11.10.08

Predazzo. Pista da sci «Torre di Pisa»: si può fare

La Regola Feudale ha dato il suo secondo assenso alla società Latemar 2200. I lavori inizieranno a metà luglio. Bruno Bosin critico: «Non serve. Esiste già un tracciato difficile»

Pur con qualche distinguo e con una articolata serie di prescrizioni, il consiglio di amministrazione della Regola Feudale di Predazzo ha deciso, mercoledì scorso, di autorizzare la società di impianti Latemar 2200 a realizzare la nuova pista «Torre di Pisa», che è in programma, nel prossimo anno, sul monte Feudo e che andrà ad occupare una vasta area montana di proprietà della stessa Regola. Un assenso preliminare era già stato espresso dal precedente consiglio nel 2004. Poi la Latemar ha acquisito tutti i pareri dei servizi provinciali per chiedere alla fine la definitiva autorizzazione dell'ente proprietario, il cui consiglio in carica ha effettuato un accurato sopralluogo in zona lo scorso mese di luglio. Già la Provincia (assieme ai Bacini Montani ed alla Tutela del Paesaggio) ha fissato una serie di condizioni: scavi e riparti modellati, rifacimento del manto erboso e rinverdimento della zona interessata, lavori da effettuare non prima del 15 luglio, per non disturbare il gallo forcello, mantenimento in superficie del ruscello che scorre nella zona e che non va intubato, limitazione degli scavi al minimo indispensabile, ripristino degli argini del torrente, con il mantenimento del suo aspetto naturalistico. Il consiglio ci ha aggiunto del suo: diniego assoluto alla posa di paravalanghe (in caso contrario, l'autorizzazione potrebbe essere revocata), la garanzia che la teleferica che serve il rifugio Torre di Pisa possa continuare a funzionare, il ripristino delle strade di montagna interessate, secondo le prescrizioni del custode forestale, la garanzia che saranno rifusi eventuali danni al territorio per possibili smottamenti, la sistemazione, a fine lavori, delle strade danneggiate, il taglio, l'allestimento ed il trasporto alla piazza «Col de la Lasta» delle 250 piante che dovranno essere eliminate, la messa a dimora di 5.000 nuove piantine, il ripristino del manto erboso. Per quanto riguarda l'affitto, è stato stabilito nella misura di 0,10 euro a metri quadrato. Complessivamente circa 6.000 euro all'anno, visto che la pista, lunga 1.530 metri, occuperà una superficie di poco meno di sei ettari. Inoltre, la Latemar dovrà versare 1.500 euro per la servità relativa all'impianto di innevamento e 15.000 euro una tantum per i danni inevitabilmente provocati dal cantiere. Le condizioni saranno discusse insieme alla società e quindi torneranno in consiglio per l'approvazione definitiva. Perplesso Bruno Bosin, il quale la ha giudicata «una pista che non serve. Già» ha commentato «esiste una pista difficile. Ora se ne fa un'altra altrettanto impegnativa, fine a se stessa, forse solo con finalità di carattere agonistico». Dichiarandosi inoltre sconcertato per come viene gestita (ma la Latemar nel caso specifico non c'entra nulla ndr) la zona ricettiva di Gardonè, «con palme» ha sottolineato «che fanno venire l'orticaria, anacronistiche e fuori posto. E' inutile parlare di tutela della montagna e poi effettuare questi tipi di scelte. Oltre tutto da parte di persone dell'Alto Adige, che nella loro terra si comportano in maniera del tutto diversa». La delibera è stata comunque alla fine approvata all'unanimità.

