Il fenomeno tutto italiano dei gruppi d’acquisto solidale, ossia di persone che comprano insieme alimenti biologici direttamente dai produttori, sta crescendo anche in Trentino con La Credenza, un’associazione nata nel 1999 dall’incontro di alcune famiglie del perginese, e che oggi conta quasi quattrocento associati in tutta la Provincia. Questa realtà in crescita, nasce anche da scelte etiche, per favorire i piccoli produttori che garantiscono le biodiversità dell’ambiente, e quindi un’agricoltura alternativa a quella invasiva delle grosse aziende agroindustrali.
Promuovere un nuovo modo di fare acquisti attento e consapevole, è la missione della Credenza, gruppo di acquisto perginese con una portata provinciale, che compra prodotti biologici e promuove il rispetto dell’ambiente e della salute con una serie di iniziative. Domenica scorsa, ad esempio, Marco Adami, a nome della Credenza, ha partecipato al dibattito promosso al Centro sociale Bruno da Officina Ambiente a sostegno del comitato Diritto alla salute della Valle di Non, che ha denunciato l’abuso di pesticidi legati alla monocoltura intensiva delle mele.
Adami ha parlato del rischio del veleno nell’ambiente anche in Valsugana e Val dei Mocheni con la coltivazione ormai su scala industriale dei piccoli frutti. «Occorre essere sempre più consapevoli che l’acquisto di un prodotto anziché di un altro, causa delle scelte che incidono sull’ambiente e sulla salute delle persone - spiega Giorgio Perini, presidente della Credenza - noi abbiamo scelto una ventina di piccoli produttori biologici trentini, che fanno fatica a resistere per la concorrenza con le grosse aziende. In questo modo sosteniamo un sistema produttivo che attraverso la coltivazione biologica riduce l’impatto ecologico, e nello stesso tempo, ricostruiamo i rapporti tra produttori e utilizzatori, li chiamiamo così anziché consumatori, termine questo che dà l’idea di un atteggiamento volto a sfruttare le risorse».
La vostra è quindi una scelta etica? «Assolutamente sì: contro le multinazionali che hanno come unica finalità il profitto vogliamo tornare a controllare il sistema produttivo con un rapporto diretto con le singole aziende. E stiamo sempre più incidendo sulla realtà produttiva degli agricoltori perché con i nostri soci ormai possiamo garantire un mercato sicuro e per soddisfare le nostre esigenze molti sono incoraggiati a passare dalla coltivazione convenzionale a quella biologica certificata».
Qual è il vostro socio tipo? «Come età spazia dai venti agli ottanta anni, mentre ciò che accomuna un po’ tutti è un’elevata sensibilità verso l’ambiente e le persone, unita alla voglia di essere protagonisti attivi delle proprie scelte, senza subire passivamente quelle imposte da altri».
Promuovere un nuovo modo di fare acquisti attento e consapevole, è la missione della Credenza, gruppo di acquisto perginese con una portata provinciale, che compra prodotti biologici e promuove il rispetto dell’ambiente e della salute con una serie di iniziative. Domenica scorsa, ad esempio, Marco Adami, a nome della Credenza, ha partecipato al dibattito promosso al Centro sociale Bruno da Officina Ambiente a sostegno del comitato Diritto alla salute della Valle di Non, che ha denunciato l’abuso di pesticidi legati alla monocoltura intensiva delle mele.
Adami ha parlato del rischio del veleno nell’ambiente anche in Valsugana e Val dei Mocheni con la coltivazione ormai su scala industriale dei piccoli frutti. «Occorre essere sempre più consapevoli che l’acquisto di un prodotto anziché di un altro, causa delle scelte che incidono sull’ambiente e sulla salute delle persone - spiega Giorgio Perini, presidente della Credenza - noi abbiamo scelto una ventina di piccoli produttori biologici trentini, che fanno fatica a resistere per la concorrenza con le grosse aziende. In questo modo sosteniamo un sistema produttivo che attraverso la coltivazione biologica riduce l’impatto ecologico, e nello stesso tempo, ricostruiamo i rapporti tra produttori e utilizzatori, li chiamiamo così anziché consumatori, termine questo che dà l’idea di un atteggiamento volto a sfruttare le risorse».
La vostra è quindi una scelta etica? «Assolutamente sì: contro le multinazionali che hanno come unica finalità il profitto vogliamo tornare a controllare il sistema produttivo con un rapporto diretto con le singole aziende. E stiamo sempre più incidendo sulla realtà produttiva degli agricoltori perché con i nostri soci ormai possiamo garantire un mercato sicuro e per soddisfare le nostre esigenze molti sono incoraggiati a passare dalla coltivazione convenzionale a quella biologica certificata».
Qual è il vostro socio tipo? «Come età spazia dai venti agli ottanta anni, mentre ciò che accomuna un po’ tutti è un’elevata sensibilità verso l’ambiente e le persone, unita alla voglia di essere protagonisti attivi delle proprie scelte, senza subire passivamente quelle imposte da altri».
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