma soprattutto i consumatori, più consapevoli degli effetti negativi dell’agricoltura industriale del Sudtirolo.

«In Trentino l’acqua è già stata privatizzata»


Lucarelli: «Ma la Provincia poteva opporsi»

Di Francesca Caprini

Questo pomeriggio alle 15, nella Sala di rappresentanza del Palazzo della Regione in oiazza Dante a Trento, si terrà la conferenza «Acqua in Borsa: Servizi idrici in mano al mercato. La situazione in Trentino». «Un convegno, un incontro fra cittadini consapevoli, un dibattito», si rileva nel comunicato del Comitato trentino Acqua bene Comune, che ne è l'organizzatore. Sicuramente una buona occasione per fare il punto sugli scenari possibili in tema di acqua nella nostra provincia, con la privatizzazione che incombe in ogni angolo del Belpaese.
I relatori sono d'eccezione: Severo Lutrario, del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, ed Alberto Lucarelli, ordinario di diritto presso l'Università Federico II di Napoli. Già componente della «Commissione Rodotà», dell'Osservatorio sul diritto per l'acqua, della struttura di coordinamento delle Regioni commissariate per i rifiuti, Lucarelli è soprattutto uno dei massimi esperti di beni comuni e democrazia partecipata che abbiamo in Italia. E proprio per questo, è stato scelto per il non facile compito di redigere i quesiti del referendum sull'acqua pubblica, la cui campagna nazionale partirà ai primi di aprile. L'approvazione a novembre del decreto Ronchi, il Dl 135/09 che obbliga la cessione entro il 2011 ai privati delle gestioni delle risorse idriche sul territorio nazionale relegando lo Stato al 30%, ha spinto centinaia di Comuni (anche trentini) e Province ad inserire nel proprio statuto la dicitura «acqua a non rilevanza economica». Sei Regioni hanno impugnato l'articolo 15 del decreto davanti alla Corte Costituzionale.
Il 10 dicembre scorso, durante la conferenza «La Rivoluzione dell'Acqua» con il sindacalista boliviano Oscar Olivera e padre Alex Zanotelli, il pubblico si chiedeva che sarebbe successo in Trentino dopo l'approvazione del Decreto Ronchi: «La legge nazionale arriverà a privatizzare anche la nostra acqua?», si domandava la gente. «L'acqua, in Trentino è già privatizzata - precisano quelli del Comitato Acqua Bene Comune -. Dolomiti Reti è al 60% pubblica, ma per il 40% privata, con società come la bresciana A2A che sono in Borsa. La nostra acqua è destinata a subire le fluttuazioni del mercato. Di fatto, è già una merce».
Un panorama preoccupante, a giudizio di Lucarelli: «Le Province di Trento e Bolzano avrebbero la possibilità di bloccare l'iniziativa nazionale grazie alla potestà legislativa che gli fornisce lo Statuto di autonomia speciale - ci spiega -. La Puglia ha approvato una legge regionale che disattende il "Ronchi" e dichiara il servizio idrico integrato privo di rilevanza economica. La Provincia potrebbe sollevare un conflitto di attribuzioni, attaccando gli atti amministrativi ai sensi dell'articolo 134 della Costituzione, oppure avrebbe potuto impugnare l'articolo 15. Ma ad oggi i termini sono scaduti».
Che non sia stato impugnato l'articolo 15 ha un significato?
«Potrebbe significare che non c'è volontà politica».
Ammettiamo che sia così: che scenario si prospetterebbe in Trentino riguardo alle gestioni idriche? «L'applicazione del decreto Ronchi e la conseguente dismissione del capitale pubblico al 30%. Oppure una scelta completamente privatistica, cioè che il pubblico si ritiri del tutto. O, terza ipotesi, l'affidamento del servizio ad una società a capitale interamente pubblico il servizio, però con requisiti che andrebbe vagliati dell'antitrust».
Lo scenario nazionale, con gli enti locali che vanno da una parte, il governo centrale dall'altra, parla di una spaccatura?
«Al contrario: stiamo assistendo alla ricompattazione di una dimensione sociale a livello nazionale. Attorno all'acqua si sta creando una grande battaglia di partecipazione democratica». Per il prossimo referendum per l'acqua pubblica - la cui raccolta firme partirà ad aprile - c'è aspettativa, ma anche dubbi. «Al di là degli effetti pratici, è una battaglia di civiltà. Mentre in passato c'è stato un uso distorto del referendum, i tre quesiti che andremo a proporre per chiedere che l'acqua torni ad essere pubblica e sotto un controllo sociale, sono chiari e non strumentalizzabili».
Questo pomeriggio verranno raccolte anche le adesioni alla manifestazione nazionale per l'acqua, in programma il prossimo 20 marzo a Roma.

