Gentile direttore,
vista la discussione in giunta comunale a Trento, il gruppo «Mamme Bionike Trentino» (presente anche - per praticità - sul social network facebook) vuole ribadire la sua assoluta contrarietà alla costruzione di un inceneritore per i rifiuti a Trento, e allega il testo del proprio manifesto in proposito:
«Non bastasse il costante sforamento delle PM10, che sta causando epidemie di malattie respiratorie ed allergie soprattutto tra i bambini, ora la Provincia sta progettando di costruire
anche un camino gigante al centro della valle (e della Provincia, perché il vento tira un po’ qui un po’ là…) che sbufferà ceneri tossiche, diossina, pcb e metalli pesanti a tonnellate! Senza contare l’anidride carbonica, altro che «Trento per Kyoto». Daremmo un bel contributo all’effetto
serra, con tutta la Co2 che sbuffa! Un modo per noi miope (scarica i problemi sui nostri figli: dove lo mettiamo quel 30% di ceneri super-tossiche che avanza?) e dannoso (una volta che hai ben ben bruciato e sparso la monnezza su tutto il territorio, poi come la tiri via?) di risolvere la questione dei rifiuti, e che rischia di colpire per primi i nostri bambini: malformazioni fetali, tumori e leucemie infantili, latte materno inquinato da diossina (la diossina è un potente cancerogeno che si accumula nel latte, non solo quello di mucca!), senza contare asme e bronchiti, eczemi e allergie.
L’inceneritore è una soluzione Anni ’80, suvvia, si può fare di meglio. In giro li smantellano, e noi li costruiamo. L’alternativa c’è, non credete a chi dice il contrario. Il problema va risolto alla radice, i materiali sono risorse da recuperare, che razza di soluzione è «un falò e via»?
È come se prendessi la polvere della casa e facessi un bel fuocherello al centro della cucina: mica scompare, restano ceneri e si anneriscono i muri.
Le Mamme Bionike (Bio come Natura, Nike come Vittoria) ricordano inoltre come i «piccoli» impianti di Brescia a Bolzano - e molti altri - si siano regolarmente espansi col passare del
tempo, e critica in particolare la scellerata e pericolosa scelta dell’ubicazione in località Ischia Podetti, zona ad alto rischio idrogeologico a due passi dalla città e dal maggiore fiume
regionale.
vista la discussione in giunta comunale a Trento, il gruppo «Mamme Bionike Trentino» (presente anche - per praticità - sul social network facebook) vuole ribadire la sua assoluta contrarietà alla costruzione di un inceneritore per i rifiuti a Trento, e allega il testo del proprio manifesto in proposito:
«Non bastasse il costante sforamento delle PM10, che sta causando epidemie di malattie respiratorie ed allergie soprattutto tra i bambini, ora la Provincia sta progettando di costruire
anche un camino gigante al centro della valle (e della Provincia, perché il vento tira un po’ qui un po’ là…) che sbufferà ceneri tossiche, diossina, pcb e metalli pesanti a tonnellate! Senza contare l’anidride carbonica, altro che «Trento per Kyoto». Daremmo un bel contributo all’effetto
serra, con tutta la Co2 che sbuffa! Un modo per noi miope (scarica i problemi sui nostri figli: dove lo mettiamo quel 30% di ceneri super-tossiche che avanza?) e dannoso (una volta che hai ben ben bruciato e sparso la monnezza su tutto il territorio, poi come la tiri via?) di risolvere la questione dei rifiuti, e che rischia di colpire per primi i nostri bambini: malformazioni fetali, tumori e leucemie infantili, latte materno inquinato da diossina (la diossina è un potente cancerogeno che si accumula nel latte, non solo quello di mucca!), senza contare asme e bronchiti, eczemi e allergie.
L’inceneritore è una soluzione Anni ’80, suvvia, si può fare di meglio. In giro li smantellano, e noi li costruiamo. L’alternativa c’è, non credete a chi dice il contrario. Il problema va risolto alla radice, i materiali sono risorse da recuperare, che razza di soluzione è «un falò e via»?
È come se prendessi la polvere della casa e facessi un bel fuocherello al centro della cucina: mica scompare, restano ceneri e si anneriscono i muri.
