22.7.09

«Irrorazioni, scarsi controlli»


Dal «Comitato diritto alla salute» una nuova denuncia nei confronti del mondo agricolo

Se non vi saranno interventi rapidi, al massimo entro 30 giorni, volti a ridurre l'alto numero di infrazioni alle regole da parte degli agricoltori nel corso delle irrorazioni, il «Comitato per il diritto alla salute in Val di Non» si rivolgerà ad altri enti di controllo. Cioè, con ogni probabilità, alla Procura. Il Comitato, in una lettera al presidente della Provincia, dichiara di aver rilevato e documentato, dal 26 marzo al 27 giugno, 454 infrazioni a regolamenti e ordinanze comunali da parte degli agricoltori, in undici diversi punti di campionamento. «Se questo dato fosse esteso a tutto il periodo e a tutto il territorio agricolo, ci troveremmo di fronte a migliaia di infrazioni nel corso dell'annata». In particolare, viene precisato, 170 infrazioni sono dovute all'utilizzo dell'atomizzatore a distanze da case, giardini ed orti inferiori a quelle contenute nei regolamenti; 56 per trattamenti fitosanitari eseguiti in giornate ventose; 167 per la deriva in aree non oggetto di trattamento; 61 al mancato rispetto degli orari stabiliti per le irrorazioni in prossimità di abitazioni. Il documento del Comitato è stato inviato al presidente Lorenzo Dellai , agli assessori Alberto Pacher, Ugo Rossi, Tiziano Mellarini e Franco Panizza , a Roberto Bombarda presidente della Terza commissione provinciale, al presidente del C6 Gianfranco Zanon , a tutti i sindaci, al Comando carabinieri di Cles, a quello della Polizia locale Anaunia e a «Certiquality srl - Area ambiente e sicurezza» di Milano. Nella missiva si ricorda come 657 residenti in valle abbiano sottoscritto una petizione sull'argomento, che a settembre 2007 era stata consegnata all'ex assessore alla sanità Remo Andreolli , ed i sottoscrittori sono oggi più di mille. Il gruppo iniziale di famiglie si era poi costituito in comitato, per proseguire la battaglia. «Campagne di analisi chimiche su vegetali e polveri, autofinanziate dal comitato, svolte in prossimità di abitazioni private e luoghi pubblici della valle di Non dal 2007 al 2009», prosegue la lettera, «dimostrano la diffusa presenza di residui di prodotti fitosanitari, tra i quali alcuni molto pericolosi per la salute pubblica». E questo, scrivono i componenti del Comitato, per «il ricorrente mancato rispetto delle modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari riportate nei regolamenti e nelle ordinanze comunali in vigore e gli scarsi controlli per la loro applicazione». Visto che le cose, secondo il Comitato, non cambiano, la nuova lettera ai vertici provinciali e locali, con la minaccia di rivolgersi appunto, in caso di assenza di provvedimenti che vengano assunti al massimo entro 30 giorni, ad «enti di controllo diversi da quelli in indirizzo».

L'Adige, 22 luglio 2009

Il Comprensorio si scopre "No-TAV"

La commissione tecnica del C10 boccia il progetto della ferrovia ad alta velocità

