La Regola Feudale ha dato il suo secondo assenso alla società Latemar 2200. I lavori inizieranno a metà luglio. Bruno Bosin critico: «Non serve. Esiste già un tracciato difficile»
Pur con qualche distinguo e con una articolata serie di prescrizioni, il consiglio di amministrazione della Regola Feudale di Predazzo ha deciso, mercoledì scorso, di autorizzare la società di impianti Latemar 2200 a realizzare la nuova pista «Torre di Pisa», che è in programma, nel prossimo anno, sul monte Feudo e che andrà ad occupare una vasta area montana di proprietà della stessa Regola. Un assenso preliminare era già stato espresso dal precedente consiglio nel 2004. Poi la Latemar ha acquisito tutti i pareri dei servizi provinciali per chiedere alla fine la definitiva autorizzazione dell'ente proprietario, il cui consiglio in carica ha effettuato un accurato sopralluogo in zona lo scorso mese di luglio. Già la Provincia (assieme ai Bacini Montani ed alla Tutela del Paesaggio) ha fissato una serie di condizioni: scavi e riparti modellati, rifacimento del manto erboso e rinverdimento della zona interessata, lavori da effettuare non prima del 15 luglio, per non disturbare il gallo forcello, mantenimento in superficie del ruscello che scorre nella zona e che non va intubato, limitazione degli scavi al minimo indispensabile, ripristino degli argini del torrente, con il mantenimento del suo aspetto naturalistico. Il consiglio ci ha aggiunto del suo: diniego assoluto alla posa di paravalanghe (in caso contrario, l'autorizzazione potrebbe essere revocata), la garanzia che la teleferica che serve il rifugio Torre di Pisa possa continuare a funzionare, il ripristino delle strade di montagna interessate, secondo le prescrizioni del custode forestale, la garanzia che saranno rifusi eventuali danni al territorio per possibili smottamenti, la sistemazione, a fine lavori, delle strade danneggiate, il taglio, l'allestimento ed il trasporto alla piazza «Col de la Lasta» delle 250 piante che dovranno essere eliminate, la messa a dimora di 5.000 nuove piantine, il ripristino del manto erboso. Per quanto riguarda l'affitto, è stato stabilito nella misura di 0,10 euro a metri quadrato. Complessivamente circa 6.000 euro all'anno, visto che la pista, lunga 1.530 metri, occuperà una superficie di poco meno di sei ettari. Inoltre, la Latemar dovrà versare 1.500 euro per la servità relativa all'impianto di innevamento e 15.000 euro una tantum per i danni inevitabilmente provocati dal cantiere. Le condizioni saranno discusse insieme alla società e quindi torneranno in consiglio per l'approvazione definitiva. Perplesso Bruno Bosin, il quale la ha giudicata «una pista che non serve. Già» ha commentato «esiste una pista difficile. Ora se ne fa un'altra altrettanto impegnativa, fine a se stessa, forse solo con finalità di carattere agonistico». Dichiarandosi inoltre sconcertato per come viene gestita (ma la Latemar nel caso specifico non c'entra nulla ndr) la zona ricettiva di Gardonè, «con palme» ha sottolineato «che fanno venire l'orticaria, anacronistiche e fuori posto. E' inutile parlare di tutela della montagna e poi effettuare questi tipi di scelte. Oltre tutto da parte di persone dell'Alto Adige, che nella loro terra si comportano in maniera del tutto diversa». La delibera è stata comunque alla fine approvata all'unanimità.
L'Adige, 10/10/2008
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