15.4.10

Sintesi sulle serate informative alle quali ha partecipato il Comitato Acqua Bene Comune di Trento


Qualche dato dalle serate informative sulla privatizzazione dei servizi idrici cui ha partecipato il Comitato di Trento acqua bene comune.

Nelle ultime settimane del 2010 il Comitato è stato invitato a partecipare con un proprio intervento relatore alle serate di confronto e informazione qui elencate:

  • “L'acqua: diritto o profitto?”, incontro sulla situazione dei servizi idrici in Alto Adige (a cura di OEW, Operation Daywork, Centro Pace Bolzano), Bolzano 19 marzo;
  • serata dedicata al tema dell’acqua (proiezione del film-documentario “Flow. Per l’amore dell’acqua”) da CinemaFutura, Centro Sociale Bruno, Trento 26 marzo;
  • “Acqua bene di tutti o bene economico? Confronto sul decreto Ronchi: privatizzazione del servizio idrico” (a cura di Fondo Progetti Solidarietà, SAT sezione di Mattarello, ACLI Circolo Mattarello), con la partecipazione di Marco Bersani (Forum Movimenti Acqua), Merler (Amm. Del. Dolomiti Energia) e Pacher (Vicepres. Prov. TN), Mattarello 8 aprile;
  • “Acqua bene comune” (a cura di Comune di Flavon e Laboratorio Territoriale per lo sviluppo sostenibile Valle di Non), con la partecipazione di padre Zanotelli (comboniano) e Valentini (pres. Comunità Val di Non), Flavon, 10 aprile;
  • “Acqua sul mercato. La gestione dell’acqua come bene comune, proposte per l’Italia e per il Trentino” (a cura di ACLI Destra Adige, NonSoloAcqua, Comitato Pace e Diritti Umani di Rovereto, Castelbarco di Pomarolo, Zampograno Lagaro), con la partecipazione di padre Zanotelli (comboniano), Villalagarina 11 aprile.

In totale abbiamo incontrato circa 750 persone e l’attenzione è stata sempre molto elevata. Alcuni elementi ci sono sembrati di particolare rilievo.

