30.7.09

Anche in Trentino le vacche mangiano soia Ogm


Pubblichiamo dalla newsletter di Ecce Terra, il sito curato da Nimby trentino, questo interessante approfondimento sugli OGM.


Anche in Trentino le vacche mangiano soia Ogm

E i Trentini cosa mangiano?

Comunicato stampa - 29 luglio 2009

Segnaliamo alcuni interessanti approfondimenti su “filiera corta” e “lunga” del prof. Michele Corti in cui vengono evidenziate alcune macroscopiche anomalie e contraddizioni che ovviamente riguardano anche il Trentino:

- Buy local? Sì, ma... - Caseus n° 2, marzo-aprile 2009;

- Quel latte è "troppo" naturale. Non si deve bere - Porthos n° 33-34, 2009;

- Gli impatti della soia.

Ampio spazio è stato dedicato alla protesta di Coldiretti che lamenta la dubbia o impropria provenienza (e la qualità) di ortaggi, latte, carne ecc.

Ma riguardo a “indicazioni sulla provenienza… tracciabilità… qualità dei prodotti…” non si dovrebbe dimenticare quali sono provenienza, tracciabilità e qualità dei concentrati con cui si cibano gli animali da allevamento.

A proposito di carne, è noto che la gran parte delle mucche trentine si ciba di mangimi composti di soia ed è anche noto che di soia naturale (no Ogm) ce n’è sempre meno. Gli ultimi dati sul consumo di soia nazionale ci dicono che siamo intorno al 5%.

Secondo i dati Fao più recenti (2005), sommando farina di soia e soia l’Italia ha importato: dall’Argentina il 46%, dal Brasile il 41%, dal Paraguay l’8%, dagli Usa il 3%.

In Brasile, la soia proviene sempre più dal Mato Grosso. Quel Brasile di Lula, affamato di materia prima, ha fatto enormi impianti per produrre farina di soia. Un altro produttore ed esportatore emergente è il Paraguay (leggi doc uno - due - tre). Gli impianti nati brasileros sono oggi in mano alle solite multinazionali (leggi doc uno - due - tre - quattro - cinque) e prendono il posto dei ranch.

In Argentina la situazione vede la distruzione di ampi territori della regione del Chaco, in Paraguay stanno sparendo le foreste a nord (le ultime) nel Paraná, in Brasile si erode la savana e la foresta amazzonica. Ovunque si consumano le riserve di acqua, con elevatissimi consumi.

La soia zootecnica è un business, si estrae con l’esano, un solvente tossico. Per coltivare la soia servono grandi quantità di acqua (leggi doc). In Amazzonia la attingono dalla falda più profonda e grande esistente al mondo (leggi doc uno - due), formatasi in millenni di anni, portando un altro duro colpo agli equilibri naturali di quella vasta regione, polmone del mondo (leggi doc). Inoltre in Brasile ci sono dai 100.000 ai 200.000 schiavi (stima approssimativa) che lavorano nelle fazendas, comprese quelle della soia.

Dunque, in un mondo sempre più piccolo e globale, soia vuol dire Ogm e anche in Trentino le vacche mangiano soia Ogm.

In misura maggiore dove c'è la monocoltura del mais, come a Fiavè, perché il mais è povero di proteina; ma le alte produzioni attuali fanno ricorrere alla soia anche dove usano fieno.

La nostra carne, il nostro latte sono soia Ogm trasformata in macchine da latte e bistecche che direttamente o indirettamente causano l'erosione della foresta pluviale e la schiavitù. Parliamo di etica, a volte per essere garbati e dimostrarci sensibili, ma quando diciamo che il latte di malga, quello della filiera corta davvero, è etico diciamo una cosa che è più vera, più forte, più reale di quanto siamo in grado di concepire.

Il sistema mondiale della soia zootecnica è un sistema di distruzione dell'ambiente e di iniquità sociale. Il gioco lo conducono le multinazionali dei pesticidi.

Bisogna dire ai consumatori che un latte e una carne sostenibili, per chi vuole continuare a mangiarne, devono essere fatti senza soia, “naturalmente” Ogm.

Qui altri documenti (uno - due) sulla soia Ogm della globalizzazione.

Nessun commento: