21.6.08

Officina Ambiente rilancia il documento per dire NO all'ampliamento delle aree sciabili in Trentino

PER UNA RINUNCIA DEFINITIVA AGLI INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DELLE AREE SCIABILI NELLA PROVINCIA DI TRENTO

Di fronte ai segnali evidenti di una costante stagnazione, se non di declino, dell’industria del turismo invernale basato sulla monocultura dello sci nel versante Sud delle Alpi, la Provincia di Trento continua inspiegabilmente a sostenere nel proprio territorio un modello di sviluppo ormai insostenibile e un settore economico capace di proporre soltanto l’incremento della propria offerta.
Non c’è in Trentino la volontà politica di riflettere sui cambiamenti climatici in corso, sulla costante diminuzione dei ricavi di impianti di risalita e strutture ricettive, sui costi crescenti delle aree sciabili in termini di risorse ambientali consumate e finanziamenti pubblici assorbiti per sopravvivere. Di questa mancanza sono prova i continui stanziamenti di Trentino Sviluppo (centinaia di milioni di Euro e 75,7 solo nel triennio 2008/2010) per la realizzazione di nuove infrastrutture di risalita, in qualche caso anche in aperto conflitto con la volontà delle popolazioni locali. E altro spreco di risorse pubbliche si annuncia con le recenti ipotesi che la Provincia acquisti gli impianti in difficoltà lasciandone ai privati la sola gestione.
Il sistema trentino dello sci dovrebbe essere guidato in un processo di riconversione già di per sé difficile e non lasciato ad insistere su meccanismi destinati a una crisi che potrebbe conoscere accelerazioni repentine.
In attesa dell’avvio urgente di un confronto ampio e pubblico su tutte le questioni aperte del turismo invernale in Trentino è comunque necessario che in Provincia di Trento siano decisi con effetto immediato e definitivo:
  • il blocco degli interventi di realizzazione di nuove piste da sci e di ampliamento delle piste da sci esistenti;
  • il blocco dei progetti per la realizzazione di nuovi impianti di risalita e per il potenziamento degli impianti di risalita esistenti;
  • il blocco della realizzazione o del potenziamento degli impianti per l’innevamento artificiale, compresi i bacini dedicati di raccolta delle acque;
  • la revisione critica dell’assenso a tutti gli interventi di infrastrutturazione apparentemente rivolti all’incremento della mobilità alternativa ma sostanzialmente finalizzati al servizio di aree sciabili;
  • l’estensione dei blocchi a tutti gli interventi approvati e finanziati, anche se in corso di esecuzione;
  • l’inserimento delle direttive appena indicate in una variante immediata dei documenti finali del PUP adottato con DGP n. 1959/2007 lo scorso 8 maggio 2008 e nei piani territoriali subordinati.

Ignorando queste richieste la Provincia si assumerebbe la responsabilità di procedere ciecamente su un percorso senza vie d’uscita.

E con queste stesse richieste vogliamo aprire da oggi in Trentino - con tutti quelli che ne condividono gli obiettivi - una vertenza i cui punti di forza sono la consapevolezza e l’opposizione crescenti nelle popolazioni dei territori che cominciano a subire il degrado ambientale e socio-economico indotto dalla monocultura dello sci alpino nelle aree investite da nuove proposte di "sviluppo" del settore.
A tutti i Comitati e i Gruppi che sul territorio del Trentino si battono contro la crescita senza limiti delle aree sciabili domandiamo un'adesione a queste richieste.

Officina Ambiente - TRENTO, 10.5.2008


Pochi dati esemplificativi per capire come l'esercizio delle aree sciabili in Trentino (e non solo) sprechi grandi quantità di risorse naturali ed energetiche (senza pagarne interamente i costi e addossandoli in gran parte alla collettività) e non sia neppure economicamente in pareggio.

UN MODELLO ECONOMICO DI SETTORE IN COSTANTE DECLINO

Lo stato di «maturità» dell'offerta sciistica nella montagna invernale è ormai riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori e confermato da una stagnazione della domanda che, pur oggetto di variazioni congiunturali legate ai cicli economici, alle condizioni climatiche e alla crisi della risorsa neve, indica chiaramente le tendenze del mercato.
Molte sono le ragioni di tale stagnazione:
  • la forte intercambiabilità tra modi di fruizione della montagna produce una competitività crescente fra le località di sport invernali e rende marginali quelle meno capaci di offrire caroselli molto estesi a quote elevate;
  • questa condizione è aggravata anche dalla concorrenza tra tipologie di vacanze differenti, con i soggiorni esotici e nelle città d'arte (più accessibili grazie alla diffusione dei voli low cost) che sostituiscono le settimane bianche [1];
  • con l’«effetto Tomba e Compagnoni» lo sci era diventato il prodotto trainante del turismo alpino nazionale, generando effetti di imitazione soprattutto tra i giovani, ma la diminuzione di quei successi, dell’interesse mediatico e quindi degli sciatori ha messo a dura prova il settore con un calo del 24% dal 1997 al 2004;
  • è in continuo aumento il numero dei turisti (48% del totale) che frequentano località alpine pur non praticando gli sport invernali tradizionali [2].
Ma non si tratta di un problema circoscritto all’Italia o al continente europeo. Negli Stati Uniti nell’ultimo ventennio il numero di stazioni sciistiche si è ridotto da circa 800 a meno di 500, con un decremento attorno al 40%. A livello globale la diminuzione delle vendite di sci negli anni 1990 è di circa il 30%.