Dal Comprensorio arriva, sonora, la bocciatura alla Tav e alla Tac. Il pollice verso contro il megaprogetto della ferrovia ad alta velocità e capacità è della commissione tecnico-consultiva del C.10 guidata dall'ingegner Fiorenzo Ceccato. Che, non a caso, ha consegnato al presidente Stefano Bisoffi una dettagliata relazione con la quale si chiede di bloccare l'intervento fortemente voluto, per esempio, dal governatore Lorenzo Dellai. «La commissione - scrive Ceccato - ritiene che la valutazione d'impatto ambientale debba avere esito negativo in quanto gli elaborati non escludono con certezza impatti irreversibili sull'ambiente, in particolare sulle falde acquifere, risorsa irrinunciabile e preziosa del territorio lagarino». In Vallagarina, quindi, non si vuole sentir parlare di Tav e Tac e non solo perché il gioco non vale la candela ma per un reale rischio di dissesto idrogeologico. Nel tratto lagarino del tracciato che vuole collegare Verona a Monaco, tanto per snocciolare alcune cifre, la nuova ferrovia passerebbe in due gallerie: Fittanze, da 16,2 a 19,7 chilometri, e Zugna, da Marco ai Murazzi. Il materiale estratto dai tunnel sarà pari a 11 milioni di quintali di metri cubi che Rfi e Provincia assicurano che saranno riutilizzati per produrre calcestruzzo. «Nelle relazioni però - nota il presidente della commissione - non ci sono indicazioni su eventuali depositi preliminari, centri di lavorazione o sul tragitto che dovranno compiere i 500 mila camion in otto anni di cantiere per raggiungere le destinazioni finali di reimpiego o smaltimento. Inoltre non ci sono indicazioni sulle eventuali strutture da realizzare a servizio dei cantieri e nemmeno sul numero di persone che saranno impiegate per la costruzione di questa imponente opera». Dal punto di vista economico, visto il periodo di recessione, la nuova ferrovia non è concorrenziale. Tanto più che, nel primo semestre 2009, il traffico di merci sull'A22 è crollato del 22%. Sarebbe quindi meglio valutare un potenziamento della linea attuale senza stravolgere il tutto con un intervento faraonico. La preoccupazione maggiore, però, come detto viene dell'assetto idrogeologico. La commissione sposa in pieno i dubbi dell'ingegner Barla, docente al politecnico di Torino. Il professore ha rilevato numerose incongruenze, errori ed imperfezioni nello studio affidato da Provincia e Ferrovie. «Considerando che l'impatto principale delle infrastrutture in galleria è proprio sulla circolazione idrica sotterranea non si ritiene accettabile la presentazione di documenti che non chiariscano in modo certo le interferenze fra galleria e sorgenti». Ci sono poi delle riserve sulla tenuta della diga sul Leno. Lo stesso studio, d'altro canto, suggerisce un approfondimento dal punto di vista strutturale per non metterne a repentaglio la stabilità. Altra nota dolente i potenziali incidenti. «Non sono stati presi in considerazione - precisa la commissione - gli impatti provocati da eventuali incendi, scoppi, gas tossici, crolli soprattutto considerando che il nuovo asse ferroviario sarà dedicato al trasporto merci anche pericolose come gas o sostanze tossiche». Il progetto, rileva infine Ceccato, «impatta pesantemente sulla ormai fragile struttura paesaggistica ed ambientale della Vallagarina, segnata già da strutture come la discarica dei Lavini, l'autostrada, la ferrovia, le strade statali, i tralicci dell'alta tensione, le dighe sull'Adige». Insomma, la commissione tecnica del Comprensorio boccia sonoramente l'opera. Sarà sufficiente per far cambiare idea alla Provincia?

La discussione in consiglio

Anche il consiglio comunale di Rovereto prenderà posizione sul progetto Tav e Tac. La discussione a palazzo Pretorio avrebbe dovuto essere fissata prima delle fine del mese ma la Provincia ha spostato i termini a settembre. Ci sarà quindi tutto il tempo per approfondire il disegno prima di votarlo. A chiedere un incontro esplicativo è stato Chicco Baroni della maggioranza con una domanda di attualità. Il consigliere ha palesato tutte le perplessità per le linee superveloci di treni ricavate in gallerie che potrebbero mettere a rischio le falde acquifere della Vallagarina. Per questo ha chiesto un incontro chiarificatore con tanto di spiegazione dettagliata del progetto. Anche perché si parla di quattro binari con 440 treni merci al giorno per la Tac, con velocità fino a 250 chilometri, e un non ben precisato numero di treni per la Tav, roba da 300 chilometri orari.

L'Adige, 22 luglio 2009