L'Adige, 10/10/2008

Panarotta spa vuole denaro dai comuni

Per riaprire gli impianti servono 450 mila €, ma i sindaci rispondono picche al presidente
Saranno i Comuni a consentire la riapertura degli impianti per la stagione invernale in Panarotta? Detengono il 95% del capitale societario e durante l'assemblea annuale del 24 ottobre 2007 avevano approvato un aumento fino a 6 milioni di euro, ma da allora ad oggi non hanno versato un centesimo. Dal canto suo, il presidente Maurizio Fontanari fa sapere che serve assolutamente denaro fresco, che il fabbisogno per coprire la stagione 2008-2009 si aggira sui 450.000 euro. Provvederanno i Comuni a coprirlo per intero? Entreranno in società nuovi privati, verseranno parte del fabbisogno quelli che già oggi vi si trovano? Ai soci ha inviato una lettera in cui li informa che il cda di Nuova Panarotta spa del 29 settembre scorso ha deciso di chiedere loro le sottoscrizioni decise un anno fa. I sindaci soci hanno fatto il punto mercoledì pomeriggio, ne mancavano pochi. Si dicono perplessi, alcuni puntano i piedi, versare altro denaro non sarà per loro agevole. «E in quale forma lo potremo fare - si chiede Marco Osler , il sindaco facente funzione a Pergine, il maggiore azionista - se si pensa ad un contributo straordinario ce lo vieta la legge. Se si pensa all'aumento del capitale sociale è da verificare la nostra capacità di indebitamento sul bilancio comunale e dovremo confrontarci al nostro interno». La cifra sul tavolo all'incontro è di 200.000 euro, 150.000 eventualmente a carico dei Comuni e 50.000 da ricercare tra privati. «Se c'è un privato che vuole gestire la società si faccia avanti, noi siamo ben favorevoli», dice Osler, a sorpresa. Da anni nessun Comune si esprime in tali termini. Antonio Valentini , sindaco di Tenna ed espressione dei piccoli Comuni in Nuova Panarotta spa, dice: «Noi per salvare la stagione 2008-2009 potremmo esserci ancora, vista la ricaduta che la Panarotta ha sull'economia della vallata, però deve esserci un nuovo investimento anche da parte privata». Il suo non è un «sine qua non» esplicito, ma comunque chiaro. Della medesima opinione è Carlo Stefenelli , sindaco a Levico e assai attivo in questi giorni circa la mancanza di liquidità della spa guidata da Fontanari. «È impensabile che il nuovo sostegno finanziario alla società sia tutto in capo all'ente pubblico, mentre in altre realtà del Trentino, vedi gli impianti in Paganella, c'è la forte presenza del capitale privato. Il vantaggio di avere in casa la stazione sciistica va ad albergatori, commercianti e indotto, bisogna dunque che nasca una sinergia reale tra noi e loro, non solo a parole. A tutti sta a cuore il salvataggio della Panarotta e c'è il nuovo impianto a fune in ballo, ma noi siamo amministratori di patrimonio pubblico e non possiamo gettare i soldi alle ortiche».

«Non chiediamo soldi per coprire il buco»
Maurizio Fontanari è presidente di Nuova Panarotta spa. In quale situazione si trova la società? «Siccome chiude da due anni con un deficit stagionale di 450 mila euro e penso che anche nella prossima si rimarrà su questo sbilancio, ci servono almeno 450.000 euro per iniziare. La società non può indebitarsi più se non ha un piano di rientro dalle esposizioni, stante anche il fatto che non ci possiamo affidare agli incassi presunti sulla stagione 2008-2009. Per tale motivo chiedo ai soci di conoscere quando pensano di aderire all'aumento del capitale sociale che essi stessi hanno approvato nell'assemblea del 2007 e con quali somme». Qualcuno di loro ha aderito, fino ad oggi? «Nessuno, pur detenendo il 95% del capitale sociale» E tra i privati? «Ci sono dei contatti, ma penso ad interlocutori come Levico Terme spa, ai privati che hanno investito a Vetriolo, ad aziende che vivono di turismo e del suo indotto nella zona dei laghi». E se il denaro fresco non arriva, che pensa di fare? «Convocherò l'assemblea straordinaria dei soci, anticipando che non intendo chiudere gli impianti, ma precisando che per aprire la stagione serve una somma che copra i costi previsti per la normale gestione. Non possiamo più chiedere ulteriori fidi bancari senza un piano di rientro a garanzia. Il nostro è un problema di cash flow, in quanto il patrimonio della società è consistente e sufficiente, non abbiamo ipoteche, ma non vorrei ridurlo». Perchè la spa accumula deficit ogni anno? «La nostra società, partecipata a stragrande maggioranza del capitale dai comuni della zona, è stata concepita come struttura sportiva a favore delle comunità locali ed è strutturalmente in perdita fino a quando non si arriverà al fatidico rilancio mediante l'impianto funiviario Levico-Vetriolo-Panarotta. È per tale motivo che teniamo in vita la società. Finite le risorse, il cda s'è rivolto ai soci per chiedere un adeguamento delle risorse finanziarie per continuare l'attvità. Preciso che non si tratta di trovare denaro per coprire le perdite, ma di sottoscrivere quote di capitale».

L'Adige, 10/10/2008