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Molte stazioni sciistiche alpine sono in pericolo a causa del cambiamento climatico. Secondo recenti analisi in futuro tra il 37% e il 56% delle stazioni sciistiche alpine potrebbe avere un innevamento talmente scarso da allontanare i turisti.
Uno studio del WWF
[3] ha esaminato l’andamento delle precipitazioni nevose nel periodo 1982-2003 in 35 stazioni sciistiche italiane. Il trend dominante : il decremento dei contributi nevosi negli ultimi decenni, con poche eccezioni, ha colpito l’intero settore meridionale delle Alpi, senza particolari distinzioni geografiche; il valore riscontrato di una diminuzione media del 18,7% è un ordine di grandezza indicativo per larga parte di questo settore tra i 1000 e i 2500 metri di quota, fascia entro cui si trova la maggior parte delle stazioni sciistiche invernali.
Lo stesso studio contiene anche un’analisi specifica dell’andamento delle precipitazioni nevose in provincia di Trento, limitata all’ultimo venticinquennio e permette di rilevare fenomeni analoghi. In particolare, le sette stazioni trentine selezionate per l'indagine registrano forte diminuzione dei contributi nevosi a partire dal 1986/87 nel settore occidentale della provincia (stazioni di Pejo, Rabbi e Pinzolo) e dal 1987/88 in quello orientale. Il confronto tra i decenni 1982-92 e 1993-2003 restituisce un valore di decremento della nevosità notevolissimo, pari al 26,6% (ma con picchi superiori al 34%) nelle stazioni di Pinzolo (1530 m) e Rabbi (1310 m); ed un trend undecennale ancora più sfavorevole per le stazioni di bassa quota, confermato dal dato -29,2%, relativo a Passo Sommo (1360 m). Strettamente connessi a queste dinamiche risultano i trend di riduzione degli spessori massimi di neve al suolo registrati ogni anno: la contrazione misurata appare anche in questo caso gravare maggiormente sulle località di bassa quota. Il costante rialzo delle temperature, particolarmente evidente nell’ultimo trentennio, è la causa principale di questa tendenza.

INNEVAMENTO ARTIFICIALE

Lo sviluppo di aree sciabili a quote basse con insostenibili condizioni nivometerologiche e la carenza media di neve su tutto l’arco alpino dalla metà degli anni 1980 hanno messo in crisi il sistema economico di intere vallate ormai totalmente dipendenti dalla monocultura dello sci alpino.
Per cercare di arginare il problema si è ricorso in modo sempre più intenso alla produzione di neve artificiale. Questa soluzione si è consolidata ed evoluta nel tempo tanto da diventare uno standard indipendente dalle condizioni nivologiche stagionali, utilizzato sistematicamente per la preparazione delle piste ed anche per favorire nuovi modi di sciare consumistici ed aggressivi (le statistiche degli incidenti parlano da sole). Proprio mentre il mutamento climatico in atto nelle Alpi dovrebbe disincentivare lo sviluppo del turismo della neve, si registra una frenetica «corsa al cannone»: ogni anno, anche nei comprensori di dimensioni più modeste, compaiono nuovi impianti per l’innevamento artificiale. Per esempio, tra il 1997 ed il 2002 la superficie innevabile artificialmente: in Francia è aumentata intorno al 60%; in Svizzera è raddoppiata; in Baviera ha avuto un incremento di circa il 140%;
La potenza installata degli impianti di innevamento continua ad aumentare e, nel contempo, gli impianti sono in funzione con sempre maggiore frequenza. Sempre per esempio, un'inchiesta svoltasi in alcuni comprensori sciistici francesi mostra che la durata media di impiego degli impianti di innevamento è passata dalle 544 ore della stagione 2000/01 alle 760 ore della stagione 2001/02.
La superficie delle piste innevabili artificialmente oggi presenti nelle Alpi (attrezzate con oltre 600 sistemi di innevamento artificiale) è di circa 24.000 ettari e corrisponde a oltre un quarto dell’area totale delle aree sciabili. In Italia le piste con impianti di innevamento artificiale occupano 9.000 ha (che corrispondono al il 60% dei 4.963 km di piste sulle Alpi e sugli Appennini). In provincia di Trento tale superficie è pari al 70% della superficie sciabile e corrisponde a 1.050 ha.

I CONSUMI DEGLI IMPIANTI PER LA NEVE ARTIFICIALE

Siamo purtroppo abituati a valutare i soli consumi di esercizio e i soli danni emergenti delle infrastrutture (quindi anche degli impianti di risalita), ma il loro vero impatto energetico/ambientale - che oggi non è minimamente studiato - dovrebbe calcolare anche i consumi e i costi di risorse che servono per realizzarle. L'impiego di una tonnellata di acciaio, per esempio, ha dietro di sé il consumo di circa 1,85 tonnellate equivalenti di petrolio, pari a circa 5,55 tonnellate di anidride carbonica e circa 1,20 tonnellate di polveri immesse in atmosfera.

Il consumo idrico
L’innevamento programmato esige un’enorme disponibilità di una risorsa che si va facendo sempre più scarsa, l’acqua. Per produrre 2-2,5 metri cubi di neve ne servono 1.000 litri. Più precisamente, per circa 30 cm di innevamento base in un ettaro di pista occorrono almeno un milione di litri di acqua, pari a 1.000 metri cubi; mentre gli innevamenti successivi ne richiedono quantità nettamente superiori (mediamente, per un ettaro di pista circa 4.000 metri cubi). In tutte le Alpi, per i circa 24.000 ettari di piste dotate di impianti di innevamento artificiale, servono quindi 95 milioni di metri cubi d’acqua, pari al consumo domestico annuale di 1,5 milioni di italiani, , mentre per la provincia di Trento tale dato corrisponde a 2,5 milioni di metri cubi d’acqua, pari al quantitativo necessario per l’irrigazione di 420 ettari di superficie agricola.
L’acqua richiesta per la produzione di neve artificiale viene prelevata da laghi, torrenti e bacini artificiali. Ma nessuno sa quanta se ne prelevi illegalmente vista la totale assenza di controlli (i primi scandali esistono anche in Trentino, per es. al Passo del Tonale). Quando poi l'acqua in natura scarseggia o manca (il fenomeno è in aumento) si passa direttamente ad usare gli acquedotti per il consumo potabile. Tutto questo a costi di concessione che non è azzardato definire amichevoli: per esempio, secondo i canoni di concessione richiesti dalla Regione Lombardia il costo relativo al consumo di acqua per 1 ettaro di pista si attesta sui 10,7 € all’anno. Ammesso che si trattasse di un impiego accettabile, normalmente il rientro economico delle comunità per l’utilizzo di questa preziosa risorsa pubblica è infinitesimo rispetto agli elevatissimi costi di fornitura.

