28.12.09

Radio Onda d'Urto Trento: speciale inceneritore

Le due puntate radiofoniche verranno trasmesse:

MERCOLEDI' 30 DICEMBRE ORE 18.30

L’inceneritore avvela.
Faresti crescere tuo figlio all’ombra dell’inceneritore?
Faresti crescere il bambino che ti nasce in seno con il rischio di danni permanenti alla salute?

I danni alla salute degli impianti di nuova generazione come quello che la Provincia autonoma di Trento vuole costruire l’anno prossimo; le alternative possibili.

con interventi di:

* Ernesto Burgio, coordinatore scientifico di ISDE International Society of Doctors for Environment

* Giuseppe Miserotti, presidente Ordine dei Medici di Piacenza Carla Poli amministratrice Centro Riciclo Vedelago (TV)

[ scarica la trasmissione - 1° puntata ]


SABATO 2 GENNAIO ORE 8.30:


Inceneritore No grazie
le iniziative di lotta contro l’inceneritore che la Provincia autonoma di Trento vuole costruire l’anno prossimo;

dibattito in studio con:

* Gabriele Calliari, presidente di Coldiretti del Trentino

* Fausto Nicolussi, esponente di Nimby

* Stefano Bleggi, attivista del centro sociale Bruno

[ scarica la trasmissione - 2° puntata ]


Frequenze FM:
Basso Sarca 99.5 ---- Trento FM 105.5

______________________

Radio Onda d'Urto - Trento

redazione.trento@radiondadurto.org

trentondadurto.noblogs.org

23.12.09

Soft walking paralizza il traffico sulla Valsugana

Il comitato locale chiede l'immediata chiusura della acciaieria inquinante

www.globalproject.info/it/in_movimento/Soft-walking-paralizza-il-traffico-sulla-Valsugana/3359

al link è possibile vedere le foto e il video denuncia di un operaio dell'acciaieria

Questa mattina, con partenza alle ore 7 e per circa quattro ore, una quarantina di automobili hanno partecipato a un’iniziativa di "soft walking" per l’immediata chiusura della Acciaieria di Borgo Valsugana. Il “convoglio lumaca”, con alla testa due trattori a fare l’andatura, ha paralizzato il traffico sulla SS47 della Valsugana fino a Levico per poi tornare, sempre con andatura molto lenta, a Borgo Valsugana.

La protesta organizzata dal comitato locale dei “Baribieri Sleali”, impegnato da molti anni nella denuncia delle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, e alla quale hanno aderito anche gli attivisti trentini da poco rientrati da Copenhagen, ha voluto ribadire come in questo momento sia necessaria una mobilitazione costante per imporre, definitivamente, la chiusura della acciaieria e la riconversione dei posti di lavoro dando garanzia per il reimpiego dei 117 lavoratori.
Nei giorni scorsi una assemblea cittadina di circa 400 persone, dopo l’intervento di alcuni medici per l’ambiente che hanno letto i dati allarmanti sulle emissioni nocive prodotte dalla fonderia, ha deciso che era giunto il momento di scoperchiare questa bomba ecologica che non solo avvelena l’aria, ma probabilmente negli anni ha inquinato i terreni limitrofi e le falde acquifere.
Durante la serata è stato ricordato che la magistratura ha deciso il sequestro della fonderia proprio perché i dati delle analisi sono stati manomessi dai laboratori incaricati dalla proprietà per poter risultare entro i limiti, e colpevolmente ignorati o avallati dai funzionari dell’APPA (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) che, in quattro, per questo motivo sono stati indagati con ipotesi di reato che riguardano il concorso con i responsabili dello stabilimento siderurgico per getto pericoloso di emissioni di gas, vapori o fumi nocivi e l'abuso d'ufficio.
Il comitato alla fine del corteo, quando a protesta praticamente finita sono comparse tre bandiere delle lega nord pronte a farsi fotografare per cavalcare l’iniziativa, ha precisato che non vuole essere strumentalizzato da nessun partito politico e che, come espresso durante l’assemblea cittadina, non sono accettate le loro bandiere.
Nel pomeriggio si è saputo che il tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dalla Procura di Trento in merito alla chiusura definitiva dell'impianto. Le acciaierie di Borgo restano sotto sequestro ma continueranno a lavorare. Sarà il custode giudiziario, si legge nella motivazione del provvedimento, a garantire il corretto funzionamento della struttura.

Il comitato non è certamente soddisfatto del provvedimento e ha fatto sapere che dopo la pausa natalizia riprenderanno le iniziative di protesta e di coinvolgimento della popolazione non solo della Valsugana ma di tutto il Trentino.

