Non c'è solo il consiglio circoscrizionale di Marco a invocare lo stop del progetto della ferrovia ad alta capacità. Adesso scendono in campo anche le mamme, preoccupate per una megaopera che, stando ai dati diffusi fino ad oggi, rischia di trasformare il paese dei loro sogni in un incubo polveroso, rumoroso e invivibile.
«Abbiamo fatto un sondaggio tra di noi - raccontato le rappresentanti di un comitato che, in verità, non è stato costituito ma che potrebbe esserlo a breve - e abbiamo capito che abbiamo tutte una gran paura. Purtroppo di questa cosa non si sapeva nulla, non c'è stata informazione a parte un incontro dei No Global. Avremmo gradito che i tecnici, che gli addetti ai lavori avessero avvisato la popolazione e spiegato bene il progetto fin nei dettagli».
Insomma, la prima denuncia è che le famiglie sono state lasciate all'oscuro di tutto. Adesso che la Tac è emersa in tutta la sua invadente presenza si rischia di andare ad uno scontro istituzionale senza precedenti. «Per forza. Qui non si tratta di partiti politici ma della nostra salute, anzi di quella dei nostri figli. Nessuno ci ha chiesto un parere ed ora noi raccoglieremo firme e siamo pure disposte a scendere in piazza. Non è giusto. Tra noi mamme c'è chi ha fatto l'investimento della vita. Io - spiega, per esempio, Tiziana - tre anni fa ho deciso di comperare un appartamento con giardino qui a Marco proprio per essere lontano dal centro, in una zona verde e tranquilla dove crescere i miei figli. Solo ora scopro che diventerà uno scempio, che mi passeranno dei supertreni a tutta velocità davanti alla finestra, che per 25 anni abiterò accanto da un megacantiere, che i miei bambini respireranno polvere. Si ammaleranno di tumore? Perché il rischio credo sia forte».
Al di là delle varie posizioni politiche pro o contro, dunque, pesa sulla gente, chiamiamola così normale, l'impatto «sanitario» di un'opera che spaventa davvero. Fino ad ora, gli elementi di dubbio erano rappresentati dal rischio idrogeologico, dai milioni di tonnellate di metri cubi di materiale da riporto, dai costi esagerati per realizzare la nuova ferrovia e dalla reale necessità di violare un territorio per un impianto che, magari, tra due decenni non userà nessuno.
Adesso, come detto, emerge un'altra preoccupazione molto sentita: la vivibilità invocata dalle mamme. «Ci sentiamo prese in giro. Purtroppo non possiamo andarcene da Marco perché molte di noi hanno appena acceso un mutuo e quando ci sarà la possibilità di vendere le nostre case non varranno niente proprio perché si troveranno in mezzo ad un cantiere. Ma ci chiediamo: dov'è il parco giochi che il Comune ci aveva promesso? Dov'è il parco dei Lavini? Dov'è la possibilità di abitare vicino a spazi verdi e senza la paura di respirare sempre e comunque veleni? Vogliamo delle risposte ma soprattutto vogliamo che si blocchi questo scempio. Purtroppo ci siamo rese conto che non contiamo niente, noi come mamme, le famiglie, i cittadini in genere. Perché è uno schifo sentirci dire che la Tac si farà perché ha deciso l'Europa da sola, senza interpellare chi vive in mezzo al tracciato che qualcuno in alto ha deciso di destinare ad una megaferrovia».
Rabbia, dunque, ma rassegnazione mai. Le mamme di Marco hanno deciso di non arrendersi anche se sanno benissimo che sarà dura strappare un no definitivo all'alta capacità. Però ci proveranno, spinte dal sacro fuoco di chi vive in funzione del futuro dei propri figli.
«Abbiamo fatto un sondaggio tra di noi - raccontato le rappresentanti di un comitato che, in verità, non è stato costituito ma che potrebbe esserlo a breve - e abbiamo capito che abbiamo tutte una gran paura. Purtroppo di questa cosa non si sapeva nulla, non c'è stata informazione a parte un incontro dei No Global. Avremmo gradito che i tecnici, che gli addetti ai lavori avessero avvisato la popolazione e spiegato bene il progetto fin nei dettagli».
Insomma, la prima denuncia è che le famiglie sono state lasciate all'oscuro di tutto. Adesso che la Tac è emersa in tutta la sua invadente presenza si rischia di andare ad uno scontro istituzionale senza precedenti. «Per forza. Qui non si tratta di partiti politici ma della nostra salute, anzi di quella dei nostri figli. Nessuno ci ha chiesto un parere ed ora noi raccoglieremo firme e siamo pure disposte a scendere in piazza. Non è giusto. Tra noi mamme c'è chi ha fatto l'investimento della vita. Io - spiega, per esempio, Tiziana - tre anni fa ho deciso di comperare un appartamento con giardino qui a Marco proprio per essere lontano dal centro, in una zona verde e tranquilla dove crescere i miei figli. Solo ora scopro che diventerà uno scempio, che mi passeranno dei supertreni a tutta velocità davanti alla finestra, che per 25 anni abiterò accanto da un megacantiere, che i miei bambini respireranno polvere. Si ammaleranno di tumore? Perché il rischio credo sia forte».
Al di là delle varie posizioni politiche pro o contro, dunque, pesa sulla gente, chiamiamola così normale, l'impatto «sanitario» di un'opera che spaventa davvero. Fino ad ora, gli elementi di dubbio erano rappresentati dal rischio idrogeologico, dai milioni di tonnellate di metri cubi di materiale da riporto, dai costi esagerati per realizzare la nuova ferrovia e dalla reale necessità di violare un territorio per un impianto che, magari, tra due decenni non userà nessuno.
Adesso, come detto, emerge un'altra preoccupazione molto sentita: la vivibilità invocata dalle mamme. «Ci sentiamo prese in giro. Purtroppo non possiamo andarcene da Marco perché molte di noi hanno appena acceso un mutuo e quando ci sarà la possibilità di vendere le nostre case non varranno niente proprio perché si troveranno in mezzo ad un cantiere. Ma ci chiediamo: dov'è il parco giochi che il Comune ci aveva promesso? Dov'è il parco dei Lavini? Dov'è la possibilità di abitare vicino a spazi verdi e senza la paura di respirare sempre e comunque veleni? Vogliamo delle risposte ma soprattutto vogliamo che si blocchi questo scempio. Purtroppo ci siamo rese conto che non contiamo niente, noi come mamme, le famiglie, i cittadini in genere. Perché è uno schifo sentirci dire che la Tac si farà perché ha deciso l'Europa da sola, senza interpellare chi vive in mezzo al tracciato che qualcuno in alto ha deciso di destinare ad una megaferrovia».
Rabbia, dunque, ma rassegnazione mai. Le mamme di Marco hanno deciso di non arrendersi anche se sanno benissimo che sarà dura strappare un no definitivo all'alta capacità. Però ci proveranno, spinte dal sacro fuoco di chi vive in funzione del futuro dei propri figli.
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