Il consumo energetico

Oltre all’acqua, nella produzione di neve artificiale è indispensabile una notevole quantità di energia elettrica con conseguente emissione nell’atmosfera di gas serra. Qualche dato esemplificativo:
  • in Francia nella stagione 2001-2002 la produzione di un metro cubo di neve artificiale ha richiesto in media 3,48 kWh e l'innevamento di un ettaro di pista 25.426 kWh;
  • per innevare artificialmente i circa 24.000 ettari di piste delle Alpi ci vogliono circa 600 milioni di kWh, che corrispondono al consumo annuo di energia elettrica di 130.000 famiglie di 4 persone [4];
  • per sollevare di 300 metri di dislivello 100.000 metri cubi di acqua verso un bacino di raccolta in quota per l'innevamento artificiale ci vogliono 101.600 kWh.
Impatti sull’ambiente e la vegetazione
Un metro cubo di neve artificiale pesa 350 kg contro i 70-100 kg di un metro cubo di neve naturale, in quanto i cristalli che lo compongono sono più compatti e l’acqua è presente in maggiori quantità. Ne consegue che il suolo è sottoposto ad una pressione anomala ed è meno isolato termicamente. Inoltre, l’acqua utilizzata per l’innevamento - prelevata da laghi, fiumi superficiali e sotterranei - contiene minerali e altri composti chimici che rimangono direttamente disponibili nel suolo in quantità maggiori rispetto all’innevamento naturale e per un periodo più lungo a causa della maggiore lentezza nello scioglimento della neve (lo scioglimento è prolungato di circa quattro settimane in primavera).
La preparazione e la gestione delle piste artificialmente innevate influisce negativamente sulla produttività e sulla biodiversità della vegetazione, causando l’alterazione del tipico assetto vegetazionale e ambientale alpino, sopprimendo alcune specie dominanti e quindi facilitando la sopravvivenza di specie altrimenti non in grado di colonizzare stabilmente l’area considerata.
Per produrre poi neve artificiale in condizioni di temperatura sfavorevoli per il congelamento dell'acqua, sempre più spesso vengono impiegati additivi, alcuni dei quali consentirebbero anche un minor consumo di acqua ed energia. I sostenitori li definiscono compatibili con l’ambiente, senza però disporre di studi di lungo periodo sui reali possibili effetti.

I costi

Secondo i calcoli effettuati da uno studio del 2004 [5] il costo per metro cubo di neve artificiale prodotta nelle Alpi (compresi ammortamenti, costi energetici, costi del personale) va dai 3 ai 5 €. Quindi per ogni ettaro di superficie si spendono in media globalmente in una stagione circa 136.000 €. E si può calcolare che per l'innevamento artificiale nell'intero arco alpino ciò corrisponde a oltre 3 miliardi di €.

FUNZIONAMENTO DELLE AREE SCIABILI IN TRENTINO, COSTI PUBBLICI E "FATTORI DI SVILUPPO ECONOMICO"

In Trentino sono vigenti molte norme di settore che prevedono contributi e incentivi pubblici di vario tipo e finalità erogati dalla Provincia di Trento e da suoi organi specializzati a tutto il sistema gravitante intorno al turismo invernale (partecipazioni di capitale, realizzazioni di impianti di risalita, di produzione di neve artificiale e piste, opere accessorie, sistemi gestionali, sostegni all'esercizio stagionale, aiuti in situazioni critiche come quelle di scarso innevamento; circa 75 milioni solo per il triennio 2008-2010). Tutto ciò con la logica degli interventi a pioggia senza riorientare il settore verso maggiore compatibilità e verso il mantenimento dell'equilibrio economico. Nella puntata della trasmissione di Radio 1 "La radio ne parla" del 10.3.2008 la direttrice del marketing del comprensorio Monterosaski (Valle d'Aosta e Piemonte) ha dichiarato che se si dovesse riversare il costo dello sci sugli sciatori il prezzo dello skipass giornaliero dovrebbe quadruplicare. Siccome non è pensabile che una società di gestione di aree sciabili operi con perdite così vistose questo dato mostra - approssimativamente - quanto pesino i contributi pubblici nel mantenere sul mercato attività che altrimenti cesserebbero subito. Il problema non è quello di mettere in discussione l’intervento pubblico in quanto tale ma di valutare se esso sia effettivamente finalizzato a favorire lo sviluppo turistico compatibile di una data località nel medio e lungo termine. Ma quali siano oggi le condizioni perché una stazione turistica (in particolare una stazione sciistica) sia in grado di restare sul mercato senza produrre sprechi di risorse pubbliche e devastazioni ambientali è tema mai seriamente affrontato, con l'effetto che le decisioni sugli investimenti sono totalmente dipendenti da pressioni non solo locali e producono una pressoché certa nuova domanda di finanziamenti a breve termine. Non si nega, in astratto, che la disponibilità di aree sciabili possa costituire un volano per altre attività economiche legate alla ricettività. Mancano però totalmente quadri di riferimento e regole per valutare costi e benefici globali della presenza di aree sciabili in un territorio montano, mentre le scelte politiche e i bilanci pubblici le sostengono acriticamente come fossero opportunità in quanto tali. Secondo l'amministrazione provinciale in Trentino l'industria dello sci di discesa e il relativo indotto, il c.d. "fatturato turistico invernale" (nel 2005 circa 8,3% del PIL provinciale), costituiscono un sistema economico che non può essere messo in crisi. Questo è vero nel breve periodo ed infatti la proposta di Officina Ambiente di Trento non prevede affatto l'abbandono del settore. Ma la monocultura turistica dello sci alpino ha creato rigidità enormi in un sistema incapace di reagire in modo alternativo ai segnali di allarme (mutamenti climatici, stagnazione della domanda), teso alla propria espansione illimitata senza considerarne i costi crescenti in termini di devastazioni ambientali irreversibili, consumi energetici e relativi inquinamenti, distorsioni economico-produttive, squilibri sociali: costi che le statistiche dimenticano (perché non stimano benefici e svantaggi complessivi) e che direttamente e indirettamente la collettività deve invece pagare a fronte di profitti privati sempre importanti.


