26.3.09

«Basta coltura intensiva e pesticidi»

Riportiamo due articoli scritti da Sandra Matuella del Trentino sul dibattito di domenica 22 marzo.
A breve pubblicheremo gli audio dell'intera giornata.


Fonte: Trentino del 24 marzo 2009, pagina 44


Un incontro dedicato all’agricoltura trentina seguito da una cena biologica con raccolta di fondi a sostegno del comitato Diritto alla salute della Val di Non, si è tenuto domenica pomeriggio al Centro Sociale Bruno di Trento.
Organizzato da Officina Ambiente di Trento e coordinato da Walter Nicoletti, giornalista ed esperto di agricoltura, all’incontro hanno partecipato anche Paolo Cappelletti, medico ed esponente della Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai e Orfeo Petri di Officina Ambiente.
In particolare, sono stati analizzati i pericoli ambientali, sanitari ed economici che derivano dalla forte dimensione industriale che connota gran parte dell’agricoltura e della zootecnica trentina, ad iniziare dalla Val di Non «dove c’è un uso indiscriminato di pesticidi, nocivi per la salute, richiesti dalla coltura intensiva delle mele» ha denunciato Virgilio Rossi del comitato diritto alla salute, che coinvolge oltre mille persone.
«In base ai dati Istat, la Provincia di Trento detiene il triste primato di maggior consumo in Italia di fitofarmaci (per ettaro è 6.3 volte la media nazionale). In Val di Non si è stimato l’impiego di 23 kg/ha di insetticidi, funghicidi e diradanti (53 kg se si aggiungono bagnanti e prodotti secondari)». «Contrariamente all’ordinanza comunale che vieta l’imprudente uso di antiparassitari nei pressi di abitazioni e strutture pubbliche, poiché costituiscono grave pericolo per la salute pubblica - prosegue Rossi - le analisi chimiche provano che i pesticidi sono presenti anche in aree non coltivate, sono diffusi sulla superficie della valle, e in certe zone la contaminazione arriva dentro casa, negli orti e giardini, ed è persistente anche per sei mesi l’anno, nel periodo dei trattamenti».
Virgilio Rossi ha denunciato l’indifferenza dei politici verso questo comitato a favore della salute, e verso iniziative simili, come la petizione di Sfruz, dove su 200 persone ben 150 si sono schierate contro l’agricoltura intensiva, ma sono rimaste inascoltate.
A sostegno del comitato Diritto alla salute, domenica si è schierata anche la neonata associazione Alta Valle di Non. Futuro sostenibile, rappresentata da una Franca Berger più combattiva che mai. «Il nostro è un contesto naturale ancora ben conservato e armonico, apprezzato da una realtà turistica di nicchia - spiega Franca Berger - abbiamo percepito però dei segnali di minaccia, che derivano dalle intenzioni di “invadere” anche l’alta Val di Non con la monocoltura».
Per questo è nata l’associazione Futuro Sostenibile con presidente Giuliano Pezzini, che riunisce i nove comuni da Romeno a Ruffrè e che ha già oltre duemila richieste di adesione. «A maggio, sui nostri praghièi (prati, ndr) ci sarà una grande festa di valle, e proprio con questo spirito comunitario sapremo resistere ai pericoli, perché avremo forti ragioni per chiedere ai politici il perché di certe scelte».

«La Credenza» degli acquisti bio e solidali

Il fenomeno tutto italiano dei gruppi d’acquisto solidale, ossia di persone che comprano insieme alimenti biologici direttamente dai produttori, sta crescendo anche in Trentino con La Credenza, un’associazione nata nel 1999 dall’incontro di alcune famiglie del perginese, e che oggi conta quasi quattrocento associati in tutta la Provincia. Questa realtà in crescita, nasce anche da scelte etiche, per favorire i piccoli produttori che garantiscono le biodiversità dell’ambiente, e quindi un’agricoltura alternativa a quella invasiva delle grosse aziende agroindustrali.
Promuovere un nuovo modo di fare acquisti attento e consapevole, è la missione della Credenza, gruppo di acquisto perginese con una portata provinciale, che compra prodotti biologici e promuove il rispetto dell’ambiente e della salute con una serie di iniziative. Domenica scorsa, ad esempio, Marco Adami, a nome della Credenza, ha partecipato al dibattito promosso al Centro sociale Bruno da Officina Ambiente a sostegno del comitato Diritto alla salute della Valle di Non, che ha denunciato l’abuso di pesticidi legati alla monocoltura intensiva delle mele.
Adami ha parlato del rischio del veleno nell’ambiente anche in Valsugana e Val dei Mocheni con la coltivazione ormai su scala industriale dei piccoli frutti. «Occorre essere sempre più consapevoli che l’acquisto di un prodotto anziché di un altro, causa delle scelte che incidono sull’ambiente e sulla salute delle persone - spiega Giorgio Perini, presidente della Credenza - noi abbiamo scelto una ventina di piccoli produttori biologici trentini, che fanno fatica a resistere per la concorrenza con le grosse aziende. In questo modo sosteniamo un sistema produttivo che attraverso la coltivazione biologica riduce l’impatto ecologico, e nello stesso tempo, ricostruiamo i rapporti tra produttori e utilizzatori, li chiamiamo così anziché consumatori, termine questo che dà l’idea di un atteggiamento volto a sfruttare le risorse».
La vostra è quindi una scelta etica? «Assolutamente sì: contro le multinazionali che hanno come unica finalità il profitto vogliamo tornare a controllare il sistema produttivo con un rapporto diretto con le singole aziende. E stiamo sempre più incidendo sulla realtà produttiva degli agricoltori perché con i nostri soci ormai possiamo garantire un mercato sicuro e per soddisfare le nostre esigenze molti sono incoraggiati a passare dalla coltivazione convenzionale a quella biologica certificata».
Qual è il vostro socio tipo? «Come età spazia dai venti agli ottanta anni, mentre ciò che accomuna un po’ tutti è un’elevata sensibilità verso l’ambiente e le persone, unita alla voglia di essere protagonisti attivi delle proprie scelte, senza subire passivamente quelle imposte da altri».