28.12.09

Radio Onda d'Urto Trento: speciale inceneritore

Le due puntate radiofoniche verranno trasmesse:

MERCOLEDI' 30 DICEMBRE ORE 18.30

L’inceneritore avvela.
Faresti crescere tuo figlio all’ombra dell’inceneritore?
Faresti crescere il bambino che ti nasce in seno con il rischio di danni permanenti alla salute?

I danni alla salute degli impianti di nuova generazione come quello che la Provincia autonoma di Trento vuole costruire l’anno prossimo; le alternative possibili.

con interventi di:

* Ernesto Burgio, coordinatore scientifico di ISDE International Society of Doctors for Environment

* Giuseppe Miserotti, presidente Ordine dei Medici di Piacenza Carla Poli amministratrice Centro Riciclo Vedelago (TV)

[ scarica la trasmissione - 1° puntata ]


SABATO 2 GENNAIO ORE 8.30:


Inceneritore No grazie
le iniziative di lotta contro l’inceneritore che la Provincia autonoma di Trento vuole costruire l’anno prossimo;

dibattito in studio con:

* Gabriele Calliari, presidente di Coldiretti del Trentino

* Fausto Nicolussi, esponente di Nimby

* Stefano Bleggi, attivista del centro sociale Bruno

[ scarica la trasmissione - 2° puntata ]


Frequenze FM:
Basso Sarca 99.5 ---- Trento FM 105.5

______________________

Radio Onda d'Urto - Trento

redazione.trento@radiondadurto.org

trentondadurto.noblogs.org

23.12.09

Soft walking paralizza il traffico sulla Valsugana

Il comitato locale chiede l'immediata chiusura della acciaieria inquinante

www.globalproject.info/it/in_movimento/Soft-walking-paralizza-il-traffico-sulla-Valsugana/3359

al link è possibile vedere le foto e il video denuncia di un operaio dell'acciaieria

Questa mattina, con partenza alle ore 7 e per circa quattro ore, una quarantina di automobili hanno partecipato a un’iniziativa di "soft walking" per l’immediata chiusura della Acciaieria di Borgo Valsugana. Il “convoglio lumaca”, con alla testa due trattori a fare l’andatura, ha paralizzato il traffico sulla SS47 della Valsugana fino a Levico per poi tornare, sempre con andatura molto lenta, a Borgo Valsugana.

La protesta organizzata dal comitato locale dei “Baribieri Sleali”, impegnato da molti anni nella denuncia delle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, e alla quale hanno aderito anche gli attivisti trentini da poco rientrati da Copenhagen, ha voluto ribadire come in questo momento sia necessaria una mobilitazione costante per imporre, definitivamente, la chiusura della acciaieria e la riconversione dei posti di lavoro dando garanzia per il reimpiego dei 117 lavoratori.
Nei giorni scorsi una assemblea cittadina di circa 400 persone, dopo l’intervento di alcuni medici per l’ambiente che hanno letto i dati allarmanti sulle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, ha deciso che era giunto il momento di scoperchiare questa bomba ecologica che non solo avvelena l’aria, ma probabilmente negli anni ha inquinato i terreni limitrofi e le falde acquifere.
Durante la serata è stato ricordato che la magistratura ha deciso il sequestro della fonderia proprio perché i dati delle analisi sono stati manomessi dai laboratori incaricati dalla proprietà per poter risultare entro i limiti, e colpevolmente ignorati o avallati dai funzionari dell’APPA (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) che, in quattro, per questo motivo sono stati indagati con ipotesi di reato che riguardano il concorso con i responsabili dello stabilimento siderurgico per getto pericoloso di emissioni di gas, vapori o fumi nocivi e l'abuso d'ufficio.
Il comitato alla fine del corteo, quando a protesta praticamente finita sono comparse tre bandiere delle lega nord pronte a farsi fotografare per cavalcare l’iniziativa, ha precisato che non vuole essere strumentalizzato da nessun partito politico e che, come espresso durante l’assemblea cittadina, non sono accettate le loro bandiere.
Nel pomeriggio si è saputo che il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dalla Procura di Trento in merito alla chiusura definitiva dell'impianto. Le acciaierie di Borgo restano sotto sequestro ma continueranno a lavorare. Sarà il custode giudiziario, si legge nella motivazione del provvedimento, a garantire il corretto funzionamento della struttura.

Il comitato non è certamente soddisfatto del provvedimento e ha fatto sapere che dopo la pausa natalizia riprenderanno le iniziative di protesta e di coinvolgimento della popolazione non solo della Valsugana ma di tutto il Trentino.

Altro report e commenti sul blog www.pragras.blogspot.com

Acciaierie di Borgo: è necessario l’intervento di un sindacato credibile

di Luigi Casanova

Siamo arrivati dove non si doveva arrivare. Allo scontro fra le vittime di un sistema, gli operai contrapposti agli ambientalisti, ai comitati che lavorano per tutelare la salute pubblica.
Nel caso delle acciaierie di Borgo è evidente come mille responsabilità ricadano sulla Provincia di Trento e sui suoi servizi, sulla precedente sindaco di Borgo Valsugana. Erano anni che i comitati, le associazioni denunciavano quanto avveniva attorno alle acciaierie: non si trattava solo di rilascio di fumi inquinanti, si parlava di uso improprio di discariche, di bonifiche agrarie. E si parlava, sempre, del traffico che percorreva e percorre la valle, del dovere di limitarlo. Le risposte degli enti, quando arrivavano, sono sempre state vaghe ed evasive. Così si è continuato, per anni.
Ma grandi responsabilità, culturali e sociali ricadono anche sul sindacato. In troppi casi le organizzazioni sindacali hanno eluso i problemi ambientali, hanno isolato al loro interno le poche voci che ponevano temi strategici: la difesa della salute dei cittadini e dei lavoratori, la mobilità, l’uso improprio delle acque e del territorio.
Era ed è compito del sindacato ora ricucire la grave frattura che divide gli operai delle acciaierie dal comune sentire delle popolazioni della Valsugana. E’ compito del sindacato portare le istituzioni e l’imprenditoria al dovere della verità, alla ricerca di un progetto socialmente condiviso che liberi la Valsugana dalla presenza di questo corpo estraneo individuando nuove opportunità occupazionali, garantendo che nessun lavoratore rimanga nemmeno sottoccupato e specialmente costruire un progetto che impedisca, per sempre, l’arrivo in Provincia di aziende che non offrono garanzie certe sul tema della salute pubblica.
Proprio oggi leggiamo sul Sole 24 Ore come la Provincia di Trento si situi al 98° posto della graduatoria nazionale per i decessi da tumori. Ci troviamo agli ultimi posti, in compagnia delle aree urbane più degradate d’Italia, Milano, Brescia, Venezia. Quante volte si è chiesto che l’Azienda sanitaria fornisca dati disaggregati per area omogenea sui tumori in Provincia, o sulle patologie tiroidee? Decine, mai avuta risposta. Certo, la pesantezza della situazione trentina non è imputabile solo a determinate aziende, non possiamo dimenticare la presenza della monocultura delle mele come non possiamo dimenticare i danni causati dal traffico nell’asse dell’Adige, in Valsugana, nelle località turistiche.
Siamo in presenza di situazioni complesse, che non possono essere risolte con interventi tampone e nemmeno dalla magistratura. E’ necessario che le istituzioni preposte al governo del territorio e della qualità dello sviluppo, dalla Provincia all’APPA, dalla Azienda Sanitaria alle organizzazioni sindacali ritrovino percorsi di fiducia nei cittadini. Questa ricomposizione è possibile solo attraverso il confronto aperto basato sulla verità dei dati. E’ possibile solo quando si sarà capaci di smettere di offendere il volontariato impegnato nella tutela della salute e il volontariato ambientalista. E’ possibile solo ricucendo un rapporto fra lavoratori, società civile e ambientalisti. I gruppi dirigenti della Provincia, del sindacato devono cambiare strada: con umiltà riprendere i percorsi del dialogo e della proposta, devono ritrovarsi per costruire coesione sociale e specialmente sviluppo di qualità. Anche in Valsugana.

22.12.09

Assemblea autoconvocata in difesa dell'acqua

Il 22 dicembre alle 20.30 davanti al teatro San Marco: la cittadinanza trentina presente alla conferenza di giovedì scorso “La rivoluzione dell’Acqua”, ha scelto questa data per autoconvocarsi ad un’assemblea in difesa dell’acqua pubblica.

E’ uno dei risultati più belli ed eclatanti della tre giorni sull’acqua, indetta dalle associazioni trentine Yaku, Ya Basta e Filorosso, che per sensibilizzare e stimolare una discussione sulle tematiche dell’acqua – la cui gestione è stata recentemente privatizzata dal governo italiano – hanno organizzato concerti, mostre fotografiche, spettacoli teatrali dal 9 all’11 dicembre scorsi in vari luoghi della città. Dallo spettacolo h2oro che ha coinvolto anche le scuole, al documentario Terre d’acqua sull’Uruguay, alla mostra fotografica di Lorenzo Scaldaferro, l’acqua a Trento ha preso la parola.
Bilancio molto positivo: sia il Teatro San Marco che il Centro Formazione alla Solidarietà, che la Facoltà di Sociologia, dove erano dislocati gli appuntamenti, hanno registrato ottime affluenze e forte interessamento da parte dei partecipanti.

In particolare, è stata davvero felice la commistione fra i protagonisti della guerra dell’acqua di Cochabamba – il sindacalista boliviano Oscar Olivera e la docente ed attivista messicana Raquel Gutierrez – ed il folto pubblico giunto anche da fuori regione, per la serata organizzata da Yaku “La Rivoluzione dell’Acqua”, il 10 dicembre.
Con Alex Zanotelli, che in un accorato discorso più volte chiedeva se fosse follia quella che stiamo vivendo – l’acqua nelle mani di pochi – con Michele Nardelli, del Forum trentino per la Pace, che ha letto la proposta di mozione provinciale contro la privatizzazione dell’acqua, e con il filosofo e politologo irlandese John Holloway, che ha commosso la platea parlando della oscurità che il mondo vive, braccato dalle tenaglie del sistema capitalista, i relatori sono riusciti ad uscire dagli schemi di una conferenza, ed intavolare un dialogo con le centinaia di persone presenti.