Note:

[1] In provincia di Trento l'utilizzo medio degli esercizi alberghieri nel 2006 è stato il 32,6%.

[2] Secondo la Prof.ssa M. Frank (relazione alla conferenza "Quale turismo nelle Alpi?", Trento, 12.3.200) nelle stagioni invernali degli ultimi anni in tutto l'arco alpino si registra una riduzione permanente media degli utenti dello sci alpino, e solo il 50% dei turisti presenti pratica sci di discesa o snowboard; un 30% circa degli utenti è orientato verso pratiche di turismo eco-responsabile e si divide in un 20% di utenti tendenzialmente disponibili e un 10% di utenti già convinti.

[3] WWF Italia, Alpi e turismo: trovare il punto di equilibrio, Collana Ecoregione Alpi, n. 1, dicembre 2006.

[4] Per un confronto, il fabbisogno annuo di una famiglia 4 persone in Italia è di circa 3.000 kWh. In Italia le famiglie pagano 23,39 centesimi per un kW (a fronte di una media europea di 15,38 centesimi) mentre le imprese pagano 15,00 centesimi per lo tesso kW (a fronte di una media europea di 10,00 centesimi).

[5] Felix Hahn, “Innevamento artificiale nelle Alpi”, CIPRA International, 2004.


19.6.08

Base militare: Consegnate le firme al sindaco tra il frastuono di fischietti e padelle

200 in piazza contro la base militare. Portata l’istanza che richiede il blocco immediato dei lavori
Non si sono fermate le iniziative contro la Base Militare di Mattarello: dopo lo sgombero forzoso del presidio e le trentasei denunce erano in tanti nel pomeriggio di oggi a manifestare la propria contrarietà sotto le finestre del sindaco Pacher.
Il "popolo delle pentole" che abbiamo conosciuto a Vicenza ha fatto capolino anche nella nostra città. Uomini e donne di tutte le età impegnati nella produzione di decibel per attirare l’attenzione su una questione importante: la costruzione di una base militare a Trento
"Oggi pomeriggio abbiamo consegnato al sindaco più di settecento firme" - dice Franco Tessadri del comitato - "che vanno ad aggiungersi a quelle depositate assieme all’istanza presentata nelle settimane scorse che chiede al sindaco di bloccare i lavori per rivalutare l’impatto economico, sociale, culturale e ambientale della costruzione della base militare".
Una delegazione infatti ha incontrato il capo dell’amministrazione per portare le ragioni del no alla base. Fra questi, oltre alla gruppo storico del comitato di Mattarello, Stefano Bleggi del Centro Sociale Bruno, che racconta come è andato l’incontro.
"L’incontro di oggi ha dimostrato che la città è governata da un sindaco pavido che non ha coraggio nemmeno di difendere la sua città dal rischio della militarizzazione. Anche il sindaco di Trento riduce la questione della base militare ad una semplice questione urbanistica, omettendo il suo dovere di tutelare la città di fronte all’incognita di un segreto militare calato sul territorio e alla devastazione ambientale che trenta ettari di cemento arrecano alla nostra città."
Stefano continua spiegando che "in tutti i modi abbiamo cercato di argomentare le nostre ragioni trovandoci di fronte però un muro di gomma difficile da scalfire."
L’amarezza dell’incontro con il sindaco rimane però in secondo piano rispetto alle duecento persone che per più di un ora, ininterrottamente, hanno suonato fischietti e percosso pentole con cucchiai di legno. Rumorosi per più di un ora nella via principale della città, per dire a tutti che la base militare non verrà costruita né a Mattarello né altrove.

  • Guarda la galleria d'immagini
  • Ascolta il resoconto del pomeriggio dalla voce di Stefano Bleggi, Assemblea Permanente No Base. [ audio ]

17.6.08

Mattarello: "Non costruiamo basi di guerra, coltiviamo la nostra terra"

Piantati alberi da frutto davanti al cancello della futura caserma militare

Dopo i fatti di ieri - lo sgombero violento del presidio, il fermo e la denuncia per 36 persone che si opponevano alla continuazione dei lavori - l’Assemblea Permanente Contro la Base Militare di Mattarello si è data appuntamento oggi nei pressi del cantiere.
Sulla strada statale che costeggia la futura base militare è stato allestito per la giornata di oggi un simbolico presidio, con gazebo e striscioni, tavolini e bandiere. Un modo per dire che "l’obiettivo è quello di non mollare, di dimostrare che è possibile ritornare a presidiare la zona per impedire che i lavori abbiano veramente inizio". Quello che le ruspe hanno potuto realizzare a seguito dello sgombero, infatti, è un pezzo di strada di accesso verso il cantiere per permettere ai camion di depositare materiale, ma fermare la costruzione della nuova installazione è ancora possibile.
Oggi, come gesto simbolico, sono stati piantati tre alberi davanti al cancello del cantiere che chiude l’area destinata alla costruzione della base. Un melo, una vite e un ciliegio. "Rappresentano la speranza - spiega una signora mentre osserva Pierino che scava con un badile - , se mangeremo di quei frutti vorrà dire che la base saremo riusciti a fermarla". "E questi alberi rappresentano la natura che 30 ettari di base vorrebbero sottrarci, rappresentano la pace che cresce al posto di una base militare." Antonio porta al collo un cartello, c’è scritto "Contro le basi di guerra, coltiviamo la nostra terra". Molte le bandiere con scritto "No alla base militare, nè a Mattarello nè altrove". Su uno striscione vergato al momento con scritte rosse e blu c’è scritto "Contro la guerra e contro lo scempio ambientale non è mai troppo tardi": la risposta dell’Assemblea Permanente al sindaco Pacher che nei giorni scorsi ha dichiarato "L’opposizione alla base ormai è tardiva, è già stato tutto deciso".
Dopo aver rallentato momentaneamente il traffico, il presidio si è sciolto per darsi appuntamento stasera al parco di Mattarello, per discutere le prossime iniziative.
Già fissato l’appuntamento di giovedì alle ore 17.00 in via Belenzani. In quell’occasione si consegneranno al sindaco le firme raccolte in calce all’istanza che chiede il blocco dei lavori, mentre in strada si cercherà di fare rumore il più possibile - con fischietti e padelle - affinchè tutti si accorgano che la base militare di Mattarello significa guerra e distruzione ambientale.