Le Mamme Bionike (Bio come Natura, Nike come Vittoria) ricordano inoltre come i «piccoli» impianti di Brescia a Bolzano - e molti altri - si siano regolarmente espansi col passare del
tempo, e critica in particolare la scellerata e pericolosa scelta dell’ubicazione in località Ischia Podetti, zona ad alto rischio idrogeologico a due passi dalla città e dal maggiore fiume
regionale.
da l'Adige del 9.09.'09
TRENTO - «Non solo affideranno ai privati la gestione ma perfino i controlli ambientali. Un capolavoro!» Roberto Bombarda ironizza, ma quella del consigliere provinciale dei Verdi è un'ironia sarcastica. Soprattutto perché arriva in un anno di inchieste che hanno messo in luce un sistema di utilizzo delle discariche non certo cristallino e impeccabile, sia dal punto di vista gestionale che dei controlli. Da sempre contrario alla realizzazione dell'inceneritore dei rifiuti, è rimasto basito alla lettura delle anticipazioni relative all'intenzione di affidare per vent'anni in convenzione l'impianto di Ischia Podetti all'impresa che si aggiudicherà la gara. «Mi pare l'ennesima triste tappa di un libro che è stato scritto mettendo le conclusioni davanti alle premesse e allo svolgimento. Credo che in un qualsiasi altro posto al mondo di fronte ai risultati della raccolta differenziata e alla conveniente opportunità di fare a meno del "mostro", facendo un'operazione di chiusura del ciclo dei rifiuti senza l'inceneritore, si sarebbe presa una strada diversa. Invece ci riduciamo come quelli di Acerra. Poi parlano di Trento per Kyoto». Bombarda non accetta l'obiezione sollevata recentemente anche dal sindaco Andreatta, cioè che gli impianti indicati come all'avanguardia, tipo la trevigiana Vedelago, in realtà spediscono fuori regione i loro residui che vengono bruciati. «Sono stupidaggini, non è affatto vero. A parte che Vedelago ricicla il 90% del residuo post differenziata. Dunque se anche avesse ragione chi sostiene quella tesi, applicando il sistema in Trentino avremmo comunque un impianto non da centomila ma da diecimila tonnellate».rgomentazioni che fanno dire al consigliere verde che la partita non è ancora finita. «Sono un cultore di Boskov (l'allenatore di calcio) - scherza - che diceva sempre: "partita finita solo quando arbitro fischia". L'arbitro non ha ancora fischiato e ricordo il precedente della centrale nucleare di Caorso: fu costruita ma non entrò mai in funzione». Ribadita la contrarietà al sistema di smaltimento finale, Bombarda si sofferma poi sulle modalità di gestione dell'impianto. «È chiaro - sostiene - che se dai a un privato il compito di smaltire 100 o 120 mila tonnellate all'anno di rifiuti farà di tutto perché non calino. E se la differenziata andrà avanti e raggiungerà l'84% come in Val di Fiemme da dove arriveranno tutte quelle immondizie? Il rischio è di diventare importatori, altro che chiudere il ciclo. E se forse non arriveremo fino a quel punto è pacifico che deresponsabilizzeremo i territori. Chi oggi è al 60-65% che interesse avrà ad arrivare oltre? Diventerebbe anti economico». Al di là delle questioni tecniche però l'esponente ambientalista ne fa una questione culturale e civile. Considera assurda la decisione di andare a bruciare quella che considera una potenziale risorsa. «Quando non utilizzeremo più la parola rifiuti e penseremo che da quel prodotto si può realizzare un risparmio economico e ambientale avremmo fatto un passo avanti». Chiede perciò alla maggioranza di governo in Provincia, di cui fa parte, e in Comune di riaprire il confronto. A partire da una revisione e un aggiornamento del piano provinciale dei rifiuti. «Il terzo ha dimostrato lacune spaventose, non solo sul piano della chiusura del ciclo ma anche della gestione dell'organico. Basti vedere quel che è successo tra Campiello di Levico, Lasino, Faedo. Quello è il risultato. Pensate come era stato fatto bene. Altro che inceneritore».