  1. E’ stata continuamente proposta e rilanciata l’idea dell’acqua come bene comune fonte della vita, insuscettibile di appropriazione, oggetto di servizi di interesse generale di natura sociale erogabili soltanto da soggetti pubblici che rappresentino le collettività territoriali e siano da queste controllabili, privo di interesse economico, escluso da qualsiasi applicazione di regole di mercato e dunque sottratto al profitto.
  2. E’ stato continuamente affermato e volentieri recepito che i processi di privatizzazione dei servizi idrici sono uno dei frutti avvelenati di un modello di produzione e di consumo che impoverisce singoli e comunità a vantaggio di pochi, devasta l’ambiente, minaccia la salute e la dignità umana.
  3. Emerge con sempre maggiore chiarezza che la dirigenza trentina di governo ed i tecnici che la accompagnano presenziano alle iniziative pubbliche senza volontà di confronto, non argomentano, non ascoltano. E’ una partecipazione formale che pare avere il solo scopo di simulare residui spazi di democrazia; ma si percepisce che le decisioni critiche (accelerare le privatizzazioni e portare le SpA alla quotazione in borsa) sono già state prese e non si mettono in discussione. Risalta poi in maniera crescente che queste decisioni si formano nei centri del potere economico-finanziario e che la politica, in posizione servente, è chiamata semplicemente a farle proprie ed applicarle. Gli avversari più forti del movimento trentino per l’acqua bene comune non si trovano nell’apparato politico-burocratico.
  4. Le ragioni “tecniche” per cui in Trentino la privatizzazione dei servizi idrici esiste e dovrebbe svilupparsi sono inconsistenti. Le tariffe medie 2001-2009 assicurate dalle gestioni dirette comunali sono più basse di quelle delle SpA; i servizi non privatizzati sono nel complesso efficienti; le singole esigenze di ordine industriale che possono richiedere razionalizzazioni di reti ed economie di scala a livello territoriale possono essere perfettamente soddisfatte dai Comuni consociati, senza alcun ricorso ideologico alla presunta maggiore efficienza dell’organizzazione privatistica; la difesa dell’occupazione locale nei servizi idrici non appare certo garantita dalle SpA (che del resto non esistono in Provincia di Bolzano).
  5. I non molti amministratori locali che è stato possibile ascoltare hanno mostrato, senza eccezioni, di capire come la gestione dei beni comuni (innanzitutto l’acqua) e i servizi connessi sono il fondamento e il futuro degli enti locali. Non si può escludere che in qualche caso esigenze di visibilità e convenienze abbiano creato confusione; si tratta evidentemente di vigilare e pretendere che gli impegni siano mantenuti. Si rivela comunque giusto l’obiettivo primario del Comitato: lavorare dal basso perché in tutti i Comuni con servizi privatizzati si avviino processi di ripubblicizzazione nella forma delle Aziende speciali consortili ed appoggiare la resistenza dei Comuni che si opporranno ai tentativi di privatizzazione.
  6. Sul punto precedente interventi del pubblico hanno messo in evidenza una contraddizione importante. Molti dei Comuni che hanno affidato i servizi idrici civili a SpA totalmente pubbliche o (in larga prevalenza) miste pubbliche-private [ 1 ] , e che per importanza dovrebbero i primi ad avanzare sulla strada delle ripubblicizzazioni, ottengono forti dividendi annuali grazie alle rispettive partecipazioni al capitale sociale. Analogamente, in altri ambiti, percepiscono dividendi e compensazioni gli enti locali che accettano l’invasione in corso da parte di impianti idroelettrici di ogni taglia. In una fase in cui la finanza comunale - con vari meccanismi - è messa deliberatamente e fortemente in crisi (in tutta Italia, anche in Trentino) questi dividendi costituiscono un’attrattiva che si aggiunge ai vantaggi garantiti dai sistemi di sottopotere originati dagli incroci di capitali pubblici e privati. Comuni economicamente deboli sono comunque più facilmente aggredibili con proposte di cessione dei servizi idrici ai privati.
  7. L’acqua non è soltanto oggetto di servizi idrici ma anche componente ambientale che in Trentino subisce pesanti aggressioni, sia dal punto di vista delle utilizzazioni fonti di sprechi (quelli dell’agricoltura e dell’innevamento artificiale tra i primi) sia da quello delle minacce dirette. Tra queste ultime il pubblico ha mostrato più attenzione verso quelle causate dall’eccessivo sfruttamento idroelettrico, dal progetto di quadruplicamento della ferrovia del Brennero, dal progetto Metroland.
  8. La richiesta di appoggio e partecipazione ai referendum sulle norme nazionali che realizzano la privatizzazione definitiva dei servizi idrici è stata ripetutamente avanzata da Bersani e Zanotelli, insieme alle spiegazioni sui contenuti dei tre quesiti. Nessuno del Comitato ha voluto inserire incertezze esponendo le perplessità che sul referendum abbiamo, senza per questo far mancare il sostegno ad una battaglia che vorremmo di certo vincere. Comunque il clima percepito in questi incontri fa pensare che i referendum possono essere un obiettivo non assorbente, che possono invece costituire occasione per informare capillarmente, far partire iniziative diffuse per il consolidamento delle gestioni comunali dei servizi idrici civili dove esistono e per la ripubblicizzazione subito negli altri territori, porre la questione cruciale di tutte le forme di utilizzazione delle risorse idriche in Trentino.
  9. La sensibilità verso tutti i temi proposti ci è parsa grande e diffusa, come forte ci è parsa l’inquietudine per il livello che la privatizzazione dei servizi idrici in Italia e in Trentino - ha già raggiunto e si avvia a superare in tempi non lunghi. L’interesse per tutte le idee di ripubblicizzazione risulta evidente. A questa consapevolezza sembra corrispondere una prima serie di iniziative verso l’organizzazione di comitati e gruppi di azione locali anche non si è ancora potuta cogliere una articolazione sufficiente di proposte legate alle situazioni dei territori.

[1] Ricordiamo che tra queste Dolomiti Reti SpA cura oggi i servizi di 18 Comuni (Ala, Albiano, Aldeno, Borgo Valsugana, Brentonico, Calliano, Civezzano, Fornace, Grigno, Lavis, Mori, Nave San Rocco, Nomi, Roverè Della Luna, Rovereto, Trento, Volano, Zambana) per un totale di oltre 200.000 abitanti.


Il Comitato di Trento acqua bene comune 14.4.2010

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