28.8.08

Inceneritore Sandoz: parla un'ex-dipendente

Riceviamo dal gruppo PartecipAzione Cittadini Rovereto e volentieri pubblichiamo la testimonianza di Anna, ex-dipendente della Sandoz, che racconta la difficile esperienza vissuta come lavoratrice nel laboratorio chimico dell’azienda roveretana.

Dalla testimonianza emerge che Sandoz negli anni ha versato reflui tossici senza depurarli.


Vedi anche:

Sandoz: ti fidi di un'azienda così?

1 commento:

Anonimo ha detto...

IL PM BIASI E IL GIP DIENI SPIEGANO IN ATTICHE L'IMPIANTO FILTRANTEFU DESCRITTO ALL'UFFICIO DEL VIA IN MODO DIFFORME DALLA REALTA'
BIOCHEMIE DEPURAVA LE ACQUE, POI DILUIVA.
TUTTE ARCHIVIATE LE ACCUSE DELL'EX DIPENDENTE, MA PER PRESCRIZIONE

di Luca Zanin
ROVERETO. Le accuse a Biochemie di avere scaricato le acque sporche dello stabilimento di Lizzana non rispettando le norme sulla depurazione, sono state archiviate a dicembre. Ma c’è anòora da dire qualcosa al riguardo.
Un buco nell’acqua - commentò trionfalmente l’azienda chimica del colosso Novartis - per le accuse formulate dall’ex dipendente addetto a suo tempo proprio al depuratore (e licenziato con tanto di strascico giudiziario).
Ebbene, la lettura del documento con cui il sostituto procuratore Fabio Biasi chiede il decreto di archiviazione, e di quello con cui il Gip Maria Teresa Dieni vi provvede, cambia non di poco la luce sotto cui guardare all’intera vicenda. Testualmente il dottor Biasi scri
-ve: «La documentgzione acquisita ha evidenziato che presso l’Ufficio Valutazione Impatto Ambientale della Provincia è stato depositato nel 1996, in allegato alla pratica per l’ampliamento dell’insediamento produttivo, uno stadio in cui si rappresentano le capacità dell’impianto di depurazione nel trattare i reflui del ticlo produttivo. Dallo studio risulterebbe che il depuratore mediamente tratta circa 700 mcih di reflui con un carico inquinante di circa 500 mg/l e una capacità di abbattere il carico inquinante di oltre l’80%. Gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria presso il depuratore della Biochemie e le acquisite schede tecniche di lavorazione hanno evidenziato che nel depuratore entrano mediamente circa 370 mc/h di reflui, ovvero il 50% di quanto dichiarato e che questi reflui hanno un carico inquinante doppio rispetto a quello indicato. Si è rilevato anche che i reflui, dopo essere stati depurati, vengono mescolati - prima dello scarico nel condotto comunale - alle acque dei cicli di raffreddamento o di altre lavorazioni, diluendo in tal modo le concentrazioni d’inquinanti in essi contenute. Infme si è accertato che mediamente viene prelevata dal sottosuolo attraverso i pozzi autorizzati una quantità d’acqua superiore a quella autorizzata».
La diluizione dei reflui trattati - aggiunge Biasi - è vietata dalla normativa provinciale se viene effettuata con acqua «prelevata allo scopo», ipotesi che il Pm giudica molto realistica per il caso Biochemie (vista anche la mole d’acqua utilizzata) ma non provata, perchè in realtà si ricorre a una «controllata miscellanea di reflui parzialmente depurati con altri scarichi provnienti da altri reparti».
ll giudice delle indagini preliminari rileva in ultimo che Biochemie non disse tutta la verità alla Provincia, ma archivia il reato di falso ideologico per intervenuta prescrizione (è passato troppo tempo). Prescritto anche il «denunciato superamento dei limiti di scarico».

ROVERETO. Biochemie, oggi Sandoz, ha investito a Rovereto 50 milioni di euro in 8 anni per impianti capaci di garantire il rispetto dell’ambiente. Su questo non ci piove. La vicenda giudiziaria conclusasi lo scorso dicembre va però interpretata con onestà intellettuale. L’azienda, nel commentare la decisione di archiviare del Gip Dieni, diffuse una nota citando un passaggio testuale: «Non sussistono, alla luce della documentazione in alti e di quella prodotta dagli indagati in udienza, elementi concreti atti a far ritenere ad opera della società Biochemie spa una falsa rappresentazione della realtà». Ineccepibile, ma non si disse che prima delle frase in questione si legge «Per quanto riguarda invece la nuova
richiesta di autorizzazioni nell’anno 2001....». Significa che nel 2001 fu rinnovata la documentazione inviata al Via provinciale e che quelle carte sono ineccepibili. Ma la vicenda sollevata dal dipendente poi vittorioso (in primo grado) nella causa per mobbing intentata all’ex datore di lavoro, si riferiva ad annualità precedenti. E su quelle il testo della richiesta di archiviazione e del decreto che archivia sono chiarissimi per quanto succinti: Biochemie - che chiedeva di ampliare l’azienda - descrisse alla Provincia il depuratore in maniera diversa dalla realtà. E Biochemie stessa diluiva (pur non essendo stato provato alcun reato) le acque in uscita dal depuratore, prima di gettarle nel pubblico alveo.
11 Pm Biasi e il Gip Dieni spiegano in all che l’impianto lihininte lii descritto all’ufficio del Via in modo diffonne daJla realtà Biochemie depurava le acque, poi diluiva Tutte archiviate le accuse dell’e’ dpendente, maperprescrizione
Il grande depuracore della Biochemie a Lizzana (foto Fiorini)
Solo nel 2001 documentazione ok
Vittoria giudiziaria «di Pirro» per la grande azienda chimica

DALL'ARTICOLO SI VEDE CHE:
1) LA SANDOZ DESCRISSE FALSAMENTE L'IMPIANTO DI DEPURAZIONE ALLA PROVINCIA (LI PRESE PER I FONDELLI)COMPIENDO IL REATO DI FALSO IDEOLOGICO;
2) LA SANDOZ DILUIVA GLI SCARICHI INQUINATI CON ACQUA PULITA PRELEVATA DAI POZZI IN QUANTITA' NON AUTORIZZATA;
3) LA SANDOZ SE L'E' CAVATA PER PRESCRIZIONE!

QUESTO E' LA SANDOZ. COMPLIMENTONI!!!