8.12.09

La chiusura delle acciaierie di Borgo e il "buongoverno" trentino


di Luigi Casanova

Da anni quanto accade attorno al produttivo della acciaieria di Borgo creava disagio, preoccupazione e allarme nella popolazione di Borgo e dell’intera Valsugana. Per intervenire non era necessario arrivare ad una rottura tanto brusca, a dover assistere all’intervento della magistratura per verificare l’insostenibilità ambientale di questo luogo produttivo.
Era sufficiente ascoltare la gente di Borgo, chi per anni con grande umiltà ha fatto parte dei comitati per la salute pubblica, chi non si è lasciato intimidire dai proprietari, dalla superficialità del mondo sindacale e di quello politico.
Le acciaierie per anni hanno inquinato l’aria di Borgo e per anni hanno smaltito rifiuti pericolosi in modo non idoneo. Ma se tutto questo era risaputo, perché il mondo politico è rimasto spettatore, perché l’APPA e l’Azienda Sanitaria provinciale non hanno approfondito le analisi, perché non intervenivano con la necessaria strumentazione durante i turni notturni?
Eppure tutti sapevano che a Borgo le carrozzerie delle auto si rovinavano precocemente, che i metalli si consumavano in fretta, che in determinate situazioni climatiche, non solo per la presenza della superstrada, l’aria era irrespirabile. Ma come è potuto accadere tutto questo nel Trentino dell’Autonomia, nel Trentino che ritiene di esportare ovunque buongoverno ed essere modello virtuoso da imitare?
Come è possibile che in Trentino si siano verificati i casi della pista dei Contrabbandieri, dei laghetti della Presena, la Marmolada, le strade stracciate nei boschi della valle dei Mocheni, i veleni diffusi nei meleti della valle di Non ed infine la discarica di Marter?
Queste domande devono avere risposta definitiva, rassicurante.
Le ultime vicende di Marter e delle acciaierie hanno definitivamente portato il cittadino a diffidare delle garanzie offerte dall’ente pubblico sul tema dei controlli urbanistici, ambientali e sulla salute pubblica. Dalla struttura provinciale sono emerse troