9.10.08

Sandoz: chi controlla il bruciatore?

Affollato incontro pubblico ieri sera a Lizzana: gli abitanti chiedono dati certi

Non c'è alcun dubbio. A Lizzana, ma non solo, la preoccupazione per la salute pubblica e per l'inquinamento derivante dalle emissioni delle attività presenti in zona industriale è sempre molto elevata. Dimostrazione ne è la massiccia partecipazione all'incontro pubblico di ieri sera, organizzato dalla Circoscrizioni «Lizzana-Mori ferrovia» e «Rovereto sud» per avere maggiori informazioni sul bruciatore della Sandoz. Presenti i vertici della Sandoz (l'amministratore delegato Helmut Wagner ed il direttore Agostino Peroni), i tecnici dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) e l'esperto «super partes» contattato dalle Circoscrizioni, il professore universitario Erasmo Venosi, che è anche vicepresidente della Commissione ministeriale per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale. Insieme a loro i presidenti delle circoscrizioni «Centro» (Massimo Zenatti) e «Sacco-San Giorgio (Leone Manfredi), consiglieri circoscrizionali, lo staff dei Verdi in forza (da Marco Boato a Pozzer, Finocchiaro e Donata Loss), anche l'assessore comunale alle finanze Paolo Farinati, che ha assistito alla serata. Il progetto presentato dalla Sandoz di bruciare anche i reflui dei solventi nel suo bruciatore (che già esiste, anzi sono due perché uno si attiva quando l'altro non va) non presenta anomalie. Lo hanno «certificato» i tecnici dell'Appa. È toccato all'ingegner Giancarlo Anderle illustrarne i contenuti, precisando che «con la delibera del 5 settembre scorso si è esaurita la prima delle tre procedure autorizzatorie, nella quale è stato interpellato il Comune, nelle successive potranno intervenire anche le altre istituzioni». L'ingegner Peroni, direttore della Sandoz, ha illustrato nei dettagli il progetto di cocombustione, ricordando come l'azienda acquisti da Trentino Servizi vapore da cogenerazione e che i processi produttivi prevedono l'uso di solventi organici non clorurati; parte delle miscele non sono recuperabili e contengono acqua e solventi organici non clorurati, che vengono trattati (circa 2000 tonnellate all'anno, ndr) nel bruciatore». Molto atteso l'intervento del professor Venosi, che dopo essersi scusato per aver dimenticato le «slides» da proiettare in treno, nel suo intervento (spesso molto, forse troppo, tecnico) ha spiegato i vari passaggi autorizzatori provisti dalle normative, precisando che «il sindaco più chiedere ulteriori tutele rispetto a quanto stabilito dalla Valutazione d'impatto ambientale (Via, ndr). L'assenza di cloro e di precursori nei reflui esclude l'emissione di diossine». Interessanti gli interventi in sala. Per Paolo Michelotto («PartecipAzione Cittadini») «la Sandoz ha stabilimenti in Austria ed in molti altri Paesi, chi ci garantisce che non arrivino da questi stabilimenti rifiuti che verranno smaltiti a Rovereto? Nella storia dell'azienda ci sono episodi poco piavevoli; nel 1986 in Sviezza ha causato un disastro ambientale di vaste proporzioni. Se domani lei, ingegner Peroni, decidesse di far arrivare un camion di reflui dall'Austria chi potrebbe contrallarla? L'Appa o un carabiniere fuori dallo stabilimento?». «Siamo persone serie, sono in Sandoz da 31 anni, sia un'azienda eticamente coretta, vi potete fidare», questa la replica. Marco Dellabernardina, vicepresidente della Circoscrzione di Lizzana, ha attaccato l'Appa: «Sono felice che ci dicano che non c'è da preoccuparci per il bruciatore della Sandoz ma mi chiedo: perché prima di esprimere il parere favorevole in Consiglio comunale, l'Amministrazione non ha informato la popolazione di Lizzana e neppure la Circoscrizione? Ai tecnici dell'Appa chiedo perché i dati sull'inquinamento della Marangoni che ci hanno inviato risalgono al 2001? Perché non c'è un monitoraggio della nostra zona industriale? Lo stiamo chiedendo da anni, quello che si chiede è una tutela della popolazione di Lizzana; non abbiano niente contro la Sandoz ma qualcuno dovrebbe spiegarci perché, quando piove, nell'acqua piovana c'è tantissima fuliggine?». Claudio D'Ingiullo ha ricordato che «25 anni fa l'allora sindaco Michelini premiò la Filtrati perché aveva piantato dieci alberi. Io critico la Provincia perché fa passare le decisioni sempre sopra la nostra testa. Abbiamo avuto tre incendi della Marangoni senza che si muova nulla, cosa si aspetta? Abito qui da 28 anni ed i problemi sono sempre gli stessi. Quando avremo delle risposte ai nostri timori?».

L'Adige, 08/10/2008

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