Di seguito il testo letto durante la serata organizzata, martedì sera, dal Comitato di Mattarello durante la quale sono state presentate le posizioni dei vari candidati alle elezioni provinciali sulla questione della base militare.
"Parlo a nome di chi ha creduto, crede e crederà sempre che per fermare la base militare di Mattarello sia necessaria una presa di coscienza collettiva, che per opporsi a questa decisione sia importante l’impegno e la partecipazione di tutti, con pratiche e percorsi diversi, ma con un unico obiettivo.
Questa sera il Comitato di Mattarello ha reso pubbliche le posizioni dei candidati alle prossime elezioni provinciali rispetto alla costruzione della base di Mattarello. Ma non possiamo però accettare il comportamento di chi ha organizzato questa serata che decide di mettere nelle mani dei candidati le sorti di una lotta importante come quella dell’opposizione a quest’opera devastante.
Questo percorso, quello della delega ai partiti e della ipocrisia elettorale, tralascia per l’ennesima volta la possibilità di costruire dal basso un’opposizione reale, consegnando nelle mani del candidato di turno il futuro del nostro territorio.
Se ci sono qui consiglieri comunali o circoscrizionali, chiedete cosa hanno detto in questi anni, quali iniziative, quale intervento hanno mai fatto contro la costruzione di una base militare in città. Se qui ci sono consiglieri provinciali, dicano quante parole hanno speso in consiglio provinciale per opporsi a quest’opera.
A tutti i candidati - pacifisti e nonviolenti, ambientalisti e sedicenti no-global – chiedete che garanzie offrono, a parte il tragicomico tentativo di conquistare gli ultimi pacchetti di voti. Voti a perdere, senza che siano sottoposti un giorno a verifica del loro operato.
Non possiamo accettare un percorso ricco di ambiguità, incoerenza e ipocrisia.
Abbiamo letto di candidati che rispondono alla richiesta del comitato dicendo di essere nonviolenti, ma senza dire chiaramente se Sì o se No.
Ricordiamo che la nonviolenza è una nobile pratica, non un bla bla bla. La nonviolenza è uno strumento, che mette in gioco il proprio corpo: se si crede che una cosa sia sbagliata, il nonviolento arriva a fare sciopero della fame, non si limita a spazzolare consensi.
Se un candidato sbandiera la sua qualifica di obiettore di coscienza, sia capace di trovare nuove forme per rinnovarla, non basta ad apparire candido, riesce solo ad umiliarsi come candidato semplice.
Ognuno faccia la sua parte, al servizio di un solo obiettivo: impedire la costruzione di una base militare che significa finanziamenti alla guerra, cultura militarista e distruzione di territorio. Ma nessuno usi strumentalmente questo argomento per propri interessi personali o di bottega (quando le botteghe sono diventate partito o lista o corrente interna al PD). E nessuno usi la questione di Mattarello per dare la possibilità ai sepolcri imbiancati della politica trentina di mettersi in mostra, chi lo fa è semplicemente meschino.
Da parte nostra, continueremo ad offrire il nostro contributo, con chiarezza e senza ipocrisia, per permettere che un sogno si realizzi: non vedere nelle campagne di Trento un mostro di 30 ettari di cemento che contiene armi e addestra i militari alla guerra.
Lo faremo, entro novembre – data in cui sarà ufficializzato il bando di appalto – con una iniziativa partecipata e comunicativa, radicale e nonviolenta, dentro gli uffici che decideranno su questi appalti.
Lo faremo per fermare la base e per imporre alla politica di rimettere in discussione il progetto.
Lo faremo con chiarezza, la chiarezza che qui non c’è.
Questa sera di politici in realtà se ne sono visti pochi, ma in un luogo senza chiarezza, soffocato dall’ipocrisia, che si affida alla grancassa del "Votantonio", noi non ci stiamo, non è posto per noi."
"Parlo a nome di chi ha creduto, crede e crederà sempre che per fermare la base militare di Mattarello sia necessaria una presa di coscienza collettiva, che per opporsi a questa decisione sia importante l’impegno e la partecipazione di tutti, con pratiche e percorsi diversi, ma con un unico obiettivo.
Questa sera il Comitato di Mattarello ha reso pubbliche le posizioni dei candidati alle prossime elezioni provinciali rispetto alla costruzione della base di Mattarello. Ma non possiamo però accettare il comportamento di chi ha organizzato questa serata che decide di mettere nelle mani dei candidati le sorti di una lotta importante come quella dell’opposizione a quest’opera devastante.
Questo percorso, quello della delega ai partiti e della ipocrisia elettorale, tralascia per l’ennesima volta la possibilità di costruire dal basso un’opposizione reale, consegnando nelle mani del candidato di turno il futuro del nostro territorio.
Se ci sono qui consiglieri comunali o circoscrizionali, chiedete cosa hanno detto in questi anni, quali iniziative, quale intervento hanno mai fatto contro la costruzione di una base militare in città. Se qui ci sono consiglieri provinciali, dicano quante parole hanno speso in consiglio provinciale per opporsi a quest’opera.
A tutti i candidati - pacifisti e nonviolenti, ambientalisti e sedicenti no-global – chiedete che garanzie offrono, a parte il tragicomico tentativo di conquistare gli ultimi pacchetti di voti. Voti a perdere, senza che siano sottoposti un giorno a verifica del loro operato.
Non possiamo accettare un percorso ricco di ambiguità, incoerenza e ipocrisia.
Abbiamo letto di candidati che rispondono alla richiesta del comitato dicendo di essere nonviolenti, ma senza dire chiaramente se Sì o se No.
Ricordiamo che la nonviolenza è una nobile pratica, non un bla bla bla. La nonviolenza è uno strumento, che mette in gioco il proprio corpo: se si crede che una cosa sia sbagliata, il nonviolento arriva a fare sciopero della fame, non si limita a spazzolare consensi.
Se un candidato sbandiera la sua qualifica di obiettore di coscienza, sia capace di trovare nuove forme per rinnovarla, non basta ad apparire candido, riesce solo ad umiliarsi come candidato semplice.
Ognuno faccia la sua parte, al servizio di un solo obiettivo: impedire la costruzione di una base militare che significa finanziamenti alla guerra, cultura militarista e distruzione di territorio. Ma nessuno usi strumentalmente questo argomento per propri interessi personali o di bottega (quando le botteghe sono diventate partito o lista o corrente interna al PD). E nessuno usi la questione di Mattarello per dare la possibilità ai sepolcri imbiancati della politica trentina di mettersi in mostra, chi lo fa è semplicemente meschino.
Da parte nostra, continueremo ad offrire il nostro contributo, con chiarezza e senza ipocrisia, per permettere che un sogno si realizzi: non vedere nelle campagne di Trento un mostro di 30 ettari di cemento che contiene armi e addestra i militari alla guerra.
Lo faremo, entro novembre – data in cui sarà ufficializzato il bando di appalto – con una iniziativa partecipata e comunicativa, radicale e nonviolenta, dentro gli uffici che decideranno su questi appalti.
Lo faremo per fermare la base e per imporre alla politica di rimettere in discussione il progetto.
Lo faremo con chiarezza, la chiarezza che qui non c’è.
Questa sera di politici in realtà se ne sono visti pochi, ma in un luogo senza chiarezza, soffocato dall’ipocrisia, che si affida alla grancassa del "Votantonio", noi non ci stiamo, non è posto per noi."
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