28.5.09

Da Marco secco «no» alla Tav

La circoscrizione unanime contro l’ipotesi di un’uscita della galleria: «A noi non porta niente, e i rischi sono altissimi»

Un paese contro la ferrovia ad alta capacità che potrebbe uscire proprio alla Mira per raggiungere la stazione di Mori e poi proseguire verso sud a fianco dell'attuale tracciato. Marco non ci sta e, dopo che è stato reso pubblico il progetto per il trasporto delle merci, è partita la mobilitazione che porterà ad una mozione urgente in Consiglio comunale per chiedere che il civico consesso esprima un parere negativo sul progetto presentato un paio di settimane fa dal vicepresidente della Giunta provinciale Alberto Pacher. «Chiederemo al presidente del Consiglio comunale Fabrizio Rasera di mettere all'ordine del giorno con urgenza - commenta un preoccupatissimo presidente Guido Modena - la nostra mozione. Saremo presenti per vedere cosa voteranno: su un progetto di questo impatto non si possono assumere decisioni a cuor leggero». La Circoscrizione, che ha incontrato anche i rappresentanti di Ala per fare fronte comune contro un'opera che «avrà conseguenze pesantissime per il paese di Marco, visto che potrebbe comprometterne per sempre la vivibilità senza sottovalutare gli effetti negativi che una cantierizzazione di 20-30 anni potrebbe avere per la popolazione di Marco e sualla viabilità. Restano aperti molti interrogativi che il progetto presentato non chiarisce: dove verrà sistemato il materiale di scavo? Dicono solo nei luoghi più degradati ma quali sono? La cava Marsilli e la cava Lastiella; ma sono stati valutati con la dovuta attenzione tutti i risvolti idro-geologici?». Dopo aver illustrato le tre soluzioni ancora in ballo per l'uscita della ferrovia dalla galleria "Zugna" (tra Serravalle all'Adige e S. Margherita, tra Serravalle e Marco, e sopra Marco), Modena ha ricordato come sia proprio la soluzione C quella che viene considerata meno costosa e meno impattante. «Noi dobbiamo dire che siamo contrari al progetto, senza indicare una delle tre soluzioni proposte - così il consigliere Luca Modena -, non è nostro compito fornire indicazioni tecniche ma di difendere la comunità, perché qui non respireremo più per vent'anni e il traffico su gomma aumenterebbe anziché diminuire». Renato Setti non vede grandi vantaggi per il territorio: «ci sarebbe un aumento dei costi ambientali, inquinamento acustico, vibrazioni, a fronte di benefici economici limitati, per questo diciamo no». Non si capisce perché - è stato detto - un tracciato che corre quasi interamente in galleria debba uscire in superficie proprio qui: «il traffico dello scalo merci di Mori stazione, anche dopo lo spostamento da Rovereto centro, non giustificherebbe una tale necessità, visto che comunque non sarà un vero e proprio scalo - ha ricordato ancora Modena - e che la scelta compiuta negli anni Ottanta di trasferire la maggior parte del traffico merci dalla rotaia alla gomma appare irreversibile».

L'Adige, 27/05/2009

18.5.09

Lavis, no compatto alla TAV

Il consiglio comunale insorge: "Piana dei Sorni da tutelare"