  • Federico Zappini spiega come si è svolta l’iniziativa del pomeriggio e lancia i prossimi appuntamenti: [audio]


Vedi anche
:
Don Gallo: No alle caserme a Mattarello
Solidarietà da Don Andrea Gallo al presidio di Mattarello
Solidarietà alle sorelle ed ai fratelli di Trento
Solidarietà ai No Base di Mattarello dal Presidio Permanente No Dal Molin

Mattarello - Sgomberato violentemente il presidio contro l’inizio dei lavori di costruzione della base militare

Mercoledì scorso i cittadini di Mattarello avevano dato vita ad un presidio per bloccare l’inizio dei lavori di costruzione delle nuove caserme militari, fermando di fatto la ruspa che stava spianando la strada per far passare i primi camion.
La volontà era quella di mantenere il presidio e i lavori bloccati fino a giovedì, quando verrà presentata al sindaco la richiesta di sospensione e rivalutazione dei lavori, accompagnata da centinaia di firme.
Ma questa mattina il presidio è stato sgomberato dalle forze dell’ordine in modo violento.

Ore 9.30: anche questa mattina molti attivisti e residenti di Mattarello si sono dati appuntamento per continuare a bloccare l’inizio dei lavori di costruzione della nuova base militare di Mattarello.
Al loro arrivo hanno però trovato già le ruspe al lavoro e le forze dell’ordine a presidiare la zona.
In molti sono saliti in cima alle macchine escavatrici per fermarle con i propri corpi, ma non c’è stato nemmeno il tempo di spiegare che si tratta di una questione politica, che si vuole portare avanti il blocco fino a giovedì, giornata in cui si vuole portare al sindaco di Trento l’istanza con le centinaia di firme raccolte contro la costruzione delle caserme: la polizia infatti ha violentemente allontanato i manifestanti, tanto che un ragazzo, a causa delle spinte dei poliziotti, è caduto da una ruspa ed è stato portato all’ospedale.
Altri manifestanti hanno raggiunto il presidio e la volontà è quella di resistere e rimanere seduti per terra e sulle ruspe senza abbandonare il presidio.

  • La prima corrispondenza con Donatello Baldo: [audio]

Ore 10.00: tutti i compagni che si sono mobilitati si trovano seduti a terra e sulle ruspe, ed intorno le forze dell’ordine sono schierate in assetto antisommossa.
"In questo momento si sta chiedendo per l’ennesima volta che ci sia una responsabilità politica rispetto a quello che sta succedendo oggi, si sta cercando, attraverso questa presenza, di aprire il canale di dialogo con l’amministrazione comunale", spiega Federico Zappini.
Tuttavia l’amministrazione continua a negarsi, e la risposta che oggi ci si è trovata davanti dimostra in che modo tali questioni vogliono essere risolte: presenza massiccia di forze dell’ordine per difendere un cantiere e permettere l’inizio dei lavori di costruzione di una base di guerra.

Ore 11.00: i carabinieri e la polizia hanno violentemente sgomberato il presidio degli attivisti: più di 30 sono le persone adesso fermate che vengono trasportate in questura per procedere all’identificazione.
Federico Zappini, dall’interno di una macchina della polizia che lo sta conducendo in questura, spiega che tutti si trovavano seduti in resistenza passiva e la polizia, con calci e pugni, ha sgomberato i manifestanti.

  • Federico chiede quindi la solidarietà attiva di tutti quelli che possono raggiungere la questura di Trento: [audio]

Ore 11.30: dall’interno della questura Stefano Rubini spiega che sono stati raccolti i documenti e presto si procederà con l’identificazione di tutti coloro che si trovavano al presidio per bloccare i lavori. Sono 36 le persone che si trovano in stato di fermo.

  • Stefano ripercorre i momenti più importanti della mattinata: [audio]

Ore 12.00: all’interno della questura l’ufficio stranieri è stato liberato per far posto ai manifestanti fermati: tutti identificati e in attesa di sapere su quali reati a loro carico la questura procederà, probabilmente manifestazione non autorizzata, violenza privata, resistenza.
Il compagno che si trova all’ospedale sta bene.
"La procedura di identificazione non ci spaventa - spiega Donatello Baldo - perché l’intenzione di tutti è ritornare a riproporre l’iniziativa di blocco dei lavori, perché non è possibile andare avanti con i lavori quando c’è un’istanza, con più di 500 firme raccolte, che chiede al sindaco di bloccarli per rivalutare l’impatto ambientale, economico, sociale e culturale della costruzione della base militare , un’istanza fatta con tutti i crismi della democrazia: questa è la nostra forza, superiore all’atteggiamento repressivo della polizia che abbiamo visto, incredibile, questa mattina".

ore 16.30: i manifestanti sono stati tutti rilasciati con le ipotesi di reato di: manifestazione non autorizzata, violenza privata, invasione di terreno e blocco di lavori di pubblica necessità. In una nota ai giornalisti la questura di Trento fa sapere che il ragazzo caduto dalla ruspa si è gettato da solo, quando in realtà è caduto per le spinte dei poliziotti.
Il ragazzo nel pomeriggio è stato rilasciato dal pronto soccorso con la diagnosi di una contusione alla schiena che verrà rivalutata nei prossimi giorni.