Che era proprio quello che si voleva accadesse: dell’esperienza della Guerra dell’Acqua di Cochabamba, di cui ricorrono adesso i dieci anni, durante la serata si è più volte sottolineato come il conflitto di strada che ha visto popolazione affrontare a mani nude un esercito armato al grido de “l’acqua è nostra”, fosse stato solo uno degli aspetti che hanno fatto della lotta boliviana un evento storico spartiacque. E’ il laboratorio politico che attorno all’acqua ha saputo crescere e sviluppare nuovi modi di gestione partecipata dei beni comuni, che si è eviscerato: “La gente ha recuperato la parola e perso la paura”, spiegava Oscar Olivera, che per il suo impegno è stato insignito anche del Premio Goldman. “Si è riprodotto un noi collettivo, per cui ad un problema comune, si è cominciato a cercare comuni soluzioni. Parlando, discutendo, riprendendo nelle proprie mani la responsabilità della propria vita e del proprio ambiente”, diceva la sociologa Raquel Gutierrez.

Al momento del dibattito la gente ha intavolato una vivace discussione, riportando le proprie esperienze – molti i consiglieri comunali e circoscrizionali che di sono già esposti in Trentino contro l’acqua privata – ma anche il desiderio di un confronto senza tanti intermediari. “Sceglietela adesso, una data per incontrarvi”, incalzava Raquel “Non aspettate sempre che sia qualcuno a sceglierla per voi”. Detto fatto: il 22 dicembre. Chi dice per una fiaccolata, chi per discutere, chi per marciare. Vediamo cosa succederà. Ma ciò che è successo giovedì scorso è un segnale preciso: l’acqua, ancora una volta, rappresenta quel limite – morale, etico, politico – che con la messa a gara dei servizi di gestione idrica, per molti è stato superato, facendo scaturire una sana e creativa indignazione. E dall’altra, che la dicotomia pubblico – privato, che ha permesso a questo governo di avvallare la teoria per cui “il pubblico ha fallito, il privato risanerà”, va superata con la elaborazione di un modello nuovo, partecipato, socializzato, che ci veda tutti protagonisti del nostro futuro.

http://www.yaku.eu/primapagina_articolo.asp?id=1281

21.12.09

Le registrazioni video de “La rivoluzione dell’acqua – La Bolivia che ha cambiato il mondo”

Dal blog dell'Associazione TrentoAttiva

Come vi avevamo anticipato la scorsa settimana, crediamo di farvi cosa gradita a pubblicare la registrazione video della serata organizzata dall’associazione Yaku e che ha visto come relatori Raquel Gutierrez (scrittrice e attivista messicana), Oscar Olivera (sindacalista boliviano, premio Goldman 2001), John Holloway (giurista, filosofo e sociologo irlandese, movimento zapatista messicano), Alex Zanotelli (premio nazionale “Cultura della pace” 2004).



Watch live streaming video from grillitrentini at livestream.com

Blocchiamo il traffico per chiudere l'acciaieria!

L'APPELLO DEL COMITATO BARBIERI SLEALI DI BORGO VALSUGANA.

DOMANI MATTINA - MERCOLEDÌ 23 DICEMBRE - APPUNTAMENTO ALLE ORE 6.45 IN ZONA INDUSTRIALE A BORGO VALSUGANA PER POI DARE IL VIA ALLE ORE 7.00 A UN "CONVOGLIO LUMACA"
PER CHIEDERE L'IMMEDIATA CHIUSURA DELLA ACCIAIERIA.

19.12.09

Acciaieria Valsugana: chiuderla subito o partiranno le proteste


TRENTO - Se martedì non sarà emessa l'ordinanza di chiusura definitiva delle acciaierie incominceremo a manifestare ad oltranza». Laura Zanetti, portavoce dei Barbieri Sleali della Valsugana, commenta cosi la sentenza del tribunale del riesame di Trento che ha rigettato la richiesta di dissequestro delle acciaierie e che martedì, in una nuova udienza richiesta dalla Procura, si pronuncerà sul sequestro totale dell'impianto. Ieri mattina erano una trentina, Barbieri Sleali e altri comitati ambientalisti della Valsugana, riuniti in presidio a Trento davanti al tribunale in attesa del pronunciamento del giudice. «Chiediamo la chiusura delle fonderie - ha ribadito con forza Laura Zanetti - la loro riconversione e uno studio sulle patologie oncologiche e sui danni provocati alla salute e all'ambiente dalle emissioni degli inquinanti che a nostro parere sono ben oltre i limiti di legge». La prima azione di protesta è prevista per mercoledì prossimo: un convoglio lumaca partirà alle sette del mattino da Borgo, sulla strada che costeggia le acciaierie, fino a Levico. «Sarà cosi tutti i giorni fino a quando non riusciremo ad avere ragione su una questione importante come la salute degli abitanti di un'intera valle. Si sente piagnucolare sui posti di lavoro degli operai, ma la Provincia di Trento e il signor Leali hanno i mezzi a disposizione per mantenere i lavoratori con un vitalizio e un soggiorno in una casa salute», affermano i manifestanti anti acciaieria. Una vicenda, quella della fabbrica di Borgo Valsugana, che non ha mai varcato i confini del Trentino. E, infatti, il comitato ha in programma un'azione mediatica a livello nazionale. «L'obiettivo è quello di rendere nota a tutti - continua Laura Zanetti - con l'acquisto di una pagina su un importante quotidiano nazionale la storia di una Trentino che nessuno conosce sarà la nostra prossima mossa a prescindere dalla sentenza del tribunale». Ovviamente questo sarebbe tutt'altro che una buona pubblicità turistica.

Nicoletta Brandalise
L'Adige del 18.12.2009

13.12.09

Pensierini

di Guido Pasqualini,
l'Adige del 13.12.2009

Lettera degli abitanti di Borgo al commissario straordinario Stelio Iuni (19 dicembre 2001): «In alcuni giorni, soprattutto nelle prime ore del giorno, si ripresentano puntualmente gli stessi fumi grigi. Fumi che fuoriescono dallo stabilimento in direzione dell'abitato di Roncegno, accompagnati da un odore acre e da una polverina bianca che si deposita sui balconi e sui davanzali».
Claudio Voltolini, Cisl (11 maggio 2002): «Se le verifiche dimostrano che c'è inquinamento e che l'acciaieria è pericolosa, si faccia chiudere lo stabilimento».
Alessandro Alberini, consigliere comunale Borgo Domani (25 luglio 2002): «Sono stati fatti controlli? Perché non si opta per una soluzione radicale, richiedendo un risanamento definitivo? Sono state verificate le responsabilità per l'inquinamento del terreno? Sono state verificate le ricadute igienico-sanitarie? Non sarebbero opportuni controlli medici a campione sui residenti nelle vicinanze degli impianti e controlli sulle emissioni in tutte le aree di uscita fumi?».
Laura Froner, sindaco Borgo (19 settembre 2002): «Ho contattato sia l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, sia Fedriga (uno dei titolari dello stabilimento, ndr). So che sono già stati fatti dei controlli dopo l'installazione della nuova cappa. Attendo i risultati».
Roberto Micheli, sindaco Scurelle (16 ottobre 2003): «L'Acciaieria è da chiudere, senza ombra di dubbio, perché è incompatibile con la salute e lo sviluppo turistico dell'area, con l'attività termale di Roncegno in primo luogo».
Fabio Dalledonne (16 settembre 2004): «Le nostre perplessità riguardano l'inquinamento, manca il coraggio di prendere decisioni definitive».
Mariano Bernardi, Cgil (4 maggio 2005): «Il pubblico non può intervenire direttamente con investimenti mirati ad abbattere i fumi?».
Luigi Sardi, giornalista (2 marzo 2008): «Costruita di fronte a Roncegno, in una zona vocata all'agricoltura e al turismo, l'Acciaieria "forse" inquina. Forse in quella zona sono cresciuti i casi di tumore? Forse vengono fusi materiali inquinati all'origine, cioè nei posti da dove vennero prelevati? I fumi vengono adeguatamente abbattuti? Domande legittime e, credo, necessarie».
Ex dipendente Acciaieria (8 marzo 2008): «Si sapeva quando arrivava l'Appa, venivano sempre al mattino, quando il forno era caricato con lamierino, materiale leggero e pulito. Allora, il forno era azionato anche con potenza ridotta. Durante 15 anni io non ho mai assistito a un controllo a sorpresa».
Giovedì scorso la giunta provinciale ha affidato «nuovi controlli all'Agenzia per la protezione dell'ambiente per accertare l'esistenza di eventuali pericoli per la salute della popolazione derivanti dalle attività delle acciaierie di Borgo Valsugana». Nonostante le sollecitazioni, Appa e Azienda sanitaria non hanno mai effettuato alcuna verifica simile.
L'articolo 20 dello Statuto di autonomia prevede che «i presidenti delle province esercitano le attribuzioni spettanti all'autorità di pubblica sicurezza, previste dalle leggi vigenti, in materia di industrie pericolose»; l'articolo 52 che «il presidente della Provincia... adotta i provvedimenti contingibili ed urgenti in materia di sicurezza e di igiene pubblica nell'interesse delle popolazioni di due o più comuni».
Lorenzo Dellai è presidente della Provincia dal 24 febbraio 1999. Perché, in quasi undici anni, non ha mai ordinato un'efficace campagna di controlli? Perché bisogna sempre attendere l'intervento della magistratura?

8.12.09

Lettere delle Mamme Bionike sulle acciaierie di Valsugana

Il gruppo Mamme Bionike Trentino, 176 mamme impegnate nella difesa dell'ambiente per la salvaguardia del futuro dei bambini, esprime grande preoccupazione e sdegno rispetto al pesante inquinamento di aria, acqua e terra che sarebbe stato perpetrato per 30 anni dalle Acciaierie Valsugana. In attesa delle conclusioni della magistratura, volendo ancora sperare che l'inchiesta si chiuda con una archiviazione, chiede che la Provincia effettui IMMEDIATE analisi epidemiologiche sulla popolazione potenzialmente contaminata - non solo sui lavoratori dell'impresa - alla ricerca in particolare di malformazioni fetali (in particolare all'apparato uro-genitale e al sistema nervoso), aborti, tumori infantili e leucemie, fra le conseguenze più pesanti dell'inquinamento da diossina. Anche le mamme della Valsugana dovrebbero aver diritto a far analizzare IMMEDIATAMENTE il loro LATTE - nel quale potrebbero esserci accumuli di diossine - per sapere subito se è meglio per i loro figli essere svezzati rapidamente o passare - ahiloro - al latte artificiale.
Tumori al fegato e ai dotti biliari dovrebbero essere altresì ricercati nella popolazione, in particolare nelle donne che risultano statisticamente più colpite da questo tipo di intossicazioni - con successivi interventi ed agevolazioni per le cure di cui dovessero necessitare, così come dovrebbero essere analizzate affezioni polmonari ed allergie.
Particolare attenzione si pretende nei controlli sulla CATENA ALIMENTARE, considerato che la diossina si accumula nelle coltivazioni, nel latte e nella carne, dunque tutte le coltivazioni ed allevamenti della zona dovrebbero essere testati, ed i prodotti eventualmente tolti dal mercato con effetto immediato, prevedendo risarcimenti per agricoltori ed allevatori, da scaricare possibilmente su quanti hanno causato e permesso questo scempio e non sulla collettività, come sempre accade in questi casi. Ai privati il business, al pubblico e alla popolazione i danni...
La presenza di diossine ed altri inquinanti (furani, benzopirene, metalli pesanti) andrebbe verificata accuratamente in falde acquifere, aria e terreni, anche se difficile risulta continuare a credere nella correttezza e terzietà dell'APPA di fronte alle accuse rivolte dalla Procura anche a questo organo di controllo, già zoppicante dopo le indagini a Monte Zaccon, così come chiediamo chiarezza e sospensioni di eventuali coinvolti nelle indagini alla Provincia (ricordiamo nell'occasione anche le imbarazzanti telefonate del dirigente provinciale Dr.Gardelli - principale referente fino ad allora sul progetto-inceneritore di Trento - sul presunto addomesticamento dei controlli sulle discariche).
A chi poi dice che gli inceneritori - vedi quello dell'ischia (ovvero, "zona di esondazione") Podetti - inquinano "solo" un quinto rispetto alle acciaierie, rispondiamo innanzitutto che non ci sembra affatto poco, e secondariamente che se i controlli saranno gli stessi effettuati in questi anni sulle acciaierie di Borgo (e sui rifiuti tossici in Valsugana e a Trento-Sardagna ma non solo), c'è di che preoccuparsi, e molto.
In ballo c'è la salute dei nostri figli, oltre che la nostra. Se ne ricordi chi si ostina a voler perseguire questa strada, rifiutando a priori di prendere in considerazione alternative per lo smalrtimento dei rifiuti come quella meritoriamente elaborata dai comuni rotaliani.
Grande solidarietà esprimiamo infine e mamme e bambini della Valsugana, sperando che tutto questo questo per loro non si trasformi in un calvario sanitario. Nel caso, speriamo che i responsabili possano vedere coi loro occhi il volto dei bambini malati, e sperimentare l'angoscia dei loro genitori.

Mamme Bionike Trentino
(mammebionike@live.it, o gruppo facebook "mamme bionike trentino")

La chiusura delle acciaierie di Borgo e il "buongoverno" trentino


di Luigi Casanova

Da anni quanto accade attorno al produttivo della acciaieria di Borgo creava disagio, preoccupazione e allarme nella popolazione di Borgo e dell’intera Valsugana. Per intervenire non era necessario arrivare ad una rottura tanto brusca, a dover assistere all’intervento della magistratura per verificare l’insostenibilità ambientale di questo luogo produttivo.
Era sufficiente ascoltare la gente di Borgo, chi per anni con grande umiltà ha fatto parte dei comitati per la salute pubblica, chi non si è lasciato intimidire dai proprietari, dalla superficialità del mondo sindacale e di quello politico.
Le acciaierie per anni hanno inquinato l’aria di Borgo e per anni hanno smaltito rifiuti pericolosi in modo non idoneo. Ma se tutto questo era risaputo, perché il mondo politico è rimasto spettatore, perché l’APPA e l’Azienda Sanitaria provinciale non hanno approfondito le analisi, perché non intervenivano con la necessaria strumentazione durante i turni notturni?
Eppure tutti sapevano che a Borgo le carrozzerie delle auto si rovinavano precocemente, che i metalli si consumavano in fretta, che in determinate situazioni climatiche, non solo per la presenza della superstrada, l’aria era irrespirabile. Ma come è potuto accadere tutto questo nel Trentino dell’Autonomia, nel Trentino che ritiene di esportare ovunque buongoverno ed essere modello virtuoso da imitare?
Come è possibile che in Trentino si siano verificati i casi della pista dei Contrabbandieri, dei laghetti della Presena, la Marmolada, le strade stracciate nei boschi della valle dei Mocheni, i veleni diffusi nei meleti della valle di Non ed infine la discarica di Marter?
Queste domande devono avere risposta definitiva, rassicurante.
Le ultime vicende di Marter e delle acciaierie hanno definitivamente portato il cittadino a diffidare delle garanzie offerte dall’ente pubblico sul tema dei controlli urbanistici, ambientali e sulla salute pubblica. Dalla struttura provinciale sono emerse troppe convivenze o superficialità verso i poteri forti, sia nel mondo industriale che in quello turistico.
Ancora oggi ci si chiede perché la provincia non si sia costituita parte civile davanti allo sfregio del Bus del Giàz in Paganella o della Marmolada, perché la Provincia sia rimasta spettatrice in altre occasioni dove sono stati i cittadini i protagonisti delle denunce.
Qualche anno fa le cose non stavano in questi termini. Le associazioni ambientaliste si sono sempre fidate dei servizi offerti dai vari uffici pubblici, si trovava informazione e possibilità di avviare percorsi di collaborazione concreta. Oggi non è più così, ogni ufficio pubblico viene letto con diffidenza. Perché è accaduto questo, di chi sono le responsabilità se non del mondo politico?
Da quando Dellai domina la scena politica provinciale non si legge più differenza nei servizi fra tecnico e politico, gli uffici sono stati silenziati, non si riesce più ad avere informazioni se non a processi decisionali conclusi, si rimane quindi nella impossibilità di aprire un dialogo, vedi inceneritore, ma anche Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, o Marmolada o Azienda Sanitaria.
Dellai ed i suoi assessori in questi dodici anni hanno impedito al cittadino la partecipazione costruttiva. Questo aspetto, si pensi alle vicende Jumela, Folgaria o Tremalzo ha costruito dapprima diffidenza verso la classe politica, poi severa ostilità. Non oso immaginare cosa sia avvenuto all’interno della classe dirigente dei vari servizi: o si rimane chini al capo o si viene emarginati. In provincia il dissenso non è consentito.
E’ questo il clima che ha portato all’intervento della magistratura, sia in Marmolada, come a Marter come alle acciaierie. Eppure la nostra autonomia avrebbe permesso ben altri percorsi e minori umiliazioni.
Si è visto che l’autonomia autoreferenziale basata sull’obbedienza cieca non porta a percorsi virtuosi. E’ stato deprimente il comportamento difensivo della nostra classe politica arrivata a negare errori, è deprimente sentire anche in Trentino la magistratura attaccata e offesa dai politici.
I cittadini della Valsugana possono oggi urlare con forza un grazie alla magistratura. Le responsabilità concrete verranno accertate durante le indagini, ma intanto chi per anni ha lottato per fare chiarezza sulle acciaierie, sulle discariche, sulle discutibili bonifiche agrarie sa di non aver lottato invano, sa che almeno un potere dello Stato ancora ascolta il cittadino.
Personalmente mi attendo una netta inversione di rotta, penso che la politica debba ritornare amica dei comitati, delle associazioni, verso chi si impegna nella difesa del territorio e della salute pubblica. Questi ultimi drammatici passaggi autorizzano a rimanere fiduciosi e ad attenderci dal palazzo trentino e dai suoi servizi una netta inversione di tendenza: politica di trasparenza, informazione preventiva e distacco dai poteri forti che hanno costruito un tanto invasivo e deprimente clientelismo nella nostra Provincia Autonoma.

Vedi anche:
«Diossina, si controllila catena alimentare».
La denuncia del dott.Rigo, medico di base dell'associazione medici per l'ambiente.

7.12.09

Acciaieria Valsugana, disposto il sequestro

Fonte: L'Ansa del 5.12.2009

BORGO - Un provvedimento di sequestro preventivo per l'impianto produttivo dell'Acciaieria Valsugana di Borgo Valsugana, in Trentino, è stato emesso dal gip di Trento Marco La Ganga, nell'ambito di un'inchiesta relativa all'inquinamento ambientale e allo smaltimento illecito di residui di lavorazione, con indagini del Corpo forestale di Vicenza.
Lo stesso gip ha disposto, inoltre, il sequestro preventivo del laboratorio chimico preposto ai controlli, considerato compiacente, in provincia di Brescia. Il Corpo forestale rende noto che l'esecuzione dei provvedimenti è prevista per oggi.
L'attività illecita riferita all'Acciaieria Valsugana, secondo gli inquirenti, sarebbe relativa ad emissioni moleste e imbrattanti di gas, fumi e polveri in atmosfera, e con concentrazione di inquinanti aventi valori superiori ai limiti di legge, nonchè scarichi non autorizzati recapitanti nel vicino corso d'acqua. Le indagini, che vanno sotto il nome di operazione Fumo negli occhi, sono collegate a precedenti operazioni svolte in territorio trentino nel dicembre scorso (operazione Tridentum) e nel luglio di quest'anno (operazione Ecoterra), con denominatore comune il territorio della Valsugana e l'intreccio di figure a vario titolo indagate nelle tre indagini. (ANSA).