Altro report e commenti sul blog www.pragras.blogspot.com

Acciaierie di Borgo: è necessario l’intervento di un sindacato credibile

di Luigi Casanova

Siamo arrivati dove non si doveva arrivare. Allo scontro fra le vittime di un sistema, gli operai contrapposti agli ambientalisti, ai comitati che lavorano per tutelare la salute pubblica.
Nel caso delle acciaierie di Borgo è evidente come mille responsabilità ricadano sulla Provincia di Trento e sui suoi servizi, sulla precedente sindaco di Borgo Valsugana. Erano anni che i comitati, le associazioni denunciavano quanto avveniva attorno alle acciaierie: non si trattava solo di rilascio di fumi inquinanti, si parlava di uso improprio di discariche, di bonifiche agrarie. E si parlava, sempre, del traffico che percorreva e percorre la valle, del dovere di limitarlo. Le risposte degli enti, quando arrivavano, sono sempre state vaghe ed evasive. Così si è continuato, per anni.
Ma grandi responsabilità, culturali e sociali ricadono anche sul sindacato. In troppi casi le organizzazioni sindacali hanno eluso i problemi ambientali, hanno isolato al loro interno le poche voci che ponevano temi strategici: la difesa della salute dei cittadini e dei lavoratori, la mobilità, l’uso improprio delle acque e del territorio.
Era ed è compito del sindacato ora ricucire la grave frattura che divide gli operai delle acciaierie dal comune sentire delle popolazioni della Valsugana. E’ compito del sindacato portare le istituzioni e l’imprenditoria al dovere della verità, alla ricerca di un progetto socialmente condiviso che liberi la Valsugana dalla presenza di questo corpo estraneo individuando nuove opportunità occupazionali, garantendo che nessun lavoratore rimanga nemmeno sottoccupato e specialmente costruire un progetto che impedisca, per sempre, l’arrivo in Provincia di aziende che non offrono garanzie certe sul tema della salute pubblica.
Proprio oggi leggiamo sul Sole 24 Ore come la Provincia di Trento si situi al 98° posto della graduatoria nazionale per i decessi da tumori. Ci troviamo agli ultimi posti, in compagnia delle aree urbane più degradate d’Italia, Milano, Brescia, Venezia. Quante volte si è chiesto che l’Azienda sanitaria fornisca dati disaggregati per area omogenea sui tumori in Provincia, o sulle patologie tiroidee? Decine, mai avuta risposta. Certo, la pesantezza della situazione trentina non è imputabile solo a determinate aziende, non possiamo dimenticare la presenza della monocultura delle mele come non possiamo dimenticare i danni causati dal traffico nell’asse dell’Adige, in Valsugana, nelle località turistiche.
Siamo in presenza di situazioni complesse, che non possono essere risolte con interventi tampone e nemmeno dalla magistratura. E’ necessario che le istituzioni preposte al governo del territorio e della qualità dello sviluppo, dalla Provincia all’APPA, dalla Azienda Sanitaria alle organizzazioni sindacali ritrovino percorsi di fiducia nei cittadini. Questa ricomposizione è possibile solo attraverso il confronto aperto basato sulla verità dei dati. E’ possibile solo quando si sarà capaci di smettere di offendere il volontariato impegnato nella tutela della salute e il volontariato ambientalista. E’ possibile solo ricucendo un rapporto fra lavoratori, società civile e ambientalisti. I gruppi dirigenti della Provincia, del sindacato devono cambiare strada: con umiltà riprendere i percorsi del dialogo e della proposta, devono ritrovarsi per costruire coesione sociale e specialmente sviluppo di qualità. Anche in Valsugana.

22.12.09

Assemblea autoconvocata in difesa dell'acqua

Il 22 dicembre alle 20.30 davanti al teatro San Marco: la cittadinanza trentina presente alla conferenza di giovedì scorso “La rivoluzione dell’Acqua”, ha scelto questa data per autoconvocarsi ad un’assemblea in difesa dell’acqua pubblica.

E’ uno dei risultati più belli ed eclatanti della tre giorni sull’acqua, indetta dalle associazioni trentine Yaku, Ya Basta e Filorosso, che per sensibilizzare e stimolare una discussione sulle tematiche dell’acqua – la cui gestione è stata recentemente privatizzata dal governo italiano – hanno organizzato concerti, mostre fotografiche, spettacoli teatrali dal 9 all’11 dicembre scorsi in vari luoghi della città. Dallo spettacolo h2oro che ha coinvolto anche le scuole, al documentario Terre d’acqua sull’Uruguay, alla mostra fotografica di Lorenzo Scaldaferro, l’acqua a Trento ha preso la parola.
Bilancio molto positivo: sia il Teatro San Marco che il Centro Formazione alla Solidarietà, che la Facoltà di Sociologia, dove erano dislocati gli appuntamenti, hanno registrato ottime affluenze e forte interessamento da parte dei partecipanti.