Vedi anche:
Mattarello: Bloccati i lavori e allestito il presidio
Comunicato del secondo e terzo giorno di Presidio

13.6.08

Secondo e terzo giorno di presidio a Mattarello

Comunicato stampa dell’assemblea permanente contro la base

Ieri, dopo che alcune persone hanno fermato la ruspa che operava all’interno dell’area del cantiere della costruenda base militare di Mattarello, è di fatto iniziato un presidio permanente che ha lo scopo di impedire la prosecuzione dei lavori.
Il presidio è formato da uomini e donne che, indipendentemente dalle loro appartenenze politiche o associative, vogliano sciogliersi all’interno di un’assemblea permanente che discuta i modi e le strategie per la costruzione di un’opposizione alla base militare di Mattarello.
Il presidio manterrà la sua presenza sul cantiere fino alla sera di venerdì, per riprendere lunedì mattina e continuare almeno fino alla giornata di giovedì 19 - ore 17 - quando ci recheremo in via Belenzani per portare al sindaco le ragioni della nostra contrarietà alla costruzione della base.
Uno degli strumenti di opposizione, che continua tuttora, è la raccolta di firme in calce all’istanza che chiede all’amministrazione la sospensione dei lavori affinché non sia ridiscusso l’impatto ambientale, economico, sociale e culturale della nuova opera in cantiere.

Sulla stampa di oggi abbiamo letto le parole del Governatore Dellai. Parole che riteniamo semplicistiche e colpevolmente superficiali, che non rispondono assolutamente alla richiesta di democrazia e trasparenza che da molto tempo il Comitato di Mattarello chiede alle istituzioni.
Ricordiamo che le caserme di Mattarello hanno una gran parte di area sottoposta a segreto militare, quindi impenetrabile dalle istanze democratiche del controllo, impermeabili all’esercizio civile di indagine: nessuno può escludere ufficialmente che le caserme non diventino una base operativa con all’interno armi, ma è invece chiaro che le caserme di Mattarello diventano di fatto una base che perlomeno addestra e ospita reparti che - per mansioni - producono guerra (il cui contrario è la pace, che in modo ipocrita viene tanto auspicata e celebrata dalle istituzioni trentine).
La nostra opposizione non è "localistica" o ideologica: crediamo infatti che la difesa dei nostri territori non sia di retroguardia ma sia invece l’unica possibilità per permettere al nostro Trentino di avere un futuro migliore.
La base militare occuperebbe 30 ettari sottratti alla campagna, si inserirebbe tra autostrada e nuovo svincolo, tra la ferrovia storica e la futura linea ad Alta Velocità. L’area di Mattarello - se non si riusciranno a fermare le grandi opere - risulterebbe strozzata e mortificata, e tutto il Trentino ne pagherebbe le conseguenze in termini ambientali e di vivibilità.
Siamo contro la Base, ma soprattutto siamo a favore della nostra terra!

Assemblea permanente contro la base militare di Mattarello

Vi ricordiamo che in questi giorni ci stiamo turnando per mantenere il presidio: al gazebo è possibile segnare la propria disponibilità oppure contattate il 3289173733


PROSSIMA ASSEMBLEA: martedì 17 giugno ore 20.30 al parco di Mattarello

12.6.08

Blocco del cantiere: la reazione di Dellai

Pubblichiamo di seguito il commento del Governatore Dellai in risposta all'occupazione del cantiere per la realizzazione della base militare di Mattarello. Le sue parole sono, per l'ennesima volta, dimostrazione dell'arroganza del potere di fronte alle lecite preoccupazioni di normali cittadini che non accettano di reagire passivamente di fronte alla trasformazione della propria terra da campagna coltivata a frutteto ad avamposto della guerra globale permanente. Non fa che sottolineare l'illegalità delle nostre azioni il Governatore Dellai, ma a queste accuse noi rispondiamo chiedendo: "Quale legalità c'è nell'operato di un'amministrazione che procede ciecamente alla cementificazione del territorio senza confrontarsi con chi ha - finora nella piena legalità - più volte chiesto di bloccare l'iter di realizzazione del progetto almeno finché esso non sarà stato discusso con la popolazione coinvolta? Non è questa la democrazia, Signor Presidente!".

I no global hanno occupato gli spazi espropriati per le future caserme di Mattarello, come reagirà la Provincia? «Penso che siano questioni che riguardano il signor Questore. Sono azioni di palese reato. Un conto penso che sia l'ascolto e la discussione e la partecipazione democratica e anche il giusto e naturale diritto di minoranze particolarmente sensibili su una serie di temi di manifestare anche con iniziative particolarmente clamorose, come durante il festival Trentino Clima 2008 quando è stata chiesta la parola in maniera molto irrituale. Altro fare queste scorribande prive di qualsiasi senso di legalità e legittimità». Ma farete denuncia? «Non ho approfondito gli aspetti legali. Quello che mi interessa è la sostanza di questa iniziativa. Stiamo arrivando ad una commedia dell'assurdo perché penso che se andiamo a intervistare un qualsiasi cittadino di qualsiasi città d'Italia e d'Europa e gli chiediamo: "tu cosa pensi del fatto che nella tua città oggi l'esercito occupa x ettari di aree militari ed attraverso questo progetto ne occupa x diviso due per le stesse identiche funzioni?" Penso che nessun cittadino di nessuna città al mondo potrebbe rispondere che non è contento. E questo accade a Trento: si liberano 50 ettari in città per occuparne circa 24 a Mattarello e per fare le stesse identiche attività». I no global parlano di basi militari, temono il «salto di qualità». «Quando sento queste sciocchezze mi viene veramente da pensare che l'onestà intellettuale è totalmente fuori squadra. L'abbiamo spiegato in mille maniere, con diverse iniziative pubbliche e di divulgazione. Mi sembra ridicolo, una follia assoluta. Ma siamo nel momento delle follie e quindi avanti così».