Busa consapevole risponde alle dichiarazioni di Pacher sulla centrale sull'Altissimo

Il progetto della centrale idroelettrica di pompaggio sul monte Altissimo va avanti.

Questa la risposta di Alberto Pacher alla mozione presentata in consiglio Provinciale da Bruno Firmani dell'Italia dei Valori pochi giorni fa. Al momento il progetto e' ancora al vaglio del servizio di utilizzazione delle acque pubbliche della Provincia, che dovrebbe decidere prima della fine dell'anno; a questa, seguira' una valutazione di impatto ambientale e se entrambe si pronunceranno positivamente, sara' dato il via libera all'appalto per la costruzione. Pacher istituzionalmente ha dichiarato che il progetto presentato seguira' il normale iter burocratico previsto per le grandi opere, ma ugualmente davanti a tutto questo coro di no, al quale si e' aggiunto anche il Sindaco di Riva Molinari in nome della cittadinanza non piu' di un mese fa, le perplessita' sono sempre maggiori:

Perche' non e' stato minimamente dato ascolto a quanti, fra politici e cittadini e imprenditori, che fino ad oggi hanno chiesto risposte concrete e prese di posizione da parte dei vertici Provinciali da ormai 9 mesi?
Non e' piu' abbastanza una semplice rassicurazone di Pacher sul fatto che saranno valutate le posizioni prese dai Comuni limitrofi e dei vari associazionismi.
Perche' poi e' sempre e solo Pacher a rispondere sul tema della centrale, mentre Il Presidente Dellai non si e' mai pronunciato?
Ed infine, avendo amaramente constatato che il progetto nella sua complessita' non rispecchia le esigenze della popolazione, ma solamente quelle di potenti imprenditori che vorrebbero fare del nostro Lago di Garda una speculazione energetica, non sarebbe meglio chiuere la partita qui senza intasare uffici provinciali oltre misura?

Info: labusaconsapevole.blogspot.com


La centrale va avanti
L'Adige del 5 dicembre 2009

Poco meno di un paio di mesi or sono, in occasione della presentazione dei candidati della lista Pinter per le primarie del Pd, il sindaco e senatore Claudio Molinari era tornato a «tuonare » contro la Provincia riguardo ai progetti giacenti a Trento per una centrale idroelettrica totalmente sotterranea scavata nel Monte Baldo della potenza di 1350 megawatt, fortemente osteggiata da tutti i Comuni della sponda trentina del Garda.
In buona sostanza Molinari chiedeva ai vertici provinciali di cancellare definitivamente ogni possibilità in tal senso.
Proprio l’altro giorno invece in consiglio provinciale il vicepresidente Alberto Pacher, rispondendo ad un’interrogazione del consigliere dell’Italia dei Valori Bruno Firmani che chiedeva chiarimenti sul caso, ha affermato testualmente che «il progetto in questione si trova nella fase istruttoria di ammissibilità alla procedura di Via. Non si sa ancora quali effetti l’impianto avrà sul sito di interesse comunitario. Sono anche in corso altri approfondimenti giuridici - ha proseguito il vicepresidente Pacher - per chiarire le competenze provinciali e statali.
Dal punto di vista delle autorizzazioni amministrative, prima di passare alla fase successiva i due progetti di pompaggio delle acque del Garda hanno inoltre bisogno di un accordo preventivo con tutte le regioni rivierasche. Finora non è stata realizzata alcuna opera».
Di fatto quindi la Provincia non ha accantonato nulla e l’esame dei progetti va avanti. Per giunta,osservano a Riva, Pacher parla di «accordo preventivo con le regioni rivierasche ma non fa alcun riferimento ai Comuni del Garda trentino».

2.12.09

Il tunnel inutile per salvare l'A22

di Bruno Zorzi, fonte l'Adige del 29.11.2009

Nella conferenza di informazione del Consiglio provinciale sul Tunnel di base del Brennero e linea di Alta velocità/Alta capacità si è sentita una voce radicalmente contraria al grande progetto presentato venerdì dal presidente delle Ferrovie dello Stato, Innocenzo Cipolletta e dall'amministratore di Bbt, la società che ha progettato e realizzerà il tunnel ferroviario del Brennero, Ezio Facchin: la voce di di Lothar Gamper, ricercatore della Facoltà di economia dell'Università di Innsbruck.
Il giovane studioso ha letteralmente demolito il progetto, fino a concludere citando l'ex eurodeputato austriaco Herbert Bosch, ex sostenitore del progetto: «Non parliamone più, è già morto». Frase che ha fatto sobbalzare Cipolletta. Ma Gamper ha fondato il suo ragionamento su dati, seppur confutabili come tutto al mondo. Cipolletta e Facchin hanno ribadito che la nuova linea serve, prima di tutto, per limitare il traffico su strada. Gamper ribatte che l'esperienza dimostra che l'Alta velocità non toglie Tir dalle autostrade.
«Il potenziamento dei porti italiani e del sud Europa basterebbero a far diminuire del 30% il traffico attraverso il Brennero. C'è un fatto scandaloso che la gente non sa: la maggior parti delle navi che vengono dall'Oriente e che passano per il Canale di Suez preferiscono fare 4 - 5 giorni di navigazione e approdare nei porti olandesi e tedeschi perché le procedure doganali italiane e greche sono troppo lunghe. Uno scandalo! C'è poi il pedaggio sull'A22, troppo basso. Un altro 20% del traffico stradale si potrebbe togliere aumentando l'efficienza dei trasporti, visto che il 20% dei camion viaggiano vuoti». Non solo ma secondo l'analisi del ricercatore tirolese il tunnel di base ha un altro punto debole: il 50% del traffico sull'A22 è locale. Se poi aggiungiamo che l'asse sul quale si sta indirizzando il trasporto europeo è quello del Gottardo la spesa di 7 miliardi e 150 milioni di euro per superare il Brennero non reggerebbe. Cifra, tra l'altro, che secondo Lothar Gamper, assolutamente sottostimata. «La Corte dei Conti austriaca ha stimato che i costi per il tunnel ferroviario si aggirano tra i 12 e i 24 miliardi di euro.
Cifre che trovano riscontro nelle dichiarazioni dell'ex manager delle Ferrovie svizzere Benedikt Weibel che parla di un costo di 18 miliardi. Per quanto riguarda il Trentino mi chiedo - ha affermato ancora Gamper - come si possa stimare un costo di 2,5 miliardi per 80 chilometri, 70 dei quali in galleria, quando in Austria ne servono 2 solo per realizzare 40 chilometri che verranno completati probabilmente entro il 2012. C'è chi parla, per l'intero tratto italiano del progetto, di un costo di 30 miliardi di euro! D'altra parte le ricerche degli ultimi anni hanno provato che, e questo non succede solo in Europa, c'è una costante sottovalutazione dei costi e, per contro, una sovravalutazione dei benefici».
Un altro ambientalista, Giorgio Rigo di Italia Nostra ha espresso nell'incontro documentate perplessità sul valore del grande progetto ferroviario. «Cito una canzone di Vasco Rossi - ha affermato - e mi chiedo se tutto questo un senso ce l'ha». Il presidente di Italia Nostra del Trentino ha chiesto che vengano date risposte alle domande di fondo. Di quanto traffico si sposterà dalla strada alla rotaia; traffico che, dopo essere calato del 30% per la crisi nei primi mesi del 2009, sull'A22 sta ricominciando a salire e tornando ai livelli pre schock finanziario.
«Un senso - ha detto Rigo - ci potrebbe essere se si dicesse un no definitivo alla Valdastico. Ma senza pesanti disincentivi per la gomma temo che questo grande progetto non servirà a molto».

[ Leggi la relazione di Lothar Gamper ]

30.11.09

Attivisti di Climate Justice Action occupano l'inceneritore di Schio



Schio-28 Novembre 2009

Da Schio a Copenaghen giustizia climatica ora:Bosetti dimettiti!

Una cinquantina di attivisti di Climate Justice Action ha compiuto un blitz all'interno dell'inceneritore di Schio per chiedere le dimissioni del presidente Ava (Alto Vicentino Ambiente) Lorenzo Bosetti.

Bosetti è indagato per omicidio colposo, disastro ambientale, violazione delle norme di inquinamento e violazione delle norme sul lavoro alla fabbrica Marlane-Marzotto di Praia a Mare, in provincia di Cosenza.
Le indagini ormai concluse hanno rivelato che: centinaia di operai sono morti causa inalazione di soastanze tossiche e nocive, tra cui amianto, con cui lavoravano. Inoltre la procura ha disposto il sequestro dei terreni circostanti in quanto in essi sono state scaricate illegalmente tonnellate di rifuiti tossici.

Gli attivisti, con tute bianche e mascherine, sono entrati all'interno dell'area dell'inceneritore , hanno attaccato uno striscione e tapezzato l'area con volantini.

23.11.09

Agricoltura: pericolo veleni e ogm

Report dell'incontro di venerdì 20 sui pesticidi di Calceranica al Lago.
Dal blog del comitato Prà Gras di Fonzaso.