In particolare, è stata davvero felice la commistione fra i protagonisti della guerra dell’acqua di Cochabamba – il sindacalista boliviano Oscar Olivera e la docente ed attivista messicana Raquel Gutierrez – ed il folto pubblico giunto anche da fuori regione, per la serata organizzata da Yaku “La Rivoluzione dell’Acqua”, il 10 dicembre.
Con Alex Zanotelli, che in un accorato discorso più volte chiedeva se fosse follia quella che stiamo vivendo – l’acqua nelle mani di pochi – con Michele Nardelli, del Forum trentino per la Pace, che ha letto la proposta di mozione provinciale contro la privatizzazione dell’acqua, e con il filosofo e politologo irlandese John Holloway, che ha commosso la platea parlando della oscurità che il mondo vive, braccato dalle tenaglie del sistema capitalista, i relatori sono riusciti ad uscire dagli schemi di una conferenza, ed intavolare un dialogo con le centinaia di persone presenti.

Che era proprio quello che si voleva accadesse: dell’esperienza della Guerra dell’Acqua di Cochabamba, di cui ricorrono adesso i dieci anni, durante la serata si è più volte sottolineato come il conflitto di strada che ha visto popolazione affrontare a mani nude un esercito armato al grido de “l’acqua è nostra”, fosse stato solo uno degli aspetti che hanno fatto della lotta boliviana un evento storico spartiacque. E’ il laboratorio politico che attorno all’acqua ha saputo crescere e sviluppare nuovi modi di gestione partecipata dei beni comuni, che si è eviscerato: “La gente ha recuperato la parola e perso la paura”, spiegava Oscar Olivera, che per il suo impegno è stato insignito anche del Premio Goldman. “Si è riprodotto un noi collettivo, per cui ad un problema comune, si è cominciato a cercare comuni soluzioni. Parlando, discutendo, riprendendo nelle proprie mani la responsabilità della propria vita e del proprio ambiente”, diceva la sociologa Raquel Gutierrez.

Al momento del dibattito la gente ha intavolato una vivace discussione, riportando le proprie esperienze – molti i consiglieri comunali e circoscrizionali che di sono già esposti in Trentino contro l’acqua privata – ma anche il desiderio di un confronto senza tanti intermediari. “Sceglietela adesso, una data per incontrarvi”, incalzava Raquel “Non aspettate sempre che sia qualcuno a sceglierla per voi”. Detto fatto: il 22 dicembre. Chi dice per una fiaccolata, chi per discutere, chi per marciare. Vediamo cosa succederà. Ma ciò che è successo giovedì scorso è un segnale preciso: l’acqua, ancora una volta, rappresenta quel limite – morale, etico, politico – che con la messa a gara dei servizi di gestione idrica, per molti è stato superato, facendo scaturire una sana e creativa indignazione. E dall’altra, che la dicotomia pubblico – privato, che ha permesso a questo governo di avvallare la teoria per cui “il pubblico ha fallito, il privato risanerà”, va superata con la elaborazione di un modello nuovo, partecipato, socializzato, che ci veda tutti protagonisti del nostro futuro.

http://www.yaku.eu/primapagina_articolo.asp?id=1281

21.12.09

Le registrazioni video de “La rivoluzione dell’acqua – La Bolivia che ha cambiato il mondo”

Dal blog dell'Associazione TrentoAttiva

Come vi avevamo anticipato la scorsa settimana, crediamo di farvi cosa gradita a pubblicare la registrazione video della serata organizzata dall’associazione Yaku e che ha visto come relatori Raquel Gutierrez (scrittrice e attivista messicana), Oscar Olivera (sindacalista boliviano, premio Goldman 2001), John Holloway (giurista, filosofo e sociologo irlandese, movimento zapatista messicano), Alex Zanotelli (premio nazionale “Cultura della pace” 2004).



Watch live streaming video from grillitrentini at livestream.com

Blocchiamo il traffico per chiudere l'acciaieria!

L'APPELLO DEL COMITATO BARBIERI SLEALI DI BORGO VALSUGANA.

DOMANI MATTINA - MERCOLEDÌ 23 DICEMBRE - APPUNTAMENTO ALLE ORE 6.45 IN ZONA INDUSTRIALE A BORGO VALSUGANA PER POI DARE IL VIA ALLE ORE 7.00 A UN "CONVOGLIO LUMACA"
PER CHIEDERE L'IMMEDIATA CHIUSURA DELLA ACCIAIERIA.

19.12.09

Acciaieria Valsugana: chiuderla subito o partiranno le proteste


TRENTO - Se martedì non sarà emessa l'ordinanza di chiusura definitiva delle acciaierie incominceremo a manifestare ad oltranza». Laura Zanetti, portavoce dei Barbieri Sleali della Valsugana, commenta cosi la sentenza del tribunale del riesame di Trento che ha rigettato la richiesta di dissequestro delle acciaierie e che martedì, in una nuova udienza richiesta dalla Procura, si pronuncerà sul sequestro totale dell'impianto. Ieri mattina erano una trentina, Barbieri Sleali e altri comitati ambientalisti della Valsugana, riuniti in presidio a Trento davanti al tribunale in attesa del pronunciamento del giudice. «Chiediamo la chiusura delle fonderie - ha ribadito con forza Laura Zanetti - la loro riconversione e uno studio sulle patologie oncologiche e sui danni provocati alla salute e all'ambiente dalle emissioni degli inquinanti che a nostro parere sono ben oltre i limiti di legge». La prima azione di protesta è prevista per mercoledì prossimo: un convoglio lumaca partirà alle sette del mattino da Borgo, sulla strada che costeggia le acciaierie, fino a Levico. «Sarà cosi tutti i giorni fino a quando non riusciremo ad avere ragione su una questione importante come la salute degli abitanti di un'intera valle. Si sente piagnucolare sui posti di lavoro degli operai, ma la Provincia di Trento e il signor Leali hanno i mezzi a disposizione per mantenere i lavoratori con un vitalizio e un soggiorno in una casa salute», affermano i manifestanti anti acciaieria. Una vicenda, quella della fabbrica di Borgo Valsugana, che non ha mai varcato i confini del Trentino. E, infatti, il comitato ha in programma un'azione mediatica a livello nazionale. «L'obiettivo è quello di rendere nota a tutti - continua Laura Zanetti - con l'acquisto di una pagina su un importante quotidiano nazionale la storia di una Trentino che nessuno conosce sarà la nostra prossima mossa a prescindere dalla sentenza del tribunale». Ovviamente questo sarebbe tutt'altro che una buona pubblicità turistica.

Nicoletta Brandalise
L'Adige del 18.12.2009

13.12.09

Pensierini

di Guido Pasqualini,
l'Adige del 13.12.2009

Lettera degli abitanti di Borgo al commissario straordinario Stelio Iuni (19 dicembre 2001): «In alcuni giorni, soprattutto nelle prime ore del giorno, si ripresentano puntualmente gli stessi fumi grigi. Fumi che fuoriescono dallo stabilimento in direzione dell'abitato di Roncegno, accompagnati da un odore acre e da una polverina bianca che si deposita sui balconi e sui davanzali».
Claudio Voltolini, Cisl (11 maggio 2002): «Se le verifiche dimostrano che c'è inquinamento e che l'acciaieria è pericolosa, si faccia chiudere lo stabilimento».
Alessandro Alberini, consigliere comunale Borgo Domani (25 luglio 2002): «Sono stati fatti controlli? Perché non si opta per una soluzione radicale, richiedendo un risanamento definitivo? Sono state verificate le responsabilità per l'inquinamento del terreno? Sono state verificate le ricadute igienico-sanitarie? Non sarebbero opportuni controlli medici a campione sui residenti nelle vicinanze degli impianti e controlli sulle emissioni in tutte le aree di uscita fumi?».
Laura Froner, sindaco Borgo (19 settembre 2002): «Ho contattato sia l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, sia Fedriga (uno dei titolari dello stabilimento, ndr). So che sono già stati fatti dei controlli dopo l'installazione della nuova cappa. Attendo i risultati».
Roberto Micheli, sindaco Scurelle (16 ottobre 2003): «L'Acciaieria è da chiudere, senza ombra di dubbio, perché è incompatibile con la salute e lo sviluppo turistico dell'area, con l'attività termale di Roncegno in primo luogo».
Fabio Dalledonne (16 settembre 2004): «Le nostre perplessità riguardano l'inquinamento, manca il coraggio di prendere decisioni definitive».
Mariano Bernardi, Cgil (4 maggio 2005): «Il pubblico non può intervenire direttamente con investimenti mirati ad abbattere i fumi?».
Luigi Sardi, giornalista (2 marzo 2008): «Costruita di fronte a Roncegno, in una zona vocata all'agricoltura e al turismo, l'Acciaieria "forse" inquina. Forse in quella zona sono cresciuti i casi di tumore? Forse vengono fusi materiali inquinati all'origine, cioè nei posti da dove vennero prelevati? I fumi vengono adeguatamente abbattuti? Domande legittime e, credo, necessarie».
Ex dipendente Acciaieria (8 marzo 2008): «Si sapeva quando arrivava l'Appa, venivano sempre al mattino, quando il forno era caricato con lamierino, materiale leggero e pulito. Allora, il forno era azionato anche con potenza ridotta. Durante 15 anni io non ho mai assistito a un controllo a sorpresa».
Giovedì scorso la giunta provinciale ha affidato «nuovi controlli all'Agenzia per la protezione dell'ambiente per accertare l'esistenza di eventuali pericoli per la salute della popolazione derivanti dalle attività delle acciaierie di Borgo Valsugana». Nonostante le sollecitazioni, Appa e Azienda sanitaria non hanno mai effettuato alcuna verifica simile.
L'articolo 20 dello Statuto di autonomia prevede che «i presidenti delle province esercitano le attribuzioni spettanti all'autorità di pubblica sicurezza, previste dalle leggi vigenti, in materia di industrie pericolose»; l'articolo 52 che «il presidente della Provincia... adotta i provvedimenti contingibili ed urgenti in materia di sicurezza e di igiene pubblica nell'interesse delle popolazioni di due o più comuni».
Lorenzo Dellai è presidente della Provincia dal 24 febbraio 1999. Perché, in quasi undici anni, non ha mai ordinato un'efficace campagna di controlli? Perché bisogna sempre attendere l'intervento della magistratura?

