5.8.09

Riceviamo dal Comitato per il Diritto alla Salute della Val di Non e di seguito pubblichiamo una lettera inviata dalla Dr.ssa Gentilini Patrizia, famosa oncologa italiana sull'utilizzo di pesticidi in Emilia Romagna. Notate che ad un certo punto si dice che il consumo di pesticidi in quella regione è di 5,7 kg/ha, pensate che in Val di Non questo dato corrisponde a circa 50kg/ha!


Forlì 1 agosto 2009
Gentile Direttore,

la recente scomparsa di giovani e giovanissimi per cancro nel nostro territorio ha riempito le cronache nelle ultime settimane: passata l’emozione del momento e lasciando perdere gli interrogativi che i singoli casi suscitano e su cui anche la Magistratura indaga, vorrei tornare a riflettere su questo tema così scottante. Riconosco che, specie il primo agosto, sarebbe più normale pensare alle ferie e cercare svago e distrazione, ma ci sono purtroppo problemi dai quali non ci si può distrarre, se non altro perché nessuno può ritenersene immune: secondo gli ultimi dati dei Registri Tumori in Italia un uomo su due ed una donna su due è destinato a vedersi diagnosticare un cancro nel corso della vita. Al di là delle benevole favole che qualcuno, da decenni, continua a raccontare e cioè che la soluzione del problema cancro è a portata di mano, che si tratta di un effetto legato solo all’ invecchiamento, che fra 10 anni nessuna donna più morirà per cancro alla mammella, la realtà è ben altra ed è sotto gli occhi di tutti. Di fatto l’età di insorgenza dei tumori si è abbassata straordinariamente: da una recente ricerca risulta che in Italia gli interventi per cancro alla mammella in età giovane sono cresciuti in sei anni del 28.6%, e se da un lato diminuisce l’incidenza dei tumori correlati al fumo, specie nei maschi, sta drammaticamente aumentando l’incidenza di tumori che nulla o quasi hanno a che fare col tabagismo: linfomi, leucemie, cancro a rene, pancreas, prostata, tumori cerebrali ormai sempre più correlati anche con l’uso del telefonino… I tumori nell’infanzia poi sono in drammatico aumento: in Italia +2% annuo (doppio rispetto alla media europea) e tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo. Vorrei anche ricordare che l’incremento di cancro è solo la punta dell’iceberg del danno complessivo alla salute che stiamo recando ai nostri bambini: mi riferisco all’aumento di disturbi neuropsichici, intellettivi, relazionali, del comportamento, fino all’autismo, per non parlare dell’incredibile incremento di patologie allergiche, respiratorie, endocrino-metaboliche, diabete, disturbi alla tiroide, criptorchidismo, ecc. Cosa sta succedendo ? Non sarà che ciò che alcuni medici, spesso definiti “allarmisti”, sostengono da anni è tragicamente vero? Vi invito a fare un semplice ragionamento: cosa mai vi può capitare se camminate in un campo minato? E’ ovvio che tante più mine sono state disseminate tanto più è probabile incapparci e saltare per aria… Così è per il cancro e le “mine” cui mi riferisco sono cancerogeni noti da decenni quali benzene, arsenico, nichel, cromo, cadmio, piombo, diossine, per non parlare di PCB, particolato, pesticidi che continuiamo a riversare intorno a noi e di cui mai nessuno parla, visto che solo la CO2 (che non è un veleno!) sembra meritare l’onore delle cronache! Da dati ufficiali emerge, ad es., che in Italia, nel pieno rispetto dei limiti di legge, abbiamo immesso in un anno in aria ed acqua: benzene 715.6 ton, arsenico 8.0 ton, cadmio 3.0 ton, cromo 140.0 ton, nichel 80.6 ton. L’ inventario europeo delle diossine ci dice che in un anno nel nostro paese ne sono state prodotte 558 grammi, ovvero, in media, circa 1,5 g al giorno: può sembrare poco ma rappresenta la dose massima tollerabile per oltre 10 miliardi (!) di persone… Sapendo che si tratta di molecole che hanno tempi di dimezzamento di decine/centinaia di anni e che quindi ogni nuova dose si aggiunge alla precedente, come la mettiamo? La nostra regione poi è al primo posto per uso di fitofarmaci e spargiamo in media 5,7 kg di prodotti chimici per ettaro. Ci siamo mai chiesti dove vanno a finire tutti questi veleni? Purtroppo ovunque e anche dove non vorremmo mai trovarli, ad esempio nel sangue del cordone ombelicale in cui sono centinaia le sostanze chimiche tossiche, cancerogene e nocive che si ritrovano stabilmente: qualcuno può pensare, in totale buona fede di assolverle? Da tempo è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti ed agire per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti tossici promuovendo la Prevenzione Primaria. Non è necessario per fare questo conoscere i minimi dettagli del processo della cancerogenesi o il ruolo che ogni singolo agente riveste: la letteratura segnala ormai, su larga scala ed in individui sani, come l’espressione di geni “chiave” si modifichi a seconda dell’esposizione a tossici ambientali e di conseguenza si alterino funzioni cruciali del nostro corpo aprendo la strada all’insorgere di neoplasie e non solo. Il fallimento dell’approccio “riduzionista”, il vecchio paradigma secondo cui si analizza un agente per volta, senza tenere conto delle innumerevoli variabili biologiche e che non permette mai o quasi di giungere a conclusioni esaustive, è ormai sotto gli occhi di tutti. Fortunatamente nel mondo si infittisce la schiera di medici e ricercatori indipendenti che invocano un cambio di rotta nella strategia della guerra contro il cancro, ossia una drastica riduzione della esposizione ad agenti tossici e nocivi in tutti gli ambiti di vita, l’unica strada che finora ci si ostina a non imboccare con decisione. Eppure, in quei rari casi in cui questo si è fatto, i risultati non sono mancati: in Svezia, dove trenta anni fa sono stati messi al bando determinati pesticidi, seguendo le indicazioni di medici coraggiosi, oggi si registra una riduzione nella incidenza dei linfomi. Si tratta di una strada difficile, che va contro enormi interessi, economici e non solo. M. Plank (premio Nobel per la Fisica) ci ricorda che “ i vecchi paradigmi vengono abbandonati solo quando coloro che su di essi hanno costruito la propria carriera e fortuna sono morti”. Ma ricordiamo anche le parole di Samuel Epstein, un grande medico americano:”quasi tutti gli americani conoscono le pene causate dal cancro a parenti e amici. Il crimine è che molti di questi tumori sarebbero evitabili”; se trasferiamo queste parole all’infanzia ed alle giovani generazioni l’obbligo di abbandonare i vecchi paradigmi e di passare dalle parole ai fatti diventa ancora più pregnante e credo convenga a tutti noi riflettere, anche ai primi d’ agosto e sotto l’ombrellone, sulla necessità di fare cambiare idea a chi di dovere prima che sia davvero troppo tardi per tutti !

Patrizia Gentilini, Oncoematologo Associazione Medici per l’ Ambiente ISDE Italia

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