No compatto del consiglio comunale al progetto dell'alta velocità, che prevede l'uscita del treno nella piana dei Sorni. Progetto arrivato il 26 marzo in municipio, con termine perentorio il 17 maggio per le osservazioni.
Giuseppe Consoli (Pd) è critico anche verso Pacher: «avrebbe potuto fare di più, spostando questo termine». Lunedì, però, a Roma si firma una prima intesa sul tunnel del Brennero, si comprende quindi la tattica provinciale di lasciare poca voce ai territori. «A Roma sappiano - afferma il sindaco Graziano Pellegrini - che Lavis non è d'accordo».
Il più «No Tav» è però Antonio Moser: «il rendering è stato mascherato ad arte. A Sorni vivono 350 persone e farebbero la fine di Zambana Vecchia. In Alto Adige sono molto più prudenti, noi non ci stiamo a farci prendere in giro». Dopo il no vengono le osservazioni scritte dal sindaco: dal paesaggio, alle acque, ai rivi, fino ai sottopassi. Un cantiere di 5 ettari. Sandra Franceschini (Pd) propone di interrare la linea, il collega Paolo Facheris chiede di mettere a disposizione un'aula a Lavis per spiegare il progetto ai cittadini.
«È un'autonomia sgangherata quella trentina» secondo Bruno Franch , mentre il sindaco lancia la proposta surreale di una fungaia dentro al tunnel. «L'ambiente di Sorni è da proteggere - sottolinea Pellegrini - ed il Pup individua quell'area come agricola di pregio». Il consiglio lavisano comunque si riserva nei prossimi mesi di produrre ulteriori osservazioni, quando i consiglieri saranno in grado di aprire i tre voluminosi dvd del progetto con i loro pc.
A proposito: nel 2009, era digitale, la Provincia non potrebbe spedire le informazioni via mail (gratuita) ai consiglieri comunali, invece che ragionare ancora come se ci fosse il messaggero a cavallo che oltrepassa l'Avisio suonando la tromba?

L'Adige, 16/05/2009

17.5.09

Mele e turismo, binomio difficile

FONDO - Che l'aria tersa e i paesaggi incontaminati siano anche una moneta spendibile sul piano economico e turistico lo hanno già capito in molti. Un'ulteriore dimostrazione si è avuta all'incontro tenuto a Fondo a cura dell'associazione «Mario Pasi», relatore il dottor Giorgio Bianchini e moderatore il sindaco di Fondo, Bruno Bertol , sul tema: «Turismo e agricoltura: conflittualità o collaborazione».
Il numeroso pubblico, che gremiva la sala della Cassa rurale, ha dato vita a un interessante dibattito. Bianchini ha esordito spiegando come negli ultimi anni il terreno adibito alla melicoltura sia raddoppiato, mentre non lo è affatto il fatturato. Ciò significa che, anche adibendo nuove aree alla coltivazione del melo, per gli agricoltori non verrebbe moltiplicato il guadagno, ma specialmente la fatica e le spese, senza contare il problema cruciale del danno alla salute ad opera dei fitofarmaci. Il tema è diventato di particolare urgenza, da quando qualche amministrazione dell'Alta val di Non ha ritenuto «normale» destinare parte degli splendidi Pradiei alla melicoltura, alterando un ambiente forse unico nell'arco alpino, di certo peculiarità della valle. Per difenderlo si è mosso un comitato, che ha già raccolto quasi 3.000 firme, anche di non residenti, nella consapevolezza che le scelte di oggi ricadranno pesantemente anche sulle future generazioni.
Il sindaco di Fondo ha dichiarato di avere sempre strenuamente difeso i Pradiei ritenendoli «sacri», come i bisonti per gli indiani d'America. Nessuno ha demonizzato l'agricoltura - la categoria era scarsamente rappresentata - ma si è messa in luce l'importanza, anche ai fini turistici, della zootecnia, non di tipo industriale, della filiera breve, delle coltivazioni alternative, almeno nelle vicinanze dei centri abitati. A questo proposito, il sindaco di Tassullo, nonché vicepresidente del Comprensorio, Rolando Valentini , in rappresentanza dei numerosi amministratori presenti, ha detto che è in fase di approvazione un regolamento riguardo le irrigazioni: saranno poi i singoli consigli comunali ad approvarlo. Caustico nei confronti degli agricoltori è stato, invece, un esponente della categoria albergatori, Giorgio Asson di Don, che ha denunciato la carente capacità di accoglienza da parte di chi, oltre tutto, è favorito sul piano fiscale.
Unica voce a difesa della categoria, quella di Enrico Dalpiaz di Mezzocorona, che ha auspicato una maggiore collaborazione fra gli operatori dei vari settori, sperando che in agricoltura vengano ridotti i pesticidi a favore dei dissuasori sessuali.