8.12.09

Lettere delle Mamme Bionike sulle acciaierie di Valsugana

Il gruppo Mamme Bionike Trentino, 176 mamme impegnate nella difesa dell'ambiente per la salvaguardia del futuro dei bambini, esprime grande preoccupazione e sdegno rispetto al pesante inquinamento di aria, acqua e terra che sarebbe stato perpetrato per 30 anni dalle Acciaierie Valsugana. In attesa delle conclusioni della magistratura, volendo ancora sperare che l'inchiesta si chiuda con una archiviazione, chiede che la Provincia effettui IMMEDIATE analisi epidemiologiche sulla popolazione potenzialmente contaminata - non solo sui lavoratori dell'impresa - alla ricerca in particolare di malformazioni fetali (in particolare all'apparato uro-genitale e al sistema nervoso), aborti, tumori infantili e leucemie, fra le conseguenze più pesanti dell'inquinamento da diossina. Anche le mamme della Valsugana dovrebbero aver diritto a far analizzare IMMEDIATAMENTE il loro LATTE - nel quale potrebbero esserci accumuli di diossine - per sapere subito se è meglio per i loro figli essere svezzati rapidamente o passare - ahiloro - al latte artificiale.
Tumori al fegato e ai dotti biliari dovrebbero essere altresì ricercati nella popolazione, in particolare nelle donne che risultano statisticamente più colpite da questo tipo di intossicazioni - con successivi interventi ed agevolazioni per le cure di cui dovessero necessitare, così come dovrebbero essere analizzate affezioni polmonari ed allergie.
Particolare attenzione si pretende nei controlli sulla CATENA ALIMENTARE, considerato che la diossina si accumula nelle coltivazioni, nel latte e nella carne, dunque tutte le coltivazioni ed allevamenti della zona dovrebbero essere testati, ed i prodotti eventualmente tolti dal mercato con effetto immediato, prevedendo risarcimenti per agricoltori ed allevatori, da scaricare possibilmente su quanti hanno causato e permesso questo scempio e non sulla collettività, come sempre accade in questi casi. Ai privati il business, al pubblico e alla popolazione i danni...
La presenza di diossine ed altri inquinanti (furani, benzopirene, metalli pesanti) andrebbe verificata accuratamente in falde acquifere, aria e terreni, anche se difficile risulta continuare a credere nella correttezza e terzietà dell'APPA di fronte alle accuse rivolte dalla Procura anche a questo organo di controllo, già zoppicante dopo le indagini a Monte Zaccon, così come chiediamo chiarezza e sospensioni di eventuali coinvolti nelle indagini alla Provincia (ricordiamo nell'occasione anche le imbarazzanti telefonate del dirigente provinciale Dr.Gardelli - principale referente fino ad allora sul progetto-inceneritore di Trento - sul presunto addomesticamento dei controlli sulle discariche).
A chi poi dice che gli inceneritori - vedi quello dell'ischia (ovvero, "zona di esondazione") Podetti - inquinano "solo" un quinto rispetto alle acciaierie, rispondiamo innanzitutto che non ci sembra affatto poco, e secondariamente che se i controlli saranno gli stessi effettuati in questi anni sulle acciaierie di Borgo (e sui rifiuti tossici in Valsugana e a Trento-Sardagna ma non solo), c'è di che preoccuparsi, e molto.
In ballo c'è la salute dei nostri figli, oltre che la nostra. Se ne ricordi chi si ostina a voler perseguire questa strada, rifiutando a priori di prendere in considerazione alternative per lo smalrtimento dei rifiuti come quella meritoriamente elaborata dai comuni rotaliani.
Grande solidarietà esprimiamo infine e mamme e bambini della Valsugana, sperando che tutto questo questo per loro non si trasformi in un calvario sanitario. Nel caso, speriamo che i responsabili possano vedere coi loro occhi il volto dei bambini malati, e sperimentare l'angoscia dei loro genitori.