Molto interessante l’incontro organizzato da un gruppo di cittadini valsuganoti a Calceranica al lago. Un confronto pacato, costruttivo e propositivo tra frutticoltori locali e il comitato per la salute della Val di Non. Tra i relatori anche il dott. Roberto Cappelletti (sindaco e medico) che ha illustrato, dati alla mano, la pericolosità di molto principi attivi usati in frutticoltura (ma non solo), alcuni dei quali (di uso comune) sono sospetti cancerogeni e provocano danni al sistema endocrino.
Impressionanti i dati portati sull’aumento dell’incidenza dei tumori infantili, delle malformazioni fetali e delle malattie degenerative. Puntuale anche la relazione dei due rappresentanti del comitato noneso che hanno ricordato l’esito delle analisi auto finanziate.
Su 13 campioni 12 sono risultati contaminati da una o più sostanze dannose per la salute: campioni rilevati anche a distanza di 70 metri dai meleti, campioni rilevati nei giardini, negli orti privati, negli spazi pubblici; oltre alle centinaia di segnalazioni di infrazioni commesse nei meleti e non rilevate né sanzionate.
IMPRESSIONANTE IL FATTO CHE UN ALBERO DI MELO (trattato chimicamente), AL TERMINE DELLA SUA BREVE CARRIERA PRODUTTIVA NON SIA CONSIDERATO “LEGNO” MA BENSI'... RIFIUTO SPECIALE !
Molto preoccupante anche il fatto che nella maggioranza dei campioni di mele analizzate siano stati trovati più residui di principio attivo suscitando la preoccupazione di molti per l’effetto combinato che questi possono avere.
Si è parlato molto anche di “FASCE di SICUREZZA” attorno a case, scuole, ospedali ecc.. per evitare l’effetto deriva dei pesticidi; studi dimostrano che tale distanza è bene non sia inferiore ai 100m.
Una serata sicuramente positiva che oltre a palesare buoni propositi di produttori e amministratori e dimostrare la pericolosità di molti dei prodotti, per lo più usati troppo e male, ci piace sintetizzare con una battuta...
SE VUOI PER DAVVERO CHE LA MELA TOLGA IL MEDICO DI TORNO, FA SI CHE LA MELA CHE MANGI SIA BIOLOGICA!!

Siamo convinti che se i consumatori fossero adeguatamente informati su cosa c’è dentro a certe mele, sotto alla buccia lucida e perfetta, invece che darle ai propri figli le userebbero come la Biancaneve di questa vignetta.

DA SEGNALARE ANCHE LE DICHIARAZIONI DEL DIRETTORE GENERALE DELL'ARPAV DRAGO (Tribuna di Treviso) che denuncia: "Nelle terre di Marca troppi pesticidi, tanti nitrati e perfino atrazina, vietata ma venduta nei circuiti di un mercato nero..Il problema riguarda tutto il territorio trevigiano, dalle colline del Prosecco, dove alcuni mesi fa vennero trovati livelli di inquinamento fuori dalla norma, alla pianura..I nostri rilievi evidenziano chiaramente la presenza massiccia di queste sostanze"

SEGNALIAMO INOLTRE UN INTERESSANTE DOCUMENTO RELATIVO ALLA PERICOLOSITÀ DEGLI OGM (organismi geneticamente modificati) "Malattie indotte da virus transgenici".
I virus transgenici con cui oggi si fanno gli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) entrano nel DNA della pianta, modificandola in maniera a noi sconosciuta. Questi virus dovrebbero restare latenti, ma nulla può escludere che possano anche riattivarsi in maniera analoga ai ben noti virus tumorali a RNA (Oncornavirus) o come i virus tumorali a DNA (entrambi induttori di leucemie, sarcomi, carcinomi, gliomi…).
(per leggere tutto il documento cliccare qui)

22.11.09

Pesticidi nel piatto più tumori nei bambini

Il Comitato locale chiede regole più restrittive

CALCERANICA - Il consumatore vuole le mele senza nessun difetto: è per questo che (secondo Mario Mengoni del Consorzio frutticoltori Alta Valsugana), i coltivatori non possano fare a meno di usare fitofarmaci. Anche se lo fanno il meno possibile e stanno cercando strade diverse per la lotta a parassiti e funghi. Dall'affollato dibattito sui pesticidi svoltosi venerdì sera a Calceranica su iniziativa di un gruppo di cittadini, è emersa una certezza: è necessario che i Comuni, i sindaci quindi, vigilino sul rispetto delle regole per quanto riguarda l'uso degli atomizzatori.
Rispetto delle distanze minime dalle abitazioni, dagli orti dei privati, dalle strade e ciclabili dove le persone possono transitare mentre vengono immesse nell'atmosfera sostanze «sospette cancerogene» come il «captano». Ma dalla serata (i cui toni sono stati pacati e dialoganti, anche grazie all'impostazione data da Alex Faggioni del comitato cittadino, Sergio De Romedis e Virgilio Rossi , del Comitato per il diritto alla salute della Val di Non), è emerso chiaramente il pericolo dell'esposizione ai fitofarmaci, soprattutto per i bambini.
Nella sua relazione De Romedis ha detto che in Trentino ogni anno si usano due milioni e mezzo di fitofarmaci (fonte Istat), molto al di sopra della media nazionale. Il medico e sindaco di Centa San Nicolò, Roberto Cappelletti , ha mostrato i risultati di una ricerca sul cibo svolta nel 2007: in media si introducono, ad ogni pasto, circa 3,8 tipi di pesticidi. In aumento rispetto al 2,4 del 2005 e al 3,6 del 2006 (fonte Appa di Trento).
Cappelletti, dati alla mano, ha detto che i tumori dei bambini sono in aumento, così come l'infertilità degli uomini e le malformazioni dei neonati. Tra le sostanze che si trovano nei nostri piatti (prevalentemente nella frutta) c'è anche il clorpyrifos, sospetto cancerogeno (significa che è stata dimostrata la sua azione tumorale negli animali).
Nell'intervento dei due rappresentanti del Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana, Mengoni e il tecnico Andrea Taddia , è emersa la buona volontà di limitare al massimo l'uso dei pesticidi: si stanno introducendo forme di contrasto ai parassiti come la «confusione ormonale».
Il sindaco di Calceranica Sergio Martinelli (la sua giunta si troverà prossimamente ad analizzare una petizione presentata dai cittadini su regole più restrittive di quelle provinciali sulle modalità di uso dei fitofarmaci) ha chiesto di trovare delle mediazioni tra le due esigenze. Di fronte alla proposta del Comitato noneso di aumentare a 100 metri la distanza minima dalle abitazioni durante i trattamenti con fitofarmaci ha fatto notare che a Calceranica, se così fosse, nessuno potrebbe più coltivare nulla.

A. Pi.
Fonte: L'Adige del 22 novembre '09

20.11.09

Mostra e convegno a Rovereto in difesa dell'acqua


Proprio nei giorni in cui esplode la polemica sulla «privatizzazione dell'acqua» approvata a colpi di decreto dal governo Berlusconi, si apre domani «H2OK», mostra interattiva che a Rovereto sarà aperta fino al 5 dicembre all'Oratorio Rosmini dal titolo «Acqua: diritto umano e bene comune». La proposta nasce dal Comitato per la Pace e i Diritti Umani ed è stata sostenuta dall'assessorato all'istruzione del Comune di Rovereto. Vede già la prenotazione di quasi trenta classi degli istituti delle scuole medie e superiori a cui si rivolge la visita interattiva di due ore. Per visitare la mostra sono previsti anche due momenti per la cittadinanza - ore 16-18 di sabato 28 novembre e ore 10-12 di sabato 5 dicembre - prenotazioni al numero tel 0464 452368 dell'assessorato.

Domani, sabato 21 novembre alle ore 17.30 si apre con un incontro «Acqua: diritto umano e bene comune' per scoprire i progetti che funzionano per garantire il diritto all'acqua.
Intervengono Paolo Rizzi del Contratto Mondiale sull'Acqua e Francesca Caprini dell'associazione Yaku che si occupa del progetto «Scuola per l'Acqua» che coinvolge i paesi della catena delle Ande.
Tra i temi si rilanciano le richieste della campagna «Salviamo l'acqua» che chiede al governo italiano e al Parlamento di ritirare il decreto (approvato l'altroieri) che chiede alle pubbliche amministrazioni di affidare entro il 2011 la gestione del servizio idrico alla maggioranza dei privati. Questo punto è stato ben sottolineato da diverse voci pubbliche tra cui Dacia Maraini e padre Alex Zanotelli che chiedono che la gestione del bene comune acqua venga ridata alle società interamente pubbliche in modo da garantire il diritto all'acqua a tutti i cittadini - anche i meno abbienti. Aggiornamenti e informazioni sul sito www.acquabenecomune.org «La votazione alla Camera sulla privatizzazione dell'acqua è da considerarsi un passaggio che chiude una epoca, preso ancora una volta senza informare i cittadini e coinvolgere i Comuni» commenta Andrea Trentini, organizzatore della mostra. «Sono liquidati quei pochissimi margini concessi alle amministrazioni locali di mantenere la gestione nei servizi fondamentali come l'acqua. Un decreto palesemente incostituzionale che gli enti locali dovrebbero impugnare».

