21.2.08

Basta impianti sciistici

Officina Ambiente chiede il definitivo stop ai nuovi impianti sciistici

Di fronte ai segnali evidenti di una costante stagnazione, se non di declino, dell’industria del turismo invernale basato sulla monocultura dello sci nel versante Sud delle Alpi, la Provincia di Trento continua inspiegabilmente a sostenere nel proprio territorio un modello di sviluppo ormai insostenibile e un settore economico capace di proporre soltanto l’incremento della propria offerta.

Non c’è in Trentino la volontà politica di riflettere sui cambiamenti climatici in corso, sulla costante diminuzione dei ricavi di impianti di risalita e strutture ricettive, sui costi crescenti delle aree sciabili in termini di risorse ambientali consumate e finanziamenti pubblici assorbiti per sopravvivere. Di questa mancanza sono prova i continui stanziamenti di Trentino Sviluppo (centinaia di milioni di Euro e 75,7 solo nel triennio 2008/2010) per la realizzazione di nuove infrastrutture di risalita, in qualche caso anche in aperto conflitto con la volontà delle popolazioni locali. E altro spreco di risorse pubbliche si annuncia con le recenti ipotesi che la Provincia acquisti gli impianti in difficoltà lasciandone ai privati la sola gestione.

Gli imprenditori trentini dello sci dovrebbero essere guidati in un processo di riconversione già di per sé difficile e non lasciati ad insistere su meccanismi destinati a una crisi che potrebbe conoscere accelerazioni repentine.

In attesa dell’avvio urgente di un confronto ampio e pubblico su tutte le questioni aperte del turismo invernale in Trentino è comunque necessario che in Provincia di Trento siano decisi con effetto immediato e definitivo:

- il blocco degli interventi di realizzazione di nuove piste da sci e di ampliamento delle piste da sci esistenti;
- il blocco dei progetti per la realizzazione di nuovi impianti di risalita e per il potenziamento degli impianti di risalita esistenti;
- il blocco della realizzazione o del potenziamento degli impianti per l’innevamento artificiale, compresi i bacini dedicati di raccolta delle acque;
- la revisione critica dell’assenso a tutti gli interventi di infrastrutturazione apparentemente rivolti all’incremento della mobilità alternativa ma sostanzialmente finalizzati al servizio di aree sciabili;
- l’estensione dei blocchi a tutti gli interventi approvati e finanziati, se non in corso di esecuzione;
- l’inserimento delle direttive appena indicate nei documenti finali del PUP adottato con DGP n. 1959/2007, in corso di approvazione, o in una sua variante immediata, e nei piani territoriali subordinati.

Ignorando queste richieste la Provincia si assumerebbe la responsabilità di procedere ciecamente su un percorso senza vie d’uscita.

E con queste stesse richieste vogliamo aprire da oggi in Trentino - con tutti quelli che ne condividono gli obiettivi - una vertenza i cui punti di forza sono la consapevolezza e l’opposizione crescenti nelle popolazioni dei territori che cominciano a subire il degrado ambientale e socio-economico indotto dalla monocultura dello sci alpino nelle aree investite da nuove proposte di "sviluppo" del settore.

Officina Ambiente - Trento