Mamme Bionike Trentino
(mammebionike@live.it, o gruppo facebook "mamme bionike trentino")

La chiusura delle acciaierie di Borgo e il "buongoverno" trentino


di Luigi Casanova

Da anni quanto accade attorno al produttivo della acciaieria di Borgo creava disagio, preoccupazione e allarme nella popolazione di Borgo e dell’intera Valsugana. Per intervenire non era necessario arrivare ad una rottura tanto brusca, a dover assistere all’intervento della magistratura per verificare l’insostenibilità ambientale di questo luogo produttivo.
Era sufficiente ascoltare la gente di Borgo, chi per anni con grande umiltà ha fatto parte dei comitati per la salute pubblica, chi non si è lasciato intimidire dai proprietari, dalla superficialità del mondo sindacale e di quello politico.
Le acciaierie per anni hanno inquinato l’aria di Borgo e per anni hanno smaltito rifiuti pericolosi in modo non idoneo. Ma se tutto questo era risaputo, perché il mondo politico è rimasto spettatore, perché l’APPA e l’Azienda Sanitaria provinciale non hanno approfondito le analisi, perché non intervenivano con la necessaria strumentazione durante i turni notturni?
Eppure tutti sapevano che a Borgo le carrozzerie delle auto si rovinavano precocemente, che i metalli si consumavano in fretta, che in determinate situazioni climatiche, non solo per la presenza della superstrada, l’aria era irrespirabile. Ma come è potuto accadere tutto questo nel Trentino dell’Autonomia, nel Trentino che ritiene di esportare ovunque buongoverno ed essere modello virtuoso da imitare?
Come è possibile che in Trentino si siano verificati i casi della pista dei Contrabbandieri, dei laghetti della Presena, la Marmolada, le strade stracciate nei boschi della valle dei Mocheni, i veleni diffusi nei meleti della valle di Non ed infine la discarica di Marter?
Queste domande devono avere risposta definitiva, rassicurante.
Le ultime vicende di Marter e delle acciaierie hanno definitivamente portato il cittadino a diffidare delle garanzie offerte dall’ente pubblico sul tema dei controlli urbanistici, ambientali e sulla salute pubblica. Dalla struttura provinciale sono emerse troppe convivenze o superficialità verso i poteri forti, sia nel mondo industriale che in quello turistico.
Ancora oggi ci si chiede perché la provincia non si sia costituita parte civile davanti allo sfregio del Bus del Giàz in Paganella o della Marmolada, perché la Provincia sia rimasta spettatrice in altre occasioni dove sono stati i cittadini i protagonisti delle denunce.
Qualche anno fa le cose non stavano in questi termini. Le associazioni ambientaliste si sono sempre fidate dei servizi offerti dai vari uffici pubblici, si trovava informazione e possibilità di avviare percorsi di collaborazione concreta. Oggi non è più così, ogni ufficio pubblico viene letto con diffidenza. Perché è accaduto questo, di chi sono le responsabilità se non del mondo politico?
Da quando Dellai domina la scena politica provinciale non si legge più differenza nei servizi fra tecnico e politico, gli uffici sono stati silenziati, non si riesce più ad avere informazioni se non a processi decisionali conclusi, si rimane quindi nella impossibilità di aprire un dialogo, vedi inceneritore, ma anche Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, o Marmolada o Azienda Sanitaria.
Dellai ed i suoi assessori in questi dodici anni hanno impedito al cittadino la partecipazione costruttiva. Questo aspetto, si pensi alle vicende Jumela, Folgaria o Tremalzo ha costruito dapprima diffidenza verso la classe politica, poi severa ostilità. Non oso immaginare cosa sia avvenuto all’interno della classe dirigente dei vari servizi: o si rimane chini al capo o si viene emarginati. In provincia il dissenso non è consentito.
E’ questo il clima che ha portato all’intervento della magistratura, sia in Marmolada, come a Marter come alle acciaierie. Eppure la nostra autonomia avrebbe permesso ben altri percorsi e minori umiliazioni.
Si è visto che l’autonomia autoreferenziale basata sull’obbedienza cieca non porta a percorsi virtuosi. E’ stato deprimente il comportamento difensivo della nostra classe politica arrivata a negare errori, è deprimente sentire anche in Trentino la magistratura attaccata e offesa dai politici.
I cittadini della Valsugana possono oggi urlare con forza un grazie alla magistratura. Le responsabilità concrete verranno accertate durante le indagini, ma intanto chi per anni ha lottato per fare chiarezza sulle acciaierie, sulle discariche, sulle discutibili bonifiche agrarie sa di non aver lottato invano, sa che almeno un potere dello Stato ancora ascolta il cittadino.
Personalmente mi attendo una netta inversione di rotta, penso che la politica debba ritornare amica dei comitati, delle associazioni, verso chi si impegna nella difesa del territorio e della salute pubblica. Questi ultimi drammatici passaggi autorizzano a rimanere fiduciosi e ad attenderci dal palazzo trentino e dai suoi servizi una netta inversione di tendenza: politica di trasparenza, informazione preventiva e distacco dai poteri forti che hanno costruito un tanto invasivo e deprimente clientelismo nella nostra Provincia Autonoma.

