Un commento di Luigi Casanova vicepresidente di CIPRA Italia
Si sono appena conclusi i lavori di un interessante ed intenso convegno organizzato dal Servizio Conservazione della Provincia Autonoma di Trento, un convegno che ha raccolto e messo a confronto le esperienze di vent’anni di gestione delle aree protette nel Trentino.
L’appuntamento poteva risultare utile per riprendere un dialogo fra sensibilità ambientaliste e protezioniste della Provincia interrotto nella conferenza farsa organizzata nel luglio del 2005 al Museo di Scienze Naturali: così non è stato perché l’associazionismo non è stato chiamato a collaborare nella strutturazione del convegno. Tanto che contemporaneamente nel vicino palazzo della Regione tutte le associazioni unite denunciavano l’irrisolto scandalo delle cave di Val Genova.
Abbiamo così seguito un evento importante, che ha condiviso le basi culturali necessarie per un lavoro strategico di lungo periodo, ma impedito riflessioni dei limiti dell’esperienza passata. Sugli ambientalisti che con dignità e attenzione hanno ricordato alcuni di questi limiti è subito piovuta loro addosso l’accusa di essere aristocratici, poco attenti al contesto sociale e ambientale, si è dovuta riascoltare la solita buffonata dei poveri di argomentazione sul partito del NO.
Alle associazioni ambientaliste trentine preme invece, più che ai politici, riprendere il filo del confronto, della proposta. Ma per fare questo devono essere mature e risolte almeno tre considerazioni tutte tenute esterne al convegno:
a) L’attenzione politica. Nessun politico era presente ai lavori del convegno, nemmeno il nuovo assessore all’ambiente Alberto Pacher ha degnato l’appuntamento di attenzione. Una occasione perduta.
b) L’ammissione della presenza di criticità importanti e irrisolte che sono: le cave in Val Genova, la questione venatoria specie verso i tetraoni, i collegamenti sciistici Pinzolo - Campiglio e San Martino - Passo Rolle. Queste due ultime questioni sono fondamentali perché rappresentano un falso in comunicazione (non si tratta di operazioni di rilancio, non si tratta di mobilità alternativa ma di banale salvataggio, come per Alitalia, di società votate al fallimento). In ambedue i casi si va ad incidere in ambienti unici e simbolo dei due parchi naturali come del resto emerso dai lavori del convegno.
c) Costruzione di cittadinanza attiva, cioè la reale possibilità offerta a cittadini ed associazioni di partecipare, costruire, condividere e controllare la pianificazione, le scelte sul futuro del parco, con pari dignità di altri soggetti. In questi territori invece sembra abbiano diritto di ascolto solo i cavatori, il mondo venatorio e i poteri forti degli impianti di sci. Non è più concepibile che le associazioni vengano raggirate e umiliate dai politici come avvenuto con Dolomiti Monumento del Mondo, con il progetto Marmolada, la questione Folgaria o Tremalzo.
Accettate queste criticità ci si può, io dico si dovrà, mettersi attorno ad un tavolo e riprendere il filo del confronto che si è rotto con Val Jumela e che ha trovato espressione severa e giustificata nella conferenza del 2005.
L’associazionismo ambientalista delle Alpi intere ormai lavora con questo metodo aperto assieme al mondo imprenditoriale e alle istituzioni pubbliche. Ci si chiede perché in Trentino si debba trovare un muro di ostacoli tanto forte e arrogante, supportato dalle forze politiche, un muro che è arrivato perfino ad escludere i Verdi dalla presenza amministrativa della nostra Provincia, un muro che non ci aiuta a costruire né distretti culturali, né percorsi innovativi, tantomeno ad offrire ai parchi il ruolo di soggetti di sperimentazione anche sociale. Vogliamo ripartire dal convegno appena concluso per ricostruire un percorso di fiducia e confronto, per ritornare, tutti insieme, a costruire un futuro condiviso e di qualità del nostro territorio, per ritornare a dare ai parchi naturali l’originalità della loro funzione, senza isole, senza campane, ma anche in assenza di evidenti speculazioni economiche e aggressioni alla biodiversità e al paesaggio. Risolvendo le criticità qui espresse.