Centrale sul torrente Bedù: "Un danno per l'ambiente"

Fonte: l'Adige del 9 marzo 2010

Non si farà la centralina sul torrente Bedù di Villa, in Val di San Valentino, come chiesto dalla società «Idro Rendena»


VILLA RENDENA - Non si farà la centralina sul torrente Bedù di Villa, in Val di San Valentino, come chiesto dalla società «Idro Rendena». La domanda per ottenere la concessione di derivazione d'acqua a scopo idroelettrico, depositata il 16 ottobre 2008 presso il Servizio utilizzazione delle acque pubbliche, non potrà essere accolta, alla luce della delibera adottata venerdì scorso dalla giunta provinciale, su proposta dell'assessore all'ambiente Alberto Pacher . Al termine di una lunga istruttoria, acquisiti tutti i pareri prescritti, la giunta ha infatti deliberato che pur «non sussistendo prevalenti interessi pubblici ad un diverso uso dell'acqua rispetto a quello idroelettrico», «sussiste un prevalente interesse ambientale incompatibile con la derivazione dal rio Bedù di San Valentino presentata dalla società Idro Rendena srl». Alla netta bocciatura sul fronte ambientale e paesaggistico del progetto, si aggiungono altri rilievi, tra cui «la necessità di prevedere una riserva d'acqua pari ad un massimo di 54 l/s ad uso irriguo come chiesto da Consorzio di miglioramento fondiario di Javré e Villa Rendena» e, non da ultimo, le contrarierà manifestate in merito allo sfruttamento privato ad uso idroelettrico del rio Bedù di San Valentino dagli enti territoriali interessati e dall'Associazione Pescatori Alto Sarca. Il primo a dire di no era stato il Comune di Villa Rendena, che con nota del 30 marzo 2009 aveva comunicato al Servizio utilizzazione delle acque pubbliche la netta contrarietà delle amministrazioni locali interessate, facendosi portavoce anche dei Comuni di Vigo Rendena e Darè, nonché delle amministrazioni separate Usi civici di Javré e Villa Rendena. Contrarietà confermata anche in una nota successiva, datata 25 novembre 2009, sempre del Comune di Villa Rendena, anche a nome dei Comuni di Vigo Rendena e Darè e delle Asuc di Javrè e Villa Rendena nonché dell'Associazione Pescatori Alto Sarca. La questione era stata affrontata anche in consiglio provinciale, sulla base di un'interrogazione presentata dal Verde, Roberto Bombarda , che chiedeva la sospensione dell'iter autorizzativo dell'opera «per evidenti danni ambientali». Bombarda aveva anche sostenuto, in quell'occasione, che «occorrerebbe fermare ogni ulteriore ipotesi di sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico che non sia promosso dall'ente pubblico». La Idro Rendena srl è una società con sede a Trento, nata da un gruppo di aziende e imprenditori trentini con l'obiettivo di realizzare la centralina idroelettrica sul rio Bedù, attraverso «un impianto modesto nelle dimensioni e di bassissimo impatto sotto il profilo idrologico e ambientale». Diverso il parere del Servizio urbanistica e tutela del paesaggio che scrive: «L'area interessata possiede requisiti di integrità, diversità e qualità visive di grande rilievo e rara bellezza; inoltre la capacità dei luoghi di assorbire opere di infrastrutturazione senza subire alterazioni significative della qualità complessiva è nulla. La sottrazione di acqua dai corpi idrici, la realizzazione di opere di presa, lo scavo e la posa di condotte e la realizzazione della centrale nel fondovalle sono alterazioni di grande impatto ambientale e paesaggistico che contrastano con l'interesse turistico dell'area». Il corso d'acqua, fluente dal Parco Adamello Brenta, è per ora al riparo dallo sfruttamento idroelettrico, almeno da parte di privati.

6.3.10

Sabato 6 marzo: Acqua in borsa! La situazione in Trentino

Sabato 6 marzo 2010 ore 15.00

Sala di rappresentanza del consiglio regionale, piazza Dante - Trento

Acqua in borsa!
Servizi idrici in mano al mercato.
La situazione in Trentino.

Ne parliamo con il Comitato Trentino Acqua Bene Comune

Interverranno:

- Alberto Lucarelli, Ordinario di Diritto Pubblico presso l' Università di Napoli Federico II

- Severo Lutrario, Forum italiano dei movimenti per l'acqua

Coordina e introduce Francesca Caprini, Comitato Trentino Acqua Bene Comune

Nel seconda parte del convegno sono invitati ad intervenire Sindaci, amministratori, rappresentanti di associazioni ed enti locali che negli anni si sono impegnati nella salvaguardia dell'acqua come bene comune e della sua gestione pubblica.

Il Parlamento ha appena approvato norme per la privatizzazione definitiva dei servizi idrici in Italia. Ci aspettano tariffe più alte, meno investimenti, più licenziamenti, ma alti profitti per i gestori. Il Trentino, a suo modo e in silenzio, partecipa a questo processo.