Info:
www.cittadinirovereto.it/diario/acqua-incontro-sab-21-a-rovereto/

Contro la TAC nasce il comitato "Salva Marco"

Fonte: l'Adige del 20 novembre '09

Cresce la mobilitazione spontanea nel paese di Marco contro la realizzazione della temuta ferrovia ad alta capacità (Tac) che avrebbe proprio a nord del popoloso paese l'uscita della galleria Zugna. Dopo la tenace azione della Circoscrizione, ora è ufficialmente nato anche il Comitato «SalvaMarco», che si è riunito alla presenza di una cinquantina di attivisti, espressione anche del mondo associazionistico e del volontariato locale, pronti a muoversi immediatamente. Particolarmente attive nel Comitato sono le mamme di Marco, «pronte a batterci per difendere il futuro dei nostri figli, i loro diritti di vivere a Marco. Ci hanno accusate di aver strumentalizzato i nostri figli nella protesta, noi rispondiamo che a 13 anni possiamo spiegare loro cosa sta succedendo. Non c'è nulla di politico nella nostra azione, l'ambiente è di tutti, così come l'acqua è un bene collettivo. Sono anni che lottiamo per un parco che non c'è. Non si può liquidare questo problema con una battuta infelice (quella del presidente della Provincia Dellai «avrebbero fatto meglio a portare i bambini al parco», ndr), a Marco non c'è un parco ma un'aiuola con giochi vecchi di trent'anni». Il Comitato «SalvaMarco» è partito a razzo: sono già disponibili in tutti gli esercizi economici i moduli della petizione per opporsi «a qualsiasi progetto di potenziamento ferroviario che danneggi il territorio e la comunità di Marco»: «Siamo convinti che tutti i 2800 abitanti di Marco sottoscriveranno la petizione- commentano i promotori -, siamo disposti ad andare casa per casa a spiegare cosa potrebbe succedere se la Tac venisse realizzata e l'uscita della galleria fosse proprio qui. Vogliamo fornire maggiore informazione ai cittadini, perché finora è stata carente, per questo abbiamo realizzato un volantino con il tracciato previsto ed i disagi pesantissimi che dovremmo sopportare: 12 anni di cantieri, a nord e a sud del paese, su circa 160 mila mq, un transito continuo di camion per trasportare il materiale di scavo, costante presenza di polveri, espropri di terreni e pericolo di danneggiare irreparabilmente le falde acquifere che ci dissetano. Poi, una volta realizzata la Tac, si prevede il passaggio di 400 treni al giorno, uno ogni 3', carichi di qualsiasi cosa, degrado della nostra vita, vibrazioni al passaggio di ogni convoglio, svalutazione delle nostre case».

G. L.

Calceranica al lago: Per un'agricoltura sostenibile che rispetti il territorio e la salute


VALSUGANA - I cittadini della Val di Non hanno cominciato a mobilitarsi nel 2007, quelli della Valsugana qualche mese fa. Ma l'obiettivo è uguale: pretendere che i trattamenti fitosanitari siano attentamente regolamentati e che l'uso dei pesticidi sia limitato il più possibile, perché gli effetti sulla salute umana, sugli animali, sull'aria e sull'acqua non siano drammatici. È questo il tema del dibattito pubblico che domani sera, dalle 20.30, si svolgerà nella sala delle associazioni di Calceranica al Lago (di fronte alla chiesetta di S. Ermete).
I relatori, moderati da una giornalista de l'Adige , saranno: Sergio De Romedis e Virgilio Rossi , del Comitato per il diritto alla salute della Val di Non (attivo da due anni sul fronte dei trattamenti in agricoltura); Roberto Cappelletti , sindaco di Centa S. Nicolò, dell'associazione Medici per l'ambiente; il tecnico Andrea Taddia e un dirigente del locale Consorzio frutticoltori Alta Valsugana. Ad organizzare il primo confronto in valle sugli effetti delle irrorazioni, è stato un gruppo di cittadini di Calceranica: «Vivendo a stretto contatto coi meleti estesi alle spalle del lago - spiega Alex Faggioni -, ci siamo preoccupati di capire come fosse regolamentato l'uso dei pesticidi. Abbiamo così scoperto che il nostro Comune non ha alcun regolamento, mentre Caldonazzo sì. Allora, il 3 agosto scorso, abbiamo presentato al sindaco una petizione perché anche la nostra amministrazione adotti regole più restrittivo di quelle fissate nel protocollo provinciale.
La petizione dovrebbe essere discussa nel prossimo consiglio comunale». Quello dei regolamenti comunali, differenti da paese a paese, è uno dei problemi principali da risolvere, anche perché i trattamenti nebulizzati si diffondono col vento ben oltre i confini catastali. «A pochi metri dalle nostre case, ma magari in un altro comune, i problemi sono simili ai nostri - prosegue Faggioni -. Abbiamo organizzato quindi riunioni con rappresentanti di altre associazioni della vallata, tenendo anche presente la vocazione turistica della zona, la certificazione Emas ottenuta dal nostro comune e il fatto non irrilevante che, ad esempio, chi passa sulle piste ciclabili dell'Alta Valsugana spesso si trova immerso in nuvole di prodotti sparsi dagli atomizzatori in orari e giornate diverse, senza potersi difendere».
È chiaro che per cambiare le cose, serve fare rete tra varie realtà che operano sul territorio e si occupano di ambiente. Ma serve anche l'appoggio delle amministrazioni pubbliche, dalla Provincia ai Comuni, senza dimenticare la neonata Comunità di Valle, perché magari, proprio attraverso questa istituzione, si adotti un regolamento unitario che tenga conto delle esigenze di chi coltiva, ma anche di chi deve vivere o soggiornare in una certa area. Tanti dunque gli aspetti da valutare, domani sera: i membri del Comitato noneso racconteranno la loro esperienza, le analisi compiute sul loro territorio e i risultati delle azioni intraprese; il dottor Cappelletti parlerà degli effetti dei prodotti più usati sulla salute umana e sull'ambiente; i rappresentanti del Cofav spiegheranno invece come è cambiata l'agricoltura in questi anni, quali sono i regolamenti interni adottati e quali i problemi di chi, comunque (e lo riconoscono anche i promotori della serata), ha diritto di vivere del proprio lavoro.
G. Car.

Fonte: l'Adige del 19 novembre '09

18.11.09

San Michele boccia l'inceneritore


SAN MICHELE - Un ordine del giorno per chiedere alla Provincia di valutare attentamente, sulla base di quanto emerso dal convegno del Pala Rotari, le soluzioni in alternativa all'inceneritore. È quanto proporrà la giunta comunale di San Michele nel prossimo consiglio convocato per fine mese, esprimendo così la propria contrarietà all'incenerimento dei rifiuti.
«In occasione del terzo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, il gruppo di maggioranza - ci tiene a precisare il sindaco Guido Moser - ha sempre ribadito la propria contrarietà al termovalorizzatore, ponendo in primo piano la salute pubblica ed il rispetto dell'ambiente. Avevamo invitato la Provincia a continuare nella ricerca di un sistema alternativo al termovalorizzatore e devo ricordare che presso il nostro municipio, il 27 giugno 2008, venne organizzata dall'assessore del Comune di Lavis, Lorenzo Lorenzoni, una serata sull'inceneritore; fra i relatori c'era anche l'ingegner Massimo Cerani che spiegò come funziona il Centro di Vedelago ritenuto, però, un impianto non risolutivo da parte dell'amministrazione provinciale. Di perizie e studi ne sono stati fatti parecchi, ma fino a quel momento alternative credibili allo smaltimento dei rifiuti non ce n'erano. Per questo motivo la mia giunta non ha ritenuto di partecipare alla spesa con le altre amministrazioni comunali che hanno promosso la serata al Pala Rotari».
Cosa vi ha convinto ad assumere la posizione contraria all'inceneritore? «Oggi, alla luce di quanto è emerso dal convegno del Pala Rotari, mi sembra che qualcosa di nuovo si intraveda nello studio di fattibilità proposto e che merita di essere approfondito. Per questo, nel prossimo consiglio comunale, è mia intenzione portare un ordine del giorno per sensibilizzare la Provincia ad esaminare e ricercare ancora una soluzione tecnica diversa dall'inceneritore».
L'ordine del giorno arriva anche come risposta all'interrogazione della minoranza che vuole conoscere la vostra posizione nel merito? «Ho letto i vari interventi del gruppo di minoranza, ed in particolare della capogruppo Clelia Sandri sempre pronta a cavalcare qualche malcontento: prima con le "sort" comunali, favorendo gli interessi privati anziché l'interesse pubblico, e adesso, avvicinandosi la campagna elettorale, eccola pronta a cavalcare la questione inceneritore. Noi non abbiamo mai detto di sì all'inceneritore: voglio evidenziare che, pur con qualche difficoltà, San Michele è sempre stato tra i comuni più virtuosi per quanto riguarda la raccolta differenziata. Siamo stati fra i primi ad aderire al servizio di raccolta "porta a porta", tanto per dimostrare la nostra sensibilità al problema. Prova ne sia che il nostro comune ha ottenuto anche la certificazione ambientale Emas.
In definitiva, penso e spero che la preoccupazione nostra e dei comuni per la salute pubblica sia anche la preoccupazione prioritaria del governo provinciale».

di Mariano Marinolli

Fonte: L'Adige del 18 novembre '09

17.11.09

Viticoltori contro l’inceneritore

«Federcooperative organizzi un confronto. Non si può piazzarlo fra vigneti pregiati»
l’Adige – M.M., 15 novembre 2009