Vedi anche:
«Diossina, si controllila catena alimentare».
La denuncia del dott.Rigo, medico di base dell'associazione medici per l'ambiente.

7.12.09

Acciaieria Valsugana, disposto il sequestro

Fonte: L'Ansa del 5.12.2009

BORGO - Un provvedimento di sequestro preventivo per l'impianto produttivo dell'Acciaieria Valsugana di Borgo Valsugana, in Trentino, è stato emesso dal gip di Trento Marco La Ganga, nell'ambito di un'inchiesta relativa all'inquinamento ambientale e allo smaltimento illecito di residui di lavorazione, con indagini del Corpo forestale di Vicenza.
Lo stesso gip ha disposto, inoltre, il sequestro preventivo del laboratorio chimico preposto ai controlli, considerato compiacente, in provincia di Brescia. Il Corpo forestale rende noto che l'esecuzione dei provvedimenti è prevista per oggi.
L'attività illecita riferita all'Acciaieria Valsugana, secondo gli inquirenti, sarebbe relativa ad emissioni moleste e imbrattanti di gas, fumi e polveri in atmosfera, e con concentrazione di inquinanti aventi valori superiori ai limiti di legge, nonchè scarichi non autorizzati recapitanti nel vicino corso d'acqua. Le indagini, che vanno sotto il nome di operazione Fumo negli occhi, sono collegate a precedenti operazioni svolte in territorio trentino nel dicembre scorso (operazione Tridentum) e nel luglio di quest'anno (operazione Ecoterra), con denominatore comune il territorio della Valsugana e l'intreccio di figure a vario titolo indagate nelle tre indagini. (ANSA).

Busa consapevole risponde alle dichiarazioni di Pacher sulla centrale sull'Altissimo

Il progetto della centrale idroelettrica di pompaggio sul monte Altissimo va avanti.

Questa la risposta di Alberto Pacher alla mozione presentata in consiglio Provinciale da Bruno Firmani dell'Italia dei Valori pochi giorni fa. Al momento il progetto e' ancora al vaglio del servizio di utilizzazione delle acque pubbliche della Provincia, che dovrebbe decidere prima della fine dell'anno; a questa, seguira' una valutazione di impatto ambientale e se entrambe si pronunceranno positivamente, sara' dato il via libera all'appalto per la costruzione. Pacher istituzionalmente ha dichiarato che il progetto presentato seguira' il normale iter burocratico previsto per le grandi opere, ma ugualmente davanti a tutto questo coro di no, al quale si e' aggiunto anche il Sindaco di Riva Molinari in nome della cittadinanza non piu' di un mese fa, le perplessita' sono sempre maggiori:

Perche' non e' stato minimamente dato ascolto a quanti, fra politici e cittadini e imprenditori, che fino ad oggi hanno chiesto risposte concrete e prese di posizione da parte dei vertici Provinciali da ormai 9 mesi?
Non e' piu' abbastanza una semplice rassicurazone di Pacher sul fatto che saranno valutate le posizioni prese dai Comuni limitrofi e dei vari associazionismi.
Perche' poi e' sempre e solo Pacher a rispondere sul tema della centrale, mentre Il Presidente Dellai non si e' mai pronunciato?
Ed infine, avendo amaramente constatato che il progetto nella sua complessita' non rispecchia le esigenze della popolazione, ma solamente quelle di potenti imprenditori che vorrebbero fare del nostro Lago di Garda una speculazione energetica, non sarebbe meglio chiuere la partita qui senza intasare uffici provinciali oltre misura?

Info: labusaconsapevole.blogspot.com


La centrale va avanti
L'Adige del 5 dicembre 2009

Poco meno di un paio di mesi or sono, in occasione della presentazione dei candidati della lista Pinter per le primarie del Pd, il sindaco e senatore Claudio Molinari era tornato a «tuonare » contro la Provincia riguardo ai progetti giacenti a Trento per una centrale idroelettrica totalmente sotterranea scavata nel Monte Baldo della potenza di 1350 megawatt, fortemente osteggiata da tutti i Comuni della sponda trentina del Garda.
In buona sostanza Molinari chiedeva ai vertici provinciali di cancellare definitivamente ogni possibilità in tal senso.
Proprio l’altro giorno invece in consiglio provinciale il vicepresidente Alberto Pacher, rispondendo ad un’interrogazione del consigliere dell’Italia dei Valori Bruno Firmani che chiedeva chiarimenti sul caso, ha affermato testualmente che «il progetto in questione si trova nella fase istruttoria di ammissibilità alla procedura di Via. Non si sa ancora quali effetti l’impianto avrà sul sito di interesse comunitario. Sono anche in corso altri approfondimenti giuridici - ha proseguito il vicepresidente Pacher - per chiarire le competenze provinciali e statali.
Dal punto di vista delle autorizzazioni amministrative, prima di passare alla fase successiva i due progetti di pompaggio delle acque del Garda hanno inoltre bisogno di un accordo preventivo con tutte le regioni rivierasche. Finora non è stata realizzata alcuna opera».
Di fatto quindi la Provincia non ha accantonato nulla e l’esame dei progetti va avanti. Per giunta,osservano a Riva, Pacher parla di «accordo preventivo con le regioni rivierasche ma non fa alcun riferimento ai Comuni del Garda trentino».

