14.11.08

Società impianti in provincia di Trento: bilanci in rosso per il 90%

L’Allarme. Su 62 pochissimi in utile secondo l’Anef. Ipotesi salvataggio pubblico

Su 62 società funiviarie in provincia, solo alcune, il 10% circa, sarebbero in utile mentre tutte le altre farebbero segnare rossi nell'ultimo bilancio. A dirlo, in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore Nordest qualche giorno fa, Alberto Pedrotti presidente dell'Anef, l'associazione nazionale delle imprese del settore funiviario. Ma per il comparto arriveranno nuovi aiuti da parte del settore pubblico. Trentino Sviluppo ha messo in cantiere un nuovo ingente intervento che dovrebbe consentire un rilancio e un rinnovamento delle infrastrutture funiviarie al servizio dei comprensori sciistici della provincia. Secondo una prima stima la cifra a disposizione, che potrebbe anche aumentare nei prossimi anni, sarebbe pari a 30 milioni di euro entro il 2010. Successivamente, da più parti era arrivata la proposta di chiedere alla Provincia di applicare il cosiddetto modello valle d'Aosta con la possibilità di un intervento diretto di Piazza Dante nelle infrastrutture funiviarie. Una scelta che si era fatta strada proprio a partire dai problemi, ancora irrisolti, che riguardano le Funivie Folgarida, società a monte della Trento Funivie, e che erano esplosi con i problemi della controllata Aeroterminal Venezia. Prima che le Casse Rurali realizzassero un prestito ponte di alcuni milioni di euro in grado di dare alle Funivie Folgarida la liquidità necessaria per saldare alcuni urgenti capitoli di debito e il tempo per far ripartire gli impianti, ecco che in Provincia si era pensato anche alla possibilità di acquistare i piloni delle funivie in cambio di risorse. La questione da verificare con attenzione è se tale intervento possa infrangere le norme europee sugli aiuti di Stato e in che modo dare corpo alla scelta di acquistare un bene che, a differenza del capannone o del terreno industriale, ha un valore costantemente in calo durante la sua vita.

L’Adige 14/11/2008

Il Bondone come l’Alitalia

Bertoli: alla Provincia impianti e investimenti, a noi la gestione

Solo l'intervento della Provincia, con soldi pubblici freschi, può garantire la nuova fase di rilancio del Bondone, che prevede investimenti per 9 milioni di euro. Parola di Andrea Bertoli (foto), presidente di Trento Funivie, ascoltato ieri dalla commissione ambiente del Comune di Trento. Bertoli ha caldeggiato l'acquisto, da parte della Provincia, degli impianti di risalita: l'ente pubblico dovrebbe così provvedere agli investimenti e ai costi di manutenzione, mentre alle Funivie spetterebbe la gestione. Perché con i ricavi da skipass, ha spiegato Bertoli, si possono coprire solo i costi di gestione, non gli ammortamenti e il rientro dei debiti. Una sorta di modello Alitalia per il Bondone.
Nella grande partita che si sta per aprire sul futuro degli impianti sciistici in Trentino, Andrea Bertoli, presidente di Trento Funivie, tifa Provincia. E ieri sera, in commissione ambiente a palazzo Thun, lo stesso Bertoli ha ribadito che solo il denaro fresco della Pat potrà sbloccare la terza e ultima tranche di investimenti - per circa 9 milioni di euro - indispensabili alla riqualificazione degli impianti di risalita e quindi al rilancio turistico del Bondone. Ma come si attuerà il nuovo intervento provinciale auspicato dagli impiantisti? «E' stata avanzata l'ipotesi di una "pubblicizzazione" delle funivie trentine» ha ricordato Bertoli alla commissione riunita per un aggiornamento sul piano di rilancio del Bondone. «In questo momento non ci sono altre proposte in campo. Ma ora attendiamo il varo della nuova giunta per capire l'orientamento della Provincia». Parole esplicite quelle di Bertoli che con il padre Ernesto è titolare dell'«impero» Folgarida-Marilleva. Parole che pesano, sebbene oggi la società solandra non navighi in buone acque dopo il disastroso investimento immobiliare nella zona aeroportuale di Venezia. Quella degli impianti a fune sarà allora una delle prime patate bollenti che il rieletto presidente Dellai si troverà tra le mani. Un nodo difficile da sciogliere, ma che in Val d'Aosta e Friuli è stato scaricato sull'ente pubblico. «Nelle due regioni autonome - ha ricordato Bertoli - i governi locali hanno acquisito la proprietà degli impianti tramite due società pubbliche, Finaosta e Promotur, e ora li gestiscono accollandosi le spese di investimento e manutenzione». Sono proprio questi costi a preoccupare gli imprenditori trentini della neve. «Oggi - ha continuato riferendosi al caso Trento Funivie - facciamo fatica a rientrare delle spese di investimento, sempre più alte per il loro costante riammodernamento. Con i ricavi degli skipass facciamo fronte ai costi di gestione, ma non agli ammortamenti e al rientro dei debiti». La questione interesserebbe molti operatori tanto che nelle settimane scorse il presidente di Trentino Sviluppo Paolo Mazzalai, prima, e l'ex assessore all'industria Marco Benedetti, poi, avevano lanciato l'ipotesi di una «scatola» pubblica dove metter gli impianti per farli poi gestire a società private. «Noi - ha confermato Bertoli - abbiamo la professionalità e l'esperienza per la gestione». In un sol colpo si potrebbero superare i rigidi vincoli europei al finanziamento pubblico delle imprese, che oggi impediscono l'assegnazione di contributi superiori al 12,5% degli investimenti. Quello del sostegno pubblico è un tema caldo anche per il Bondone. Dopo l'assegno di tre milioni di euro staccato in agosto da Trentino Sviluppo e Comune per coprire parte dei debiti di Trento Funivie, l'ultimo protocollo d'intesa tra proprietà pubblica, il Comune di Trento, e quella privata, Funivie Folgarida Marilleva, prevedeva uno stanziamento di altri tre milioni a fronte dell'avvio dei lavori per la realizzazione dell'impianto Vanezze-Montesel, ultima tranche di investimenti per il rilancio del Bondone. Ma nell'intricato gioco dei vincoli reciproci, Trento Funivie aveva chiesto più contributi provinciali (fino al 30%) garantiti dal passaggio allo status di stazione sciistica locale. Peccato che le norme europee escludano il Bondone in virtù di una percentuale di skipass plurigiornalieri superiore al 15% del totale. Ecco che allora anche il futuro del turismo in Bondone - una stazione di «slow ski» dalle buone potenzialità come ha detto ieri Bertoli - dipendono da una partita più grande che si giocherà nei prossimi mesi tra le piste da sci e piazza Dante.

L’Adige 14/11/2008