Fonte: l'Adige del 17 maggio '09

14.5.09

Progettisti e No Tav lite su acqua, roccia e polveri

Lo scontro tra promotori della Tav e comitati che si battono contro il progetto dell'alta velocità ferroviaria in Trentino l'altra sera non c'è stato.
L'incontro promosso dal Comprensorio è servito per informare i sindaci e gli amministratori sul progetto, consegnato loro pochi giorni fa con un'enorme mole di materiale da studiare. Di qui la proroga proposta e accettata dalla Provincia che permetterà ai Comuni di esprimere il loro parere anche oltre la data fissata del 17 maggio. In aula lunedì sera c'erano anche componenti del gruppo "No-Tav" trentino. Volantini, striscioni, cartelli, ma nessuna contestazione rumorosa.
Il confronto diretto tra accusatori e difensori del progetto rimane, per ora, solo sulla carta. Quella dei volantini distribuiti dai comitati e quella delle illustrazioni progettuali.
I punti sui quali gli uni e gli altri si dividono diametralmente sono quelli consueti, tutti estremamente concreti: impatto sulle falde acquifere, effetti collaterali dello scavo, vibrazioni, smaltimento delle materie di scavo, durata del cantiere, costi finali, utilità sociale ed economica del maxi-progetto.
Falde acquifere
Il tema è stato toccato più volte l'altra sera. I "No-Tav" ripetono che «nessuna grande galleria può essere progettata in modo da garantire rispetto agli effetti anche gravissimi sulle acque superficiali e sotterranee. Gli impatti reali si verificano solo in fase di scavo, con il prosciugamento delle fonti». I tecnici della Provincia l'altra sera sul tema sono stati prudenti: «È vero, non ci sono sicurezze. Per questo viene realizzata il "preforo", una galleria di tre metri di diametro che anticipa il percorso reale del tunnel per verificare la presenza di sorgenti, falde, bacini in roccia. Se li si incontra ci si ferma, si tappa la falla e si aggira l'acqua. Ma la sua presenza sarà accertata solo con lo scavo».
Il materiale estratto
Secondo i tecnici il piano di recupero dei materiali ridurrebbe al minimo gli effetti sulla valle. L'85% del totale verrà riutilizzato direttamente nel calcestruzzo di rinforzo alla galleria oppure sarà venduto alle cave per la normale attività estrattiva. Solo il 15% sarà smaltito in cava, che in Vallagarina significa a Pilcante e Santa Cecilia.
Secondo i "No-Tav" i numeri sono molto diversi: «In totale nel tratto regionale verranno estratti 108 milioni di semrino, la quantità in volume estratta nel solo tratto trentino potrebbe sfiorare i 10 milioni di metri cubi, tre volte il Campanile Basso del Brenta. Quanto allo smarino quello realmente riutilizzabile non va oltre il 25%, il resto in discarica».
Trasporto e smaltimento
«Per trasportare quell'enorme massa di roccia - dicono i "No-Tav" potrebbero essere necessari in regione fino a 3 milioni e 330 mila viaggi di camion. Alla faccia della diminuzione del traffico. Le nuove strade frammenterebbero i fondi agricoli per consentire il collegamento tra i cantieri, l'intenso traffico di camion causerebbe un elevato inquinamento da polveri sottili, con una coltre di polvere anche sulle colture, come nei fiumi e nei torrenti».
La Provincia ribatte che lo scavo sarà all'avanguardia: con nastri trasportatori che porteranno la roccia fino ai vagoni ferroviari al fine di ridurre al massimo l'utilizzo dei camion. E che il 77% del materiale estratto sarà subito riutilizzato nei calcestruzzi.
Tempi e costi di cantiere
Nelle intenzioni dei progettisti la Tav potrebbe essere pronta per il 2020 o il 2022, cioè tra gli 11 e i 13 anni di lavori. Secondo i "No-Tav" ne serviranno tra 20 e 30 con una lievitazione dei costi previsti fino a sei volte. Necessità della nuova linea Chi la promuove sostiene che serva anche alla nostra terra per essere al passo con i tempi, per ridurre il traffico su gomma, per modernizzare il Trentino e collegarlo con l'Europa.
I detrattori sostengono che la nuova linea non verrebbe utilizzata dai passeggeri trentini e che per ridurre il traffico su gomma basterebbero provvedimenti sulle tariffe A22 e sull'accessibilità del Brennero ai mezzi pesanti».