2.12.09

Il tunnel inutile per salvare l'A22

di Bruno Zorzi, fonte l'Adige del 29.11.2009

Nella conferenza di informazione del Consiglio provinciale sul Tunnel di base del Brennero e linea di Alta velocità/Alta capacità si è sentita una voce radicalmente contraria al grande progetto presentato venerdì dal presidente delle Ferrovie dello Stato, Innocenzo Cipolletta e dall'amministratore di Bbt, la società che ha progettato e realizzerà il tunnel ferroviario del Brennero, Ezio Facchin: la voce di di Lothar Gamper, ricercatore della Facoltà di economia dell'Università di Innsbruck.
Il giovane studioso ha letteralmente demolito il progetto, fino a concludere citando l'ex eurodeputato austriaco Herbert Bosch, ex sostenitore del progetto: «Non parliamone più, è già morto». Frase che ha fatto sobbalzare Cipolletta. Ma Gamper ha fondato il suo ragionamento su dati, seppur confutabili come tutto al mondo. Cipolletta e Facchin hanno ribadito che la nuova linea serve, prima di tutto, per limitare il traffico su strada. Gamper ribatte che l'esperienza dimostra che l'Alta velocità non toglie Tir dalle autostrade.
«Il potenziamento dei porti italiani e del sud Europa basterebbero a far diminuire del 30% il traffico attraverso il Brennero. C'è un fatto scandaloso che la gente non sa: la maggior parti delle navi che vengono dall'Oriente e che passano per il Canale di Suez preferiscono fare 4 - 5 giorni di navigazione e approdare nei porti olandesi e tedeschi perché le procedure doganali italiane e greche sono troppo lunghe. Uno scandalo! C'è poi il pedaggio sull'A22, troppo basso. Un altro 20% del traffico stradale si potrebbe togliere aumentando l'efficienza dei trasporti, visto che il 20% dei camion viaggiano vuoti». Non solo ma secondo l'analisi del ricercatore tirolese il tunnel di base ha un altro punto debole: il 50% del traffico sull'A22 è locale. Se poi aggiungiamo che l'asse sul quale si sta indirizzando il trasporto europeo è quello del Gottardo la spesa di 7 miliardi e 150 milioni di euro per superare il Brennero non reggerebbe. Cifra, tra l'altro, che secondo Lothar Gamper, assolutamente sottostimata. «La Corte dei Conti austriaca ha stimato che i costi per il tunnel ferroviario si aggirano tra i 12 e i 24 miliardi di euro.
Cifre che trovano riscontro nelle dichiarazioni dell'ex manager delle Ferrovie svizzere Benedikt Weibel che parla di un costo di 18 miliardi. Per quanto riguarda il Trentino mi chiedo - ha affermato ancora Gamper - come si possa stimare un costo di 2,5 miliardi per 80 chilometri, 70 dei quali in galleria, quando in Austria ne servono 2 solo per realizzare 40 chilometri che verranno completati probabilmente entro il 2012. C'è chi parla, per l'intero tratto italiano del progetto, di un costo di 30 miliardi di euro! D'altra parte le ricerche degli ultimi anni hanno provato che, e questo non succede solo in Europa, c'è una costante sottovalutazione dei costi e, per contro, una sovravalutazione dei benefici».
Un altro ambientalista, Giorgio Rigo di Italia Nostra ha espresso nell'incontro documentate perplessità sul valore del grande progetto ferroviario. «Cito una canzone di Vasco Rossi - ha affermato - e mi chiedo se tutto questo un senso ce l'ha». Il presidente di Italia Nostra del Trentino ha chiesto che vengano date risposte alle domande di fondo. Di quanto traffico si sposterà dalla strada alla rotaia; traffico che, dopo essere calato del 30% per la crisi nei primi mesi del 2009, sull'A22 sta ricominciando a salire e tornando ai livelli pre schock finanziario.
«Un senso - ha detto Rigo - ci potrebbe essere se si dicesse un no definitivo alla Valdastico. Ma senza pesanti disincentivi per la gomma temo che questo grande progetto non servirà a molto».

[ Leggi la relazione di Lothar Gamper ]