L'Adige, 12/06/2008

11.6.08

Blocco dei lavori a Mattarello: allestito un presidio permanente

Il comitato ha allestito un presidio nell’area del cantiere per impedire i lavori

Ha scavato ben poco la ruspa che a Mattarello dava il via - questa mattina - all’inizio dei lavori della nuova caserma militare: alle otto in punto l’escavatore è stato circondato da una trentina di persone del comitato contro la base. Qualcuno si è seduto dentro la benna, altri si sono arrampicati sul mezzo raggiungendo la cima del braccio issando una bandiera con scritto "No alla base di Mattarello".
All’operaio non è rimasto che uscire dall’abitacolo e accettare l’interruzione - di fatto - dei lavori.
"Ieri sera - ci racconta Stefano Bleggi - passando di qui per recarci all’assemblea del comitato abbiamo visto la ruspa dentro il terreno. Perciò abbiamo deciso di darci appuntamento stamattina per verificare e, nel caso fossero iniziati i lavori, bloccarli. Così è stato".
Il blocco dei lavori era stato chiesto tramite un’istanza al sindaco di Trento, raccogliendo molte firme che tuttora si aggiungono numerose. "Abbiamo chiesto la sospensione dell’iter di costruzione fino a che non fosse rivalutato l’impatto non solo ambientale, ma anche economico, sociale e culturale di una base di guerra sul territorio trentino", ci spiega Milo Tamanini di Mattarello.
A metà mattina tutti gli operai se ne vanno, lasciando l’escavatore immobile e agghindato di bandiere No Base. "Rimaniamo qui tutto il giorno - dicono quelli del comitato - e sicuramente tutti i giorni fino a giovedì".
Giovedì 19, infatti, per le ore 17 è stato lanciato un happening in via Belenzani - sotto le finestre del palazzo del Comune - per chiedere al sindaco di bloccare definitivamente i lavori della base di Mattarello.

  • Ascolta la prima corrispondenza con Stefano Bleggi, Comitato contro la costruzione della base militare a Mattarello.
  • Ascolta l'intervento di Pierino Piffer, residente a Besenello, che spiega come 30 ettari di terreni pregiati siano stati svenduti: meli e viti verranno distrutti per fare posto alle nuove caserme.
  • Ascolta l'opinione di Antonio Marchi, da molti anni in prima fila nelle lotte no-war, che spiega che adesso, con l’inizio effettivo dei lavori di costruzione della base, è fondamentale anteporre i propri corpi alle ruspe per fermare il cantiere. La volontà degli attivisti e dei cittadini di Mattarello che stanno bloccando i lavori è quella di difendere la terra e di dire no alle basi militari: non essere contro le basi significa legittimare la guerra.

Abbiamo deciso di allestire un presidio permanente per controllare che i lavori non ricomincino, dandoci una turnazione anche per la giornata di domani e le prossime.
E' possibile raggiungere il presidio (dalla rotatoria del Mc Donald's prendere la vecchia strada per Mattarello e fermarsi 200 metri dopo la concessionaria Dorigoni) e lì concordare con i compagni le proprie disponibilità a far dei turni.

Per qualsiasi cosa potete contattarci al 328-9173733.
Vi chiediamo di far girare questo appello.

Assemblea permanente contro la base militare di Mattarello

10.6.08

Presentazione pubblica progetti TAV in Bassa Atesina

Venerdì 13 giugno a Ora in provincia di Bolzano alle 20,00 presso l'aula magna in via Sepp Thaler 2 è prevista una presentazione da parte della provincia di Bolzano, della comunità comprensoriale e di RFI sui progetti per le linee di accesso Sud in Bassa Atesina al tunnel di base del Brennero.

Invitiamo tutti quelli che si oppongono al programma TAV/TAC sull'asse del Brennero a partecipare e a preparare interventi.

OFFICINA AMBIENTE

2.6.08

Le lotte in difesa dell’acqua in Sud America

I movimenti sociali della Bolivia e dell’Uruguay raccontano l’esperienza della lotta per difendere il bene più prezioso

Lunedì 2 giugno 2008 ore 20.30
Associazione Ya Basta Trento e Associazione Yaku - Italia presentano
al Centro sociale Bruno, via Dogana n.1

Le lotte in difesa dell’acqua in Sud America

I movimenti sociali della Bolivia e dell’Uruguay raccontano l’esperienza della lotta per difendere il bene più prezioso

Interverranno:
Claudia Lopez - Coordinadora del Agua y la Vida di Cochabamba
Adriana Marquisio - Sindacalista dell’Uruguay, fondatrice e referente per la Red Vida
Francesca Caprini - Associazione Yaku
Francesca Stanca - Associazione Ya Basta

A seguire proiezione del video:

"Bolivia Spaccata" - gennaio 2007: giornate di guerra Civile a Cochabamba.
I diritti indigeni e la violenza razzista.

