VALSUGANA - I cittadini della Val di Non hanno cominciato a mobilitarsi nel 2007, quelli della Valsugana qualche mese fa. Ma l'obiettivo è uguale: pretendere che i trattamenti fitosanitari siano attentamente regolamentati e che l'uso dei pesticidi sia limitato il più possibile, perché gli effetti sulla salute umana, sugli animali, sull'aria e sull'acqua non siano drammatici. È questo il tema del dibattito pubblico che domani sera, dalle 20.30, si svolgerà nella sala delle associazioni di Calceranica al Lago (di fronte alla chiesetta di S. Ermete).
I relatori, moderati da una giornalista de l'Adige , saranno: Sergio De Romedis e Virgilio Rossi , del Comitato per il diritto alla salute della Val di Non (attivo da due anni sul fronte dei trattamenti in agricoltura); Roberto Cappelletti , sindaco di Centa S. Nicolò, dell'associazione Medici per l'ambiente; il tecnico Andrea Taddia e un dirigente del locale Consorzio frutticoltori Alta Valsugana. Ad organizzare il primo confronto in valle sugli effetti delle irrorazioni, è stato un gruppo di cittadini di Calceranica: «Vivendo a stretto contatto coi meleti estesi alle spalle del lago - spiega Alex Faggioni -, ci siamo preoccupati di capire come fosse regolamentato l'uso dei pesticidi. Abbiamo così scoperto che il nostro Comune non ha alcun regolamento, mentre Caldonazzo sì. Allora, il 3 agosto scorso, abbiamo presentato al sindaco una petizione perché anche la nostra amministrazione adotti regole più restrittivo di quelle fissate nel protocollo provinciale.
La petizione dovrebbe essere discussa nel prossimo consiglio comunale». Quello dei regolamenti comunali, differenti da paese a paese, è uno dei problemi principali da risolvere, anche perché i trattamenti nebulizzati si diffondono col vento ben oltre i confini catastali. «A pochi metri dalle nostre case, ma magari in un altro comune, i problemi sono simili ai nostri - prosegue Faggioni -. Abbiamo organizzato quindi riunioni con rappresentanti di altre associazioni della vallata, tenendo anche presente la vocazione turistica della zona, la certificazione Emas ottenuta dal nostro comune e il fatto non irrilevante che, ad esempio, chi passa sulle piste ciclabili dell'Alta Valsugana spesso si trova immerso in nuvole di prodotti sparsi dagli atomizzatori in orari e giornate diverse, senza potersi difendere».
È chiaro che per cambiare le cose, serve fare rete tra varie realtà che operano sul territorio e si occupano di ambiente. Ma serve anche l'appoggio delle amministrazioni pubbliche, dalla Provincia ai Comuni, senza dimenticare la neonata Comunità di Valle, perché magari, proprio attraverso questa istituzione, si adotti un regolamento unitario che tenga conto delle esigenze di chi coltiva, ma anche di chi deve vivere o soggiornare in una certa area. Tanti dunque gli aspetti da valutare, domani sera: i membri del Comitato noneso racconteranno la loro esperienza, le analisi compiute sul loro territorio e i risultati delle azioni intraprese; il dottor Cappelletti parlerà degli effetti dei prodotti più usati sulla salute umana e sull'ambiente; i rappresentanti del Cofav spiegheranno invece come è cambiata l'agricoltura in questi anni, quali sono i regolamenti interni adottati e quali i problemi di chi, comunque (e lo riconoscono anche i promotori della serata), ha diritto di vivere del proprio lavoro.
G. Car.
Fonte: l'Adige del 19 novembre '09
I relatori, moderati da una giornalista de l'Adige , saranno: Sergio De Romedis e Virgilio Rossi , del Comitato per il diritto alla salute della Val di Non (attivo da due anni sul fronte dei trattamenti in agricoltura); Roberto Cappelletti , sindaco di Centa S. Nicolò, dell'associazione Medici per l'ambiente; il tecnico Andrea Taddia e un dirigente del locale Consorzio frutticoltori Alta Valsugana. Ad organizzare il primo confronto in valle sugli effetti delle irrorazioni, è stato un gruppo di cittadini di Calceranica: «Vivendo a stretto contatto coi meleti estesi alle spalle del lago - spiega Alex Faggioni -, ci siamo preoccupati di capire come fosse regolamentato l'uso dei pesticidi. Abbiamo così scoperto che il nostro Comune non ha alcun regolamento, mentre Caldonazzo sì. Allora, il 3 agosto scorso, abbiamo presentato al sindaco una petizione perché anche la nostra amministrazione adotti regole più restrittivo di quelle fissate nel protocollo provinciale.
La petizione dovrebbe essere discussa nel prossimo consiglio comunale». Quello dei regolamenti comunali, differenti da paese a paese, è uno dei problemi principali da risolvere, anche perché i trattamenti nebulizzati si diffondono col vento ben oltre i confini catastali. «A pochi metri dalle nostre case, ma magari in un altro comune, i problemi sono simili ai nostri - prosegue Faggioni -. Abbiamo organizzato quindi riunioni con rappresentanti di altre associazioni della vallata, tenendo anche presente la vocazione turistica della zona, la certificazione Emas ottenuta dal nostro comune e il fatto non irrilevante che, ad esempio, chi passa sulle piste ciclabili dell'Alta Valsugana spesso si trova immerso in nuvole di prodotti sparsi dagli atomizzatori in orari e giornate diverse, senza potersi difendere».
È chiaro che per cambiare le cose, serve fare rete tra varie realtà che operano sul territorio e si occupano di ambiente. Ma serve anche l'appoggio delle amministrazioni pubbliche, dalla Provincia ai Comuni, senza dimenticare la neonata Comunità di Valle, perché magari, proprio attraverso questa istituzione, si adotti un regolamento unitario che tenga conto delle esigenze di chi coltiva, ma anche di chi deve vivere o soggiornare in una certa area. Tanti dunque gli aspetti da valutare, domani sera: i membri del Comitato noneso racconteranno la loro esperienza, le analisi compiute sul loro territorio e i risultati delle azioni intraprese; il dottor Cappelletti parlerà degli effetti dei prodotti più usati sulla salute umana e sull'ambiente; i rappresentanti del Cofav spiegheranno invece come è cambiata l'agricoltura in questi anni, quali sono i regolamenti interni adottati e quali i problemi di chi, comunque (e lo riconoscono anche i promotori della serata), ha diritto di vivere del proprio lavoro.
G. Car.
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