Verso la manifestazione del 20 marzo 2010 - convocata a Roma da parte del “Forum Italiano dei movimenti per l'acqua” - “Per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, della biodiversità e del clima, per la democrazia partecipativa”.
info: 3289173733 - yabastatrento@gmail.com

5.3.10

Comunicato stampa del convegno "Acqua in borsa"

Il 6 marzo a Trento c’è “Acqua in borsa! Servizi idrici in mano al mercato. La situazione in Trentino”: un convegno, un incontro fra cittadini consapevoli, un dibattito, le proposte.

Saranno ospiti Alberto Lucarelli, ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Napoli Federico II, e Severo Lutrario, del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Si parlerà della situazione delle gestioni idriche a livello nazionale e si cercherà di fare chiarezza su quella in Trentino. Si parlerà inoltre delle iniziative in Italia e in Trentino contro la privatizzazione della gestione dell’acqua e anche della manifestazione nazionale per l’acqua pubblica in programma il 20 marzo a Roma.

Alle ore 15.00 presso la Sala di Rappresentanza del Consiglio regionale, in Piazza Dante a Trento. Organizza il Comitato Acqua bene Comune di Trento.

Il 18 novembre 2009 il Governo privatizza, attraverso l’approvazione del decreto Ronchi, la gestione dell’acqua in Italia. I territori, gli enti locali, le associazioni, i movimenti, la gente comune, esprimono il proprio netto rifiuto alla mercificazione dell’acqua e all’umiliazione del volere popolare.

Un rifiuto che diventa azione anche attraverso gli enti locali: cinque regioni impugnano il decreto Ronchi di fronte alla corte costituzionale in nome della violazione delle proprie prerogative costituzionali esclusive e contro la svendita del patrimonio pubblico. A migliaia i comuni e le province italiani che inseriscono nel proprio statuto la dicitura “acqua a non rilevanza economica”.

Esperienze che dimostrano come l’affermazione del diritto all’acqua, quale diritto fondamentale della persona, possa e debba partire da iniziative locali, fortemente partecipate, che vedano attori e promotori i Comuni, anche in relazione al ruolo loro affidato dalla Costituzione, e la cittadinanza, in virtù del controllo sociale che ha diritto e dovere di svolgere.

Anche in Trentino i segni di una forte indignazione appaiono chiari. Il 10 dicembre durante la conferenza “La Rivoluzione dell’Acqua” – ospiti fra gli altri il sindacalista boliviano Oscar Olivera e Padre Alex Zanotelli – una parte dei cittadini presenti in sala al teatro San Marco, decide di incontrarsi di nuovo e di iniziare un percorso autonomo di incontri ed autoinformazione sulla questione acqua nella Provincia Autonoma di Trento.

Un percorso arricchente - umanamente e politicamente - che settimana dopo settimana ha permesso a molti cittadini di trovarsi, di scambiare informazioni ed opinioni, di mettere a fuoco esigenze e perplessità. Così è nato il Comitato Acqua Bene Comune del Trentino, una piattaforma orizzontale che riunisce cittadini, associazioni e sindacati trentini, in difesa dell’acqua pubblica.

Sabato prossimo alle ore 15.00 presso la Sala di Rappresentanza del Consiglio Regionale, in Piazza Dante a Trento, il Comitato Acqua Bene Comune del Trentino propone una conferenza per parlare di acqua bene comune, come patrimonio degli uomini e dell’ambiente, come risorsa da gestire attraverso il controllo sociale. Ma soprattutto, per avanzare concrete proposte per evitare che anche il Trentino – dove la privatizzazione dell’acqua è di fatto già in atto – si operi il saccheggio indiscriminato dei beni comuni, nel silenzio generale.

Con la partecipazione di Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto presso l’Università Federico II di Napoli, già membro della “Commissione Rodotà” istituita presso il Ministero di Giustizia per la riforma degli articoli del codice civile relativi alla proprietà pubblica e componente dell’Osservatorio sul diritto per l’acqua, istituto presso il Ministero dell’Ambiente, e uno dei massimi esperti italiani in tema di beni comuni e democrazia partecipativa e che per il Forum dell’Acqua si è occupato della stesura dei quesiti referendari abrogativi degli articoli che impongono la privatizzazione dei servizi idrici, e che verranno proposti a livello nazionale, dal prossimo aprile, e Severo Lutrario per il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che parlerà dell’esperienza della privatizzazione di Acea, azienda municipalizzata per i servizi idrici di Roma. Nonché la partecipazione di sindaci, associazioni ed enti locali trentini.

Comitato Acqua Bene Comune Trentino

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ROMA 20 MARZO 2010

MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN DIFESA DELL'ACQUA

Partenza da Trento e Rovereto in pullman

Per prenotazioni

tel. 3289173733 - yabastatrento@gmail.com

tel. 3487467493 - yakufran@gmail.com

Il 20 marzo 2010 è stata convocata a Roma da parte del “Forum Italiano dei movimenti per l'acqua” una manifestazione “Per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, della biodiversità e del clima, per la democrazia partecipativa”.

Il percorso verso la manifestazione è un occasione importante per riaffermare, anche nei nostri territori, la difesa dell'acqua come bene comune.