Un documento esclusivo prodotto da Chajra Runaj Masis e collettivo video Ukhumanta Pacha, in collaborazione con Yaku "Il difficile cammino democratico della Bolivia raccontato attraverso le testimonianze raccolte da un collettivo di giornalisti e videomakers indipendenti boliviani. Nel gennaio del 2007 a Cochabamba migliaia di contadini e lavoratori indigeni da giorni manifestavano pacificamente contro la prefettura e per l’unità del Paese. Furono selvaggiamente aggrediti da gruppi armati dell’estrema destra indipendentista al grido di "morte agli indios". Per giorni la città venne messa a ferro e fuoco e fu dichiarato lo stato d’emergenza. Alla luce anche delle recenti evoluzioni politiche della Bolivia - la dichiarazione d’indipendenza del dipartimento di Santa Cruz, il referendum revocatorio cui si sottoporrà Evo Morales il prossimo 10 agosto - l’attualità di un documento video che racconta di razzismo sempre più violento in un paese latinoamericano in lotta per la democrazia e l’autoaffermazione"

Vedi la locandina della serata

Dalla Bolivia Claudia Lopez a fianco di Oscar Olivera e ai movimenti indigeni e le forze sociali di Cochabamba riunite nel 2000 nella Coordinadora en defensa del agua y la vida, hanno dato il primo scossone ai processi di privatizzazione che hanno iniziato nel mondo a invadere la sfera dei Beni Comuni. Due mesi di blocchi stradali, il prezzo tragico di un giovane ventenne ucciso dai militari di Gonzalo Sanchez de Lozada. Poi la protesta cresce e la Bechtel rinuncia. "L’Acqua è di nuovo nostra!", gridano nelle piazze.
La vittoria dei guerrieri dell’acqua di Cochabamba è diventato il punto di riferimento planetario per la difesa dell’acqua e la rinascita della democrazia dal basso.

Adriana Marquisio è il simbolo internazionale dell’Ottobre Azzuro. “Desde abajo se puede”, dal basso si possono cambiare le cose. I movimenti e le organizzazioni sociali uruguaiane hanno dimostrato che la mobilitazione e la consapevolezza di tante persone possono cambiare le cose. La partecipazione può aprire ancora squarci di democrazia. Anche percorrendo le logore vie istituzionali di una democrazia rappresentativa che rappresenta sempre meno la gente. La legge di iniziativa popolare “acqua bene comune” promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua percorre canali simili e spinge nella stessa direzione: il riconoscimento da parte del parlamento che l’acqua deve tornare ad essere di tutti e di nessuno.

Durante la serata verrà presentato il progetto dell’Associazione Ya Basta Trento "Lluvia es Vida" in fase di realizzazione nella comunità zapatista de La Realidad (Chiapas, Messico), grazie anche al contributo della Provincia Autonoma di Trento.

Info:

Associazione Ya Basta
Associazione Yaku - Italia

2 giugno: Contro le guerre, no alle basi militari.

2 giugno ore 9.00 piazza Pasi, Trento
Contro le guerre, no alle basi militari.
No alla militarizzazione dei nostri territori e della festa della Repubblica!

In Italia vi sono oltre 100 basi ed installazioni militari che vanno da Bolzano a Lampedusa: strutture che non servono a difendere la popolazione ma che costituiscono invece un grave pericolo per la sicurezza dei cittadini.
Territori sottratti alla vita civile che si trasformano in aree destinate al sostegno della guerra globale permanente.

Portaerei, cacciabombardieri, sottomarini, aerei, elicotteri, missili, bombe, macchine di morte di ogni specie possibile passano e stazionano nelle installazioni militari. Senza trascurare il devastante impatto ambientale che la presenza di tali armi determina, partecipiamo tutti, senza volerlo, alla guerra.
Anche a Trento sarà così: la base di Mattarello non sarà un luogo di pace, ma - come tutte le strutture militari - un avamposto di guerra. 30 ettari di campagna che saranno ricoperti da una colata di cemento, uno sfregio ambientale e urbanistico che dobbiamo impedire.
Un’area che è sottoposta al segreto militare e che nessuno sa cosa potrà contenere, quali armamenti e quali macchine di morte.

Una base militare non è uno spazio civile, è un luogo di guerra, dove si formano uomini destinati ad uccidere, dove l’obbedienza alle regole d’ingaggio è la sola virtù.
In un mondo che ogni giorno scava trincee, che quotidianamente bombarda, che fa di tutto per costruirsi nemici, una base militare diventa l’avamposto per l’esercizio della guerra. A Vicenza come a Mattarello.

Abbiamo detto NO al Dal Molin e continueremo a dirlo, e lo stesso vale per il resto del territorio italiano, ormai ricoperto di basi e prima linea della guerra globale.
Ma soprattutto iniziamo in modo deciso ad opporci alla costruzione della caserma militare di Mattarello.

Il 2 giugno saremo in piazza per festeggiare la Repubblica e la sua Carta Costituzionale che ripudia la guerra. Diremo NO alla costruzione della caserma di Mattarello, continuando il nostro percorso di sensibilizzazione, per spiegare le nostre ragioni e per difendere il nostro territorio dalla devastazione ambientale e dalla guerra.
Perché "Trento Città della Pace" non sia uno slogan da scrivere sulle cartoline, ma una realtà da conquistare attraverso l’opposizione alla costruzione delle caserme militari di Mattarello.

Ore 9, Piazza Pasi
2 giugno 2008

1.6.08

Siamo tutti Chiaiano!

In appoggio alla lotta della popolazione di Chiaiano
Officina Ambiente di Trento e il CS Bruno esprimono la propria solidarietà alla popolazione di Chiaiano attaccata con grande violenza dalle "forze dell'ordine" mentre afferma il proprio diritto a una vita senza veleni e senza il peso della criminalità organizzata dei rifiuti.
Isolate i facinorosi, dice il Prefetto alla gente della Campania. Ma i cittadini non vogliono altre discariche e non vogliono inceneritori sapendo bene che sarebbe la maniera per rendere eterna l'emergenza rifiuti o per scambiarla con altre nocività.
Alle richieste di rovesciare la logica della gestione dei rifiuti, di avviare subito riduzione degli scarti, raccolta differenziata spinta e trattamento meccanico biologico si contrappongono militarizzazione del territorio, operazioni di polizia, manganelli e spinte dall'alto di muri.
Il primo giugno anche noi saremo a Napoli alla manifestazione nazionale per dire che l'assalto all'ambiente, ai beni comuni, alla salute della popolazione non sta indebolendo ma sta facendo crescere la volontà di opporsi.