9.10.08

Rovereto. Adesso la zona industriale fa più paura

Dubbi all'incontro di martedì: "vogliamo i dati su polveri e tumori nella zona sud della città"

«Ovviamente la salute dei cittadini roveretani ci sta a cuore e ci adopereremo al meglio per tutelarla. Appena entrerò nel pieno delle mie funzioni chiederò con chi di dovere l'attivazione di tutti gli strumenti di controllo e di monitoraggio della qualità dell'aria nella nostra città». Il neoassessore a vivibilità, arredo urbano, verde e piano della mobilità Roberto Zuccatti non si sottrae al proprio ruolo, pur chiarendo che «l'unica parte che ci competeva in via istituzionale sulla richiesta presentata dalla Sandoz è stata compiuta con la delibera del Consiglio comunale del 27 maggio scorso ma nel proseguo del procedimento sarà possibile acquisire tutti i dati tecnici che consentiranno di avere piena consapevolezza di quello che viene proposto». Il giorno dopo l'affollata assemblea pubblica informativa sul bruciatore della Sandoz la questione legata ai livelli d'inquinamento dell'aria e delle emissioni nell'aria delle attività operanti in zona industriale resta su livelli di attenzione molto elevati. A Lizzana la cittadinanza vive quotidianamente a contatto con le problematiche che Marco Dallabernardina e Claudio D'Ingiullo tra gli altri hanno pubblicamente evidenziato l'altra sera: la presenza dei due inceneritori della Marangoni a due passi dalle case del paese rappresenta una fonte di grande preoccupazione: «i dati forniti dall'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente risalgono al 2001 e gli ultimi monitoraggi svolti qui sulla qualità dell'aria sono di 4-5 anni fa». Dal pubblico si è levata forte una frase a più voci: «È assurdo pensare che con l'elevata concentrazione di fabbriche in una valle così stretta e scarsamente ventilata come la nostra non ci sia un costante controllo dei livelli d'inquinamento dell'aria che respiriamo continuamente». Oggetto di molte critiche l'operato dell'Appa ed anche l'intervento, molto applaudito, del professor Guido Perin, roveretano doc, ancora in attività all'età di 70 anni, direttore del Dipartimento di scienze ambientali all'Università Ca' Foscari di Venezia: «Negli anni '90 facevo parte del gruppo che ha effettuato un monitoraggio dell'emissione delle polveri a Rovereto, che poi non è più andato avanti per motivazioni politiche. La Sandoz ha chiesto alla nostra università un parere dal punto di vista tossicologico e posso affermare che qui non c'è il pericolo di emissione di diossine, che hanno bisogno del cloro per formarsi. Ho sentito che gli ultimi dati sulla qualità dell'aria risalgono al 2001? Ai colleghi dell'Appa, che so essere molto impegnati, chiedo perché non sono più stati fatti questi monitoraggi? Quello che mi sento di suggerire alle Circoscrizioni è di chiedere con forza un nuovo monitoraggio della zona industriale, facciamone uno seriamente, come quello ai tempi dell'Archifar sulle emissioni di rumore, che hanno provocato disturbi e malattie psicosomatiche. Personalmente ho lavorato molto sulla zona industriale, con particolare riguardo ad un'azienda che produceva resine e poi abbiamo scoperto tutto quello che c'era nel sottosuolo di quella fabbrica!». Paolo Miorelli, consigliere circoscrizionale già presidente della Commissione ambiente, ha ricordato che «facevo parte della Circoscrizione quando il professor Perin ci aveva detto di chiedere al Comune la realizzazione di una "barriera verde" per proteggere le nostre case dalle emissioni e dalla vicinanza delle fabbriche; sono passati 35 anni e stiamo ancora aspettando. Quando escono certi fumi l'unica soluzione che abbiamo è chiudere tutto e scappare in montagna». I presidenti delle Circoscrizioni organizzatrici dell'incontro Maurizio Migliarini (Lizzana - Mori ferrovia) ed Alberto Galli (Rovereto sud) non intendono fermasi qui: «Quello di prenderci cura della salute dei cittadini è un compito che spetta all'Amministrazione pubblica, questo per noi era solo il primo momento di approfondimento; la massiccia partecipazione che abbiamo riscontrato rappresenta un ulteriore fattore che c'induce ad andare avanti perché è un nostro diritto sapere quando vengono effettuati i controlli e chiedere che il monitoraggio sia costante perché da nessun'altra parte del Trentino esiste una concentrazione di attività produttive e di lavorazioni con emissioni e produzione di rifiuti pericolosi come nella zona industriale di Rovereto.Tutta la città è coinvolta».

L'Adige, 09/10/2008

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