22.1.10

Passato al biologico, adesso sono contento

Lettera pubblica su l'Adige del 22 gennaio inerente al dibattito sull'uso di pesticidi in agricoltura. Il giorno prima era intervenuto, minimizzando il problema, anche l'assessore alla agricoltura Mellarini [ leggi la lettera ]

Egregio Direttore, sono un agricoltore che, assieme alla mia famiglia, gestisce un'azienda agricola di circa 12 ettari coltivata a mele, olivi e vite in Valle dei Laghi. Da qualche tempo l'Adige tratta, con una certa frequenza, il problema dell' inquinamento provocato dai pesticidi usati in agricoltura. Come è logico che sia, su questo problema (che è veramente un problema) Si sono creati due fronti, dove da una parte c'è chi giustamente è intimorito della pericolosità di queste sostanze, dall'altra gli agricoltori che, in virtù di dover far bilancio (tanto legittimo quanto necessario), devono per forza farsi assistere dall'industria farmaceutica. A questo punto inviterei il mondo contadino a una riflessione che io feci qualche anno fa partendo da due semplici interrogativi:
1) ma se questi comitati per la tutela della salute rompono le scatole perché preoccupati della pericolosità di queste sostanze, io, agricoltore che opera sul campo, non è che sia più a rischio dal momento che le stesse sostanze le conservo, le maneggio e le distribuisco nell'ambiente che per lavoro frequento tutti i giorni?
2) Ma è proprio vero che senza pesticidi non si coltiva più a ottimi livelli? Sono gli interrogativi che già molti agricoltori (purtroppo in percentuale ancora pochi) si sono fatti in passato e una volta trovata la risposta hanno avuto il coraggio di staccare la flebo dell'industria farmaceutica, scoprendo un modo veramente bello e motivante di coltivare la terra, dove predominano strumenti di vita e non di morte. Ci terrei che una riflessione si facesse anche nel mondo istituzionale per esempio in assessorato all'Agricoltura, o nei vari patronati che operano sul campo, per capire veramente come il mondo agricolo deve evolvere. E una profonda riflessione pretenderei fosse fatta dall'Istituto Agrario di S.Michele (oggi Fondazione Mach), che con orgoglio pure io ho frequentato.
Tanta responsabilità questa struttura possiede, dal momento che fino adesso ha sfornato tecnici formidabili (lo dice il mondo agricolo europeo) e ha assistito con i propri tecnici l'agricoltura della nostra provincia con un metodo a suo tempo progettato dai club 3P (provare, produrre, progredire) e poi sviluppato con Esat. Deve impegnarsi di più nel creare un nuovo modello di formazione ecocompatibile, ad aiutare e assistere quelle aziende che hanno fatto delle scelte alternative alla chimica e di incentivare quelle che ancora sono indecise a fare questa scelta per paura di rimanere sole.
Di certo non mi sento autorizzato a dispensar prediche o a convincere alcuno a seguire strade alternative, visto che nel mondo del biologico sono uno fra gli ultimi arrivati, però lasciatemi concludere con una frase di Nicolas Joly viticoltore biodinamico francese produttore di vini incredibili: «Bisogna metter fine alla condotta menzognera che ha sottomesso il mondo contadino e una parte della viticoltura all'industria fitosanitaria e ai doni forzati dei contribuenti diretti o indiretti».

Stefano Pisoni
Azienda Agricola Fratelli Pisoni
Pergolese di Lasino

Stefano Pisoni ha partecipato all'edizione del 2009 del Critical Book & Wine al Cs Bruno

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