di Davide Pivetti

Fonte l'Adige del 13 maggio '09

10.5.09

Acqua bene comune e non merce!

Mercoledì scorso una trentina di persone appartenenti a diverse realtà e associazioni trentine si è ritrovata per discutere su un nuovo percorso comune in difesa dell'acqua che sempre più spesso, anche nella nostra provincia, viene considerata una merce piuttosto che un bene comune da salvaguardare.
Come primo passo le associazioni hanno deciso di scrivere un comunicato stampa in merito allo scandaloso caso Surgiva.

COMUNICATO STAMPA

Con una delibera la Provincia di Trento ha rinnovato per altri 25 anni la concessione alla azienda di acque minerali Surgiva F.lli Lunelli spa, della sorgente «Prà dell'Era», una fonte d’acqua nel Parco naturale Adamello Brenta posta ad oltre 1000 metri d’altitudine.
Su quotidiani e mezzi stampa ciò che ha fatto scalpore è stato il canone annuo: la società verserà ogni anno alle casse della Provincia, 8.478,85 euro fino al 25 aprile 2033.
A fronte di un ricavo di poco meno un milione di euro. Si è anche letto di amministratori provinciali e responsabili della Surgiva F.lli Lunelli spa, che - aggirando il problema di fondo - hanno parlato di necessità di favorire l'azienda in un momento di crisi, di intervento a difesa dei posti di lavoro, di compensazioni future in termini di nuove tasse di imbottigliamento.

La questione Surgiva appare invece sintomatica di come nel nostro territorio la gestione dell’acqua venga affrontata come se si trattasse merce e non di un bene comune ed un diritto umano fondamentale.
Associazioni, forze sociali e cittadini che in Trentino si battono in difesa dell’acqua pubblica, riunitisi in assemblea per affrontare la questione Surgiva e, più in generale, discutere la questione acqua e sugli usi dell'acqua e dei beni comuni in Trentino, esprimono con forza il proprio totale rifiuto nei confronti di un simile atteggiamento, davvero miope e in totale contrasto col tempo in cui viviamo – immaginiamo si sarà preso in considerazione, ad esempio, il rapporto Onu recentemente presentato al Forum Mondiale dell’Acqua di Istanbul su come sarà la situazione mondiale dell’acqua nel 2033.
Nonché nei confronti delle stesse modalità, che hanno visto la concessione per un ulteriore quarto di secolo di una fonte d’acqua attraverso semplice delibera provinciale.
La nostra protesta non riguarda quindi la sola questione delle acque imbottigliate, che pure è seria: siamo uno dei primi Paesi al mondo nelle classifiche dei consumatori d’acqua in bottiglia, e siamo al primo posto in Europa con 185 litri annui di consumo procapite. E il Trentino non è da meno, con la concessione alla multinazionale Nestlè – quella del latte in polvere assassino, per intenderci - per l’imbottigliamento di 90 - 110 milioni di litri dalla fonte Pejo.
Ci sono molti e gravi problematiche attorno all’acqua minerale, che vanno dallo sfruttamento ambientale all’inquinamento, dalle normative che regolamentano le analisi dell’acqua minerale - che non è “acqua potabile” e che per questo sottostà a parametri definiti dubbi anche dalla stessa Commissione Europea - allo strapotere delle multinazionali che hanno visto il loro mercato triplicarsi negli ultimi quindici anni raggiungendo un fatturato da 4.500 miliardi, di cui 1.500 spesi in pubblicità.
La questione va necessariamente vista da altri punti di vista, che vadano oltre l’entità di un canone.
Ambiente, salute, ma soprattutto, democrazia nelle decisioni sugli usi: l’acqua è sempre acqua. Un bene comune, che un’etichetta può trasformare in prodotto venduto privatamente.
Contraddizioni che paiono evidenti anche nel caso Surgiva: recita l'articolo 1 della convenzione fra Provincia e Comuni: «Qualora gli acquedotti non fossero in grado di soddisfare la richiesta di acqua ad uso potabile dei territori, Surgiva s'impegna a mettere a disposizione la quantità d'acqua proveniente dalla sorgente eccedente il fabbisogno industriale”. Cioè anche nulla.