LA VICENDA
TRENTO - Si farà in regime di concessione, nella logica della finanza di progetto, il futuro inceneritore a Ischia Podetti. I soldi per realizzare l'impianto, attorno ai 110-120 milioni secondo le ultime stime, ce li metteranno i privati, che lo gestiranno per vent'anni. Poi passerà in mani pubbliche. Entro il 31 ottobre sarà pronto il bando di gara europeo per l'affidamento dell'opera. Ieri mattina, in vista di questo passaggio, la giunta comunale ha dedicato alla questione buona parte della seduta. A riferire a sindaco e assessori Cecilia Ambrosi, Giovanni Segatta e Silvio Fedrizzi, dirigenti e tecnici del Comune che siedono nella commissione di esperti che ha lavorato nell'ultimo anno alla predisposizione del bando. Poi, sollecitato dai giornalisti, Andreatta ha anticipato per grandi linee gli orientamenti presi. Fermo restando il fatto che prima della pubblicazione il bando verrà illustrato anche in consiglio comunale. Dal punto di vista finanziario dunque viene confermata l'ipotesi di affidarsi ai privati, pur dentro una griglia stabilita dall'ente pubblico e con la garanzia di mantenere saldamente il potere di controllo e di indirizzo sulle modalità di gestione. Chi vincerà il bando dovrà pianificare il rientro dall'investimento, in parte applicando a Comuni e società di smaltimento le tariffe per il conferimento e in parte con la vendita di energia elettrica prodotta bruciando i rifiuti. Tutto questo per vent'anni. Poi, se l'impianto risulterà ancora attuale e utilizzabile, sarà nella disponibilità dell'ente pubblico. Il bando, che deve essere pubblicato entro il mese prossimo per mantenere l'impegno preso in ambito europeo dalla giunta comunale un anno fa, sarà «aperto». Non si darà in pratica indicazione su una scelta tecnologica precisa. «L'indicazione - spiega il sindaco - sarà quella di cercare la tecnologia migliore e più avanzata disponibile sul mercato. La nostra preoccupazione è quella di cercare la massima affidabilità con il minimo impatto ambientale e paesaggistico». Sarà accollato ai privati anche il costo, stimato in 150 mila euro all'anno, del monitoraggio e dei controlli ambientali e sanitari. Se ne occuperanno però in prima persona, affiancando la società, gli enti preposti, a partire da Azienda sanitaria e Agenzia per la protezione ambientale. Andreatta vuole riproporre per Ischia Podetti il modello che tanto aveva ammirato nella sua visita all'inceneritore costruito a Parigi accanto alla Senna. Lì è stata nominata una commissione in rappresentanza dei cittadini chiamata ad accompagnare tutte le fasi della costruzione dell'impianto facendo da garante per la correttezza delle procedure. «Dovremo individuare criteri e modalità di scelta di questa rappresentanza ma è una cosa che vorrei fare, garantendo l'informazione dettagliata di quanto si sta facendo anche attraverso una centralina informativa da installare in centro città» assicura il sindaco. Sentiti i tecnici ora in giunta comunale inizierà la discussione e l'approfondimento dei tanti dati forniti ieri mattina. Una seduta ad hoc è in programma per venerdì, con prosecuzione e probabilmente conclusione lunedì prossimo. Poi anche i dettagli - ha promesso Andreatta - potranno essere resi noti. I tecnici li illustreranno in consiglio comunale ma quella di palazzo Thun, promessa a suo tempo dall'allora sindaco Pacher, sarà solo una seduta informativa, senza dibattito e tantomeno voto. Il consiglio sarà invece chiamato a esprimersi più avanti, quando il progetto preliminare che uscirà vincitore dal bando verrà sottoposto a valutazione di impatto ambientale. In quel frangente il parere del Comune potrebbe essere espresso anche dall'esecutivo ma Andreatta ha anticipato fin d'ora la volontà di coinvolgere l'aula. Anche se a quel punto i giochi saranno praticamente fatti. Il sindaco si preoccupa anche delle reazioni, non sempre tenere, provenienti dai Comuni rotaliani e delle richieste esplicite arrivate da qualche sindaco e assicura la disponibilità a illustrare il bando presso il Consiglio delle autonomie. Non dice, per il momento, quanto tempo lascerà il bando per la presentazione dei progetti. Il dato certo è che l'inceneritore, secondo i piani, dovrà essere in funzione entro il 2013.
Franco Gottardi
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