L’appuntamento poteva risultare utile per riprendere un dialogo fra sensibilità ambientaliste e protezioniste della Provincia interrotto nella conferenza farsa organizzata nel luglio del 2005 al Museo di Scienze Naturali: così non è stato perché l’associazionismo non è stato chiamato a collaborare nella strutturazione del convegno. Tanto che contemporaneamente nel vicino palazzo della Regione tutte le associazioni unite denunciavano l’irrisolto scandalo delle cave di Val Genova.
Abbiamo così seguito un evento importante, che ha condiviso le basi culturali necessarie per un lavoro strategico di lungo periodo, ma impedito riflessioni dei limiti dell’esperienza passata. Sugli ambientalisti che con dignità e attenzione hanno ricordato alcuni di questi limiti è subito piovuta loro addosso l’accusa di essere aristocratici, poco attenti al contesto sociale e ambientale, si è dovuta riascoltare la solita buffonata dei poveri di argomentazione sul partito del NO.
Alle associazioni ambientaliste trentine preme invece, più che ai politici, riprendere il filo del confronto, della proposta. Ma per fare questo devono essere mature e risolte almeno tre considerazioni tutte tenute esterne al convegno:
a) L’attenzione politica. Nessun politico era presente ai lavori del convegno, nemmeno il nuovo assessore all’ambiente Alberto Pacher ha degnato l’appuntamento di attenzione. Una occasione perduta.
b) L’ammissione della presenza di criticità importanti e irrisolte che sono: le cave in Val Genova, la questione venatoria specie verso i tetraoni, i collegamenti sciistici Pinzolo - Campiglio e San Martino - Passo Rolle. Queste due ultime questioni sono fondamentali perché rappresentano un falso in comunicazione (non si tratta di operazioni di rilancio, non si tratta di mobilità alternativa ma di banale salvataggio, come per Alitalia, di società votate al fallimento). In ambedue i casi si va ad incidere in ambienti unici e simbolo dei due parchi naturali come del resto emerso dai lavori del convegno.
c) Costruzione di cittadinanza attiva, cioè la reale possibilità offerta a cittadini ed associazioni di partecipare, costruire, condividere e controllare la pianificazione, le scelte sul futuro del parco, con pari dignità di altri soggetti. In questi territori invece sembra abbiano diritto di ascolto solo i cavatori, il mondo venatorio e i poteri forti degli impianti di sci. Non è più concepibile che le associazioni vengano raggirate e umiliate dai politici come avvenuto con Dolomiti Monumento del Mondo, con il progetto Marmolada, la questione Folgaria o Tremalzo.
Accettate queste criticità ci si può, io dico si dovrà, mettersi attorno ad un tavolo e riprendere il filo del confronto che si è rotto con Val Jumela e che ha trovato espressione severa e giustificata nella conferenza del 2005.
L’associazionismo ambientalista delle Alpi intere ormai lavora con questo metodo aperto assieme al mondo imprenditoriale e alle istituzioni pubbliche. Ci si chiede perché in Trentino si debba trovare un muro di ostacoli tanto forte e arrogante, supportato dalle forze politiche, un muro che è arrivato perfino ad escludere i Verdi dalla presenza amministrativa della nostra Provincia, un muro che non ci aiuta a costruire né distretti culturali, né percorsi innovativi, tantomeno ad offrire ai parchi il ruolo di soggetti di sperimentazione anche sociale. Vogliamo ripartire dal convegno appena concluso per ricostruire un percorso di fiducia e confronto, per ritornare, tutti insieme, a costruire un futuro condiviso e di qualità del nostro territorio, per ritornare a dare ai parchi naturali l’originalità della loro funzione, senza isole, senza campane, ma anche in assenza di evidenti speculazioni economiche e aggressioni alla biodiversità e al paesaggio. Risolvendo le criticità qui espresse.
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