Crediamo sia necessario avviare un processo che anche in Trentino metta in primo piano il controllo collettivo e la ripubblicizzazione dell'acqua come principio di democrazia, base per la sua funzione sociale e presupposto per la sua difesa e la sua conservazione.

Associazione Ya Basta Trento
Associazione Yaku
Centro sociale Bruno
Filcams CGIL del Trentino
Officina Ambiente
TrentoAnomala
TrentoAttiva

9.5.09

Treni Tav sotto le finestre di casa

Il progetto? Non si può vedere. Provincia contestata: non c’è trasparenza

PRESSANO - Dopo quattro ore di discussione sul progetto del treno ad alta capacità gli abitanti di Sorni ottengono una piccola promessa. La costruzione delle barriere antirumore sulla linea storica del Brennero verrà anticipata, anche per vedere quale potrà essere l'effetto potenziale di 400 treni merci al giorno. Sì, uno ogni 3 minuti. Tanto che la platea riunita all'oratorio di Pressano rumoreggia: perché il treno a 250 chilometri all'ora deve passare all'aperto proprio sotto ai Sorni. «È l'unico tratto - spiega l'ingegner Raffaele De Col - dove la linea storica è vicina alla montagna, dove quindi ci può essere la tangenza con la nuova linea ed i relativi scambi». De Col tranquillizza comunque sostenendo che la popolazione di qui al 2015 avrà molte occasioni per intervenire sul progetto. Ma alla prima, semplice richiesta di poter avere la presentazione di massima del progetto per renderla pubblica sul sito www.ladige.it la risposta è no. Il cittadino può farsi un'idea in tutta autonomia? Evidentemente no. Quindi da una parte l'assessore Alberto Pacher alle 23.30 ripropone le asserzioni di principio: un progetto che viene da un ragionamento su scala europea, con la Svizzera che ha spostato su rotaia anche il traffico internazionale. Una serata confusa, con il sindaco Graziano Pellegrini che fino a sera inoltrata ha fatto da «parafulmine» per i tecnici provinciali. Il 14 maggio il consiglio comunale di Lavis dovrà dare un suo parere sul progetto, visto che la scadenza è stata fissata per il 17 maggio. Il capogruppo del Pd Paolo Facheris , che in consiglio sollecitò la convocazione di un'assemblea pubblica, chiede, invano, un supplemento di istruttoria posticipando i tempi per dare un parere. Perché non si fa uscire il treno dalla galleria ai Nassi di Salorno, si chiede qualcuno. I No Tav monopolizzano gran parte della serata, con circostanziate critiche. Dalla filosofia generale, alla base scientifica scorretta dei dati, al rischio di lasciare 90 miliardi di euro di disavanzo che innalzerebbe ulteriormente la montagna del debito pubblico italiano. E le sorgenti dell'acqua? In Mugello, viene sottolineato, nel costruire l'alta velocità si sono prosciugati fiumi e sorgenti. Il valico del Gottardo potrebbe diventare più concorrenziale nei confronti del Brennero. Il 15,1% del materiale scavato per ricavare le gallerie non potrà essere riutilizzato, dovrà finire necessariamente in discarica. Ma più che dei massimi sistemi i sorneri sono preoccupati per il chilometro e 300 metri all'aperto che il serpentone di merci percorrerà sotto le loro case. E dopo mezzanotte esce lo scoramento e la rassegnazione. Un ragazzo definisce il progetto «una follia con però una propria razionalità interna» e invita la popolazione a farsi sentire, come in Val di Susa, per fermare la costruzione dell'opera. Come fa il cittadino a farsi un'idea, a prescindere da No Tav o Sì Tav? Il sito della Provincia perché non è stato aggiornato? «Non è stato pubblicato alcun progetto - la "foglia di fico" di De Col - perché eravamo in periodo di scadenze elettorali». E Pacher, ex segretario di quel Pd trentino che vuole avviare ad un processo partecipativo delle decisioni? Sorrisi e parole di circostanza. La democrazia si limita anche controllando l'accesso alle informazioni, in piazza Dante lo sanno bene.