PRESSANO - «Noi, piccoli produttori della filiera vitivinicola trentina, ci siamo da tempo responsabilizzati sulla difesa ambientale e siamo decisi a difendere con ogni mezzo la nostra salute e l'ambiente dove viviamo e lavoriamo. Le grandi cantine sociali e le organizzazioni di categoria sono disposte a indire delle assemblee per informare i loro soci sul rischio causato dall'inceneritore?».
Questo l'appello lanciato ieri, al termine di una tavola rotonda nella Cantina Cesconi di Pressano con alcuni viticoltori della zona decisi a rompere quel muro di omertà del mondo agricolo costruito attorno all'inceneritore. Roberto e Franco Cesconi, Marco Zanoni (Maso Furli), Diego Bolognani, Alessandro Fanti, Mario Pojer, assieme all'ambasciatore delle «Città del vino», Mario Mosna (Aldeno) e al coordinatore regionale dell'associazione, Paolo Girardi, con altri piccoli produttori, invitano tutti i viticoltori trentini a prendere coscienza sul rischio dell'inceneritore e chiedono alla Federazione della cooperazione di organizzare, attraverso i propri consorzi e cantine associate, un pubblico confronto tra favorevoli e contrari all'inceneritore. «Ma non vogliamo solo i politici - dicono - perché il confronto deve avvenire principalmente sul piano tecnico e scientifico».
Da trent'anni i viticoltori hanno avviato un processo di cambiamento nella produzione del vino: prima si lasciavano convincere dalle grandi aziende chimiche che con i pesticidi si otteneva un prodotto salubre e di qualità, ma poi, sull'esperienza maturata nel tempo, si sono convinti che i loro avi, senza tanti prodotti chimici che ancora non esistevano, ottenevano vini migliori. Oggi il Trentino vitivinicolo è la provincia d'Italia più «pulita»: il 90% della superficie vitata viene trattata senza pesticidi e il sistema alternativo più usato è la «confusione sessuale» con diffusori sulle vigne, innocui per l'uomo e le piante, per tener lontani insetti e parassiti. Costa tre volte di più dei pesticidi, senza contare il tempo che si perde ad appendere il diffusore sulle piante, ma non inquina l'ambiente. «Ci siamo informati sui danni alla salute provocati dall'inceneritore - hanno spiegato - e i dati elencati al convegno del PalaRotari sull'aumento delle malattie cancerogene provocato dall'incenerimento dei rifiuti suona, per noi come un campanello d'allarme. Bisognerebbe informare tutti i contadini su questi danni e sul rischio che corre il Trentino».
Eppure l'inceneritore non è l'unica fonte di inquinamento. «Appunto - osserva Bolognani - e allora anche i contadini potrebbero tornare all'uso dei pesticidi che costa meno in tempo e denaro, a bruciare le ramaglie nei campi che inquinerebbero sempre meno dei rifiuti inceneriti! Noi sappiamo, però, cosa sia il principio di precauzione per non distruggere il nostro territorio e ci stiamo adoperando per rispettarlo». «Ben venga la puzza dei biodigestori, dove finiscono sostanze organiche che non inquinano - aggiunge Pojer - mentre, per l'inceneritore, si bruceranno sostanze plastiche e inorganiche che noi respireremo. Se verrà costruito l'inceneritore, con il silenzio assenso di consorzi e organizzazioni sindacali, si tratta di un tradimento al nostro lavoro e a quanto abbiamo costruito in questi trent'anni per valorizzare il territorio e il vino». Conclude Fanti: «Turismo del vino e della natura, non è l'immagine promozionale che la Provincia adotta per il nostro territorio? Con quale coraggio, allora, vengono a piazzare un inceneritore proprio vicino ai vigneti più pregiati?».

Consiglio unanime
Inceneritore no, alternative sì

VEZZANO - La seduta dell’ultimo consiglio comunale, dopo l’approvazione una variazione al bilancio 2009, e la contabilità di previsione del corpo dei vigili del fuoco volontari, si è concentrata sull’inceneritore previsto a Ischia-Podetti e in particolare sulla fuoriuscita dei fumi, in roccia, dal camino sul Doss di Terlago.
Dopo un ampio dibattito tra i due gruppi consiliari, si è convenuto su un testo unitario da inoltrare alla Provincia e al Comune di Trento. Nel documento, approvato all’unanimità, si chiede di valutare la costante evoluzione delle tecnologie e ogni possibile soluzione per lo smaltimento dei rifiuti anche diversa dall’inceneritore; che la gestione dell’impianto sia in ogni caso pubblica e accompagnata dal monitoraggio costante dei dati ambientali e sanitari anche dei comuni limitrofi; e che in ogni caso, l’ipotesi di un camino con scavo in roccia dalla località Ischia-Podetti al Doss di Terlago sia accantonata.

13.11.09

In quel tunnel c'è un buco

Fonte: L'espresso del 12 novembre 2009

Mancano 7,8 miliardi per la nuova linea ferroviaria del Brennero. La denuncia del commissario governativo


Tratto da:

di Elena Fabiani e Luca Piana

A Mules, una ventina di chilometri dal passo del Brennero, la bocca del cantiere è aperta ormai da mesi. Il tunnel si infila sottoterra per 1.800 metri e finisce in una caverna che gli operai chiamano il camerone. È lì che aspettano l'enorme talpa meccanica che, nella primavera del 2008, ha iniziato a scavare più a nord, ad Aica. Fra crolli e stop temporanei, nel granito è stato realizzato un cunicolo profondo più di sei chilometri.

Altri quattro e la talpa raggiungerà il camerone di Mules. Lo scorso 9 agosto, però, si è temuto il peggio. Il macchinario ha incontrato una faglia che nessuno si aspettava, un ammasso franoso intrappolato nella roccia più dura. La struttura ha iniziato a scricchiolare e gli operai sono stati costretti a fuggire. Dopo quattro mesi spesi a puntellare la galleria, i lavori dovrebbero riprendere il 4 dicembre, giorno di Santa Barbara, protettrice dei minatori.

INTERATTIVO Numeri e percorso del traforo del Brennero

In Alto Adige, in quello che si preannuncia come uno dei cantieri infiniti nell'Italia delle grandi opere, da più di un anno si scava senza sapere se lo sforzo sarà mai portato a termine. Le difficoltà tecniche sono scontate: l'Italia e l'Austria vogliono realizzare un nuovo traforo ferroviario di 55,6 chilometri sotto il Brennero per abbassare di quota la vecchia linea dei binari, che oggi si inerpica fino ai 1.372 metri del valico. Al di là della complessità che i cunicoli esplorativi di Mules e Aica stanno testando, il problema è però la mancanza di fondi. Fra il tunnel e il rifacimento dell'intera ferrovia fino a Verona, necessario perché la galleria ad alta capacità non resti inutilizzata, le stime dei costi superano già oggi i 16 miliardi di euro, 11 dei quali a carico dell'Italia. E in gran parte ancora da reperire.

In maggio il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, non aveva frenato l'entusiasmo. L'accordo appena firmato con l'Austria e l'Unione europea era per lui "un punto di svolta verso l'esecuzione del tunnel", che nei progetti collegherà direttamente Fortezza a Innsbruck. Passata l'estate, il clima è cambiato. Mauro Fabris, il commissario straordinario incaricato da Silvio Berlusconi di coordinare le opere, ha lanciato l'allarme: "C'è il rischio che l'Ue possa ridurre i finanziamenti per la progettazione della linea da Fortezza a Verona. E c'è il rischio ancor più grave che, se non sblocchiamo l'iter di questi lavori, necessari perché i treni utilizzino la futura galleria, Europa e Austria comincino a chiedersi che senso abbia impegnarsi nell'opera", dice a 'L'espresso'.

Che cosa è cambiato rispetto all'euforia di pochi mesi fa? E perché, nelle ultime settimane, tra il governo di Roma e i presidenti delle Province di Trento e di Bolzano, Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder, da sempre grandi fan del tunnel, è scoppiata un'inattesa guerra fredda?

Per comprendere le difficoltà del progetto, occorre scendere la linea ferroviaria fino al tratto più impervio, tra Fortezza e Ponte Gardena. Lì la pendenza dei binari è troppo elevata e, oggi, i treni più lunghi e pesanti non ce la fanno. La linea va rifatta, sostiene il commissario, come vanno rifatti gli attraversamenti di Bolzano, Trento e Verona. Nasce qui il buco nelle risorse, un buco la cui entità sta facendo crescere la fila degli scettici, che va dai movimenti ambientalisti italo-austriaci alla Cgil di Bolzano. La galleria dovrebbe costare tra gli 8 e i 9 miliardi, da dividere a metà con l'Austria. L'Ue ha promesso 786 milioni, una somma che potrebbe essere raddoppiata se tutto andrà bene. Per il momento, tuttavia, l'Italia deve fare i conti con la previsione di sborsare circa 3,5 miliardi, individuati - sulla carta - grazie a voci che vanno dall'aumento dei pedaggi per i camion a un prestito di 1,3 miliardi che il governo si è impegnato a restituire dal 2022, data di fine lavori.

I guai riguardano il resto della linea. Per rifarla Fabris stima che servano almeno 7,6 miliardi, metà da spendere entro l'ultimazione del tunnel e metà in un secondo momento. A fronte di questa cifra, ci sono solo 104 milioni limitati alla progettazione, soldi che la Corte dei Conti ha bloccato fino a quando non sarà trovato il resto della somma. "E se non troviamo una soluzione, l'Ue potrebbe definanziare la sua quota di 58 milioni", dice Fabris.

La difficoltà nel reperire il denaro pubblico necessario, tuttavia, ha fatto esplodere alcuni problemi che covavano sotto la cenere. Il primo riguarda il dibattito sull'utilità dell'opera. "Se lo scopo è togliere i camion dall'autostrada del Brennero, occorre ragionare su una serie di dati", dice Riccardo Dello Sbarba, esponente verde nel consiglio provinciale di Bolzano. "In Italia", spiega, "mancano incentivi che promuovano il traffico su rotaia. Con il risultato che un camion su quattro attraversa le Alpi vuoto e uno su tre passa dal Brennero allungando un tragitto alternativo più breve: passano qui solo per le tariffe più basse rispetto, ad esempio, a quelle svizzere".

I Verdi calcolano che sulla ferrovia attuale potrebbe passare il doppio dei 120 treni di oggi, e che basterebbero investimenti mirati per ottenere risultati anche migliori. A questi argomenti fa eco l'austriaco Fritz Gurgiser, leader dei movimenti anti-traforo che nelle ultime elezioni provinciali in Tirolo hanno ottenuto ampi successi: "Non credo che il governo italiano sia in grado di garantire le risorse per l'opera", dice, lanciando una sfida vera e propria: "Sono disposto a ricredermi nel caso in cui Berlusconi alzi i pedaggi per i Tir al livello tirolese e ne vieti il transito notturno da Verona al Brennero".