L'Adige, 8 maggio 2009

5.5.09

Bufera sulla TAV, Cavagna si dimette

Pacher contestato da tutto il consiglio comunale

ALA. Prime vittime del futuribile treno ad alta capacità, in Vallagarina: ieri sera l'ex assessore autonomista all'ambiente Ilario Cavagna si è dimesso, in diretta, dalla carica di consigliere comunale. Dimissioni in diretta, appunto. Fra il pubblico moltissimi rappresentanti dei comitati «no tav» arrivati da tutto il Trentino.
Sul banco della giunta, a fianco del sindaco, il vice presidente della giunta provinciale Alberto Pacher, i suoi tecnici e i progettisti. All'ordine del giorno l'illustrazione del progetto, con tutte le sue varianti possibili, dell'alta capacità ferroviaria Trento - Verona: un'ipotesi di lavoro ciclopica che, ben che vada, sarà completata fra 20 anni. Ma i primi mattoni si stanno mettendo già ora: entro il prossimo 17 maggio i consigli comunali delle aree interessate dal passaggio della nuova ferrovia - Ala dovrebbe essere interamente attraversata in galleria sotto il costone della Lessinia - dovranno esprimere il primo parere, favorevole o contrario. Sta di fatto che ieri sera nell'aula gremita come non mai - tanti gli striscioni e tanti gli slogan contro il progetto - era presente anche il vice di Dellai per perorare la causa della nuova avventura ferroviaria.
Dopo averlo fatto, tuttavia, non ha atteso che in aula si aprisse il dibattito: si è alzato e se ne andato («Per ulteriori impegni politici, già assunti in precedenza»), e con lui se ne sono andati i tecnici che lo accompagnavano. Insomma come dire che il progetto è più o meno blindato.
Un'uscita di scena che ha scaraventato quasi nel caos l'aula del consiglio comunale di Ala: Ilario Cavagna, ex assessore all'ambiente e ancora in maggioranza, ci ha impiegato solo il tempo di mettere nero su bianco le sue dimissioni per lasciare l'aula e raggiungere le scale, mentre la sindaco Giuliana Tomasoni lo stava ancora pregando di ripensarci («Ma cosa volete ripensarci se non ci danno neanche modo di discutere e ci impongono progetti blindati»). Dai banchi dell'opposizione è stato Luigino Peroni a parlare di «comportamento scandaloso dell'assessore ma soprattutto dei tecnici, perché in questo modo ci hanno impedito di aprire la discussione e di avere risposte».
Agostino Trainotti, del Pd, ha commentato sarcastico: «Se pensano che sia finita così si sbagliano, siamo solo alla prima puntata».
T.B.

Fonte: l'Adige del 5 maggio '09