La seconda partita che i fautori del tunnel si stanno giocando riguarda invece l'enorme mole degli appalti che si metterà in moto. La proposta che ha fatto tremare i vertici del Trentino e dell'Alto Adige è stata lanciata qualche settimana fa, quando Fabris ha suggerito che le risorse per fare la galleria potrebbero venire grazie ai profitti realizzati dall'Autobrennero, che già ne accantona una parte per questo scopo (saranno 500 milioni nel 2014). La maggioranza del capitale dell'A22, oggi, è in mano a Trentino e Alto Adige, che si sono spesso scornati sulla gestione del potere. La prospettiva fatta balenare dal veneto Fabris di un ingresso nella società dell'Anas o delle FS, però, ha ricompattato Dellai e Durnwalder, che hanno rispedito la proposta la mittente. Negli ultimi tempi, infatti, la mano del governo è già tornata in forze nell'Autobrennero, grazie all'ingresso nel capitale della Infrastrutture Cis (con il 7,8 per cento), una società che unisce imprenditori e costruttori veneti con il fondo F2i di Vito Gamberale, finanziato a sua volta dalla Cassa Depositi e Prestiti. La concessione dell'Autobrennero scadrà nel 2014: Dellai e Durnwalder chiedono che il governo si attivi per ottenere una proroga dall'Ue, promettendo che in cambio continueranno a destinare una parte dei profitti al traforo. A Roma, però, nicchiano: la ricca autostrada fa gola a molti.

12.11.09

Salviamo Marco dalla ferrovia

Fonte: l'Adige del 12 novembre 2009

Non si placa la protesta della comunità di Marco per impedire in ogni modo che la famigerata "soluzione C" possa essere adottata dalla ferrovia ad alta capacità (Tac). Dopo la mobilitazione avviata dalla Circoscrizione, che per prima ha sollevato il problema della Tac sul territorio della Vallagarina, l'elevata presenza di marcolini alle sedute del Consiglio comunale chiamato a discutere la mozione presentata dalla stessa Circoscrizione per dire no alla Tac, adesso è nato anche il Comitato "Salva Marco", che si è ritrovato anche lunedì sera e sta mettendo a punto la propria linea d'azione per tutelare il paese dal pericolo-Tac.
Il Consiglio circoscrizionale, intanto, nella seduta dell'altra sera ha ribadito la sua posizione: «L'Amministrazione comunale ha soltanto passato le carte a Trento - ha ricordato il battagliero presidente Guido Modena - visto che non ha votato la nostra mozione e si è limitata a chiedere che non venga adottata la "soluzione C". Siamo una comunità con 2800 abitanti, molti di più della grande maggioranza dei comuni trentini, perché questa dev'essere "sacrificata" per circa 20 anni in quanto circondata da due cantieri nei quali dovrebbero essere trasportati e lavorati i materiali di scavo e di risulta quantificati in 2,5 milioni di metri cubi? La salute di questa gente è meno importante di quella che deriverebbe da una nuova ferrovia che servirebbe a scaricare un ipotetico aumento del traffico su gomma per portarlo su rotaia?».
A Modena, poi, non è andata giù la battuta del presidente Dellai («I bambini era meglio se li portavano al parco») in risposta alle proteste delle mamme di Marco con i loro figli: «Erano fuori dalla scuola, è stato sicuramente improprio anche l'intervento della dirigente scolastica? Come si fa a dire: era meglio se li portavano al parco? Davvero una caduta di stile oltre che la sottovalutazione di un problema che nel nostro paese è molto sentito».
Della questione si parlerà anche questa sera, in un incontro pubblico nella palestra di Marco, convocato dal Comitato "No Tav", cui parteciperanno anche lo stesso Guido Modena ed il consigliere Luca Modena che illustrerà tutte le iniziative intraprese finora contro la realizzazione di quest'opera ed in particolare dell'uscita della galleria Zugna proprio alle porte di Marco.
G. L.

10.11.09

10 Novembre mail bombing su componenti Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati

Di seguito e al seguente link (http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6679) il testo e l'indirizzario per il mailbombing che abbiamo previsto di fare domani 10 Novembre sui componenti della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
Fate girare la notizia.


Campagna nazionale "Salva l’Acqua"

10 Novembre mail bombing su componenti Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati

Il Senato, il 04 Novembre, ha approvato l’Art.15 del DL 135/09.
Tale provvedimento approderà alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati il 10 Novembre.
Se convertito in legge, il DL 135/09, sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto.
Noi pensiamo che sia un epilogo da scongiurare, sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe.
Pertanto, alla luce di quanto sopra, della conclusione dell’esame presso il Senato e in previsione della discussione di tale provvedimento alla Camera dei Deputati (inizio previsto per il 16 Novembre) è necessario attuare un mail bombing sui componenti della Commissione, al fine di mettere un po’ di pressione richiedendo di sostenere le nostre proposte nel dibattito.

Affinchè il mail bombing sortisca effetto, è importante che l’invio delle mail sia realizzato contemporaneamente dal maggior numero di persone possibili,

concentriamoci tutt* sulla giornata di martedì 10 Novembre


Di seguito l’elenco degli indirizzi e-mail delle/dei Deputate/Deputati della Commissione Affari Costituzionali della Camera ed il testo da inviare loro


Elenco e-mail:

bruno_d@camera.it, santelli_j@camera.it, zaccaria_r@camera.it, lomoro_d@camera.it, sbai_s@camera.it, amici_m@camera.it,
bernini_a@camera.it, bertolini_i@camera.it, bianconi_m@camera.it, bocchino_i@camera.it, bordo_m@camera.it, bressa_g@camera.it,
calabria_a@camera.it, calderisi_g@camera.it, cicchitto_f@camera.it, cristaldi_n@camera.it, dallago_m@camera.it, diserio_o@camera.it,
degirolamo_n@camera.it, distaso_a@camera.it, dussin_luciano@camera.it, favia_d@camera.it, ferrari_p@camera.it, fontanelli_p@camera.it,
giachetti_r@camera.it, giovanelli_o@camera.it, laloggia_e@camera.it, laffranco_p@camera.it, lanzillotta_l@camera.it, lorenzin_b@camera.it,
mannino_c@camera.it, mantini_p@camera.it, minniti_d@camera.it, naccarato_a@camera.it, orsini_a@camera.it, pastore_m@camera.it,
pecorella_g@camera.it, pisicchio_g@camera.it, pollastrini_b@camera.it, stasi_m@camera.it, stracquadanio_g@camera.it,
tassone_m@camera.it, turco_mrz@camera.it, vanalli_p@camera.it, salvatore.vassallo@camera.it, volpi_r@camera.it, zeller_k@camera.it

Testo della mail da inviare:



Alle/ai Deputate/Deputati della Commissione Affari Costituzionali della Camera

Oggetto: esame del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135

Gentile Deputata/Deputato,

Il recente Art. 15 del D.L. 135/09 - che ha modificato l’Art. 23bis L. 133/08 - anche nella versione appena approvata dal Senato muove passi decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici locali.

Come aderenti al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua una rete associativa cui aderiscono più di settanta organizzazioni nazionali e più di mille comitati territoriali, affermiamo con forza:

Se voti la privatizzazione dell’acqua lo fai non in mio nome!

Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vita!

Si tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universale!

Si tratta di un provvedimento inaccettabile!


Pertanto, in previsione della discussione di tale provvedimento presso la Commissione Affari Costituzionali,

chiediamo

- di esprimersi per il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua;

- di sostenere gli emendamenti finalizzati ad escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica;

- eliminare obbligo di affidamento della gestione del Servizio idrico tramite gara e della cessione del 40% a privati per le gestione dirette dei Comuni, riconoscendo l’autonomia di scelta da parte degli Enti locali, in particolare delle Regioni sancita dalla Costituzione (Art.117);

- di sostenere, nel corso del dibattito in Assemblea al Senato, le proposte avanzate dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Restiamo in attesa, anche tramite la Segreteria Operativa del Forum dei Movimenti per l’Acqua di conoscere le Sue decisioni.
Cogliamo l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.

Firma del Comitato... o firma del singolo cittadino

aderente al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua




Per riscontro e contatti:
Segreteria Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma
Tel./Fax. 06/68136225 Lun.-Ven. 15:00-19:00
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org

Il Governo privatizza l’acqua


Si tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universale. IMPEDIAMOLO!

Con un decreto del 10 settembre scorso il Governo regala l’acqua ai privati: sottrae ai cittadini l’acqua potabile, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
Oltre 400.000 cittadini hanno sottoscritto una legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica, che riconosce il diritto all’acqua ma la proposta giace da due anni nei cassetti delle commissioni parlamentari.
Entro il prossimo 24 novembre, il decreto che privatizza l’acqua potrebbe diventare legge.
Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vita
Si tratta di un provvedimento inaccettabile!
Pertanto, noi firmatari del presente Appello chiediamo:
- A tutti i Parlamentari il ritiro delle nuove norme che privatizzano l’acqua e di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica riconoscendo l’autonomia di scelta dei modelli di affidamento da parte degli ATO ed Enti locali.
- Alle forze politiche di sostenere le proposte del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua e in particolare la rapida approvazione della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
- Ai Presidenti delle Regioni di presentare ricorso di costituzionalità contro l’Art.15 del D.L. 135/09 a tutela della autonomia degli Enti Locali sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione.
- Agli Eletti nei Consigli Comunali di prendere posizione contro l’Art.15 del D.L 135/09 e di assumere l’impegno ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e dichiarando il servizio idrico privo di rilevanza economica.
- Ai Cittadini di protestare contro questo Decreto del Governo facendo pressioni sui parlamentari e raccogliendo adesioni a sostegno del presente impegno.
Il presente Appello con le firme raccolte sarà inviato anche al Presidente della Repubblica e ai Presidenti delle due Camere
L’acqua è un diritto umano universale e un bene comune da conservare per le future generazioni.
Il servizio idrico deve essere gestito da enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori.
Salvare l’acqua è una questione di democrazia.

Ottobre 2009 – Appello a cura
Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua

e-mail: segreteria@acquabenecomune.org
Sito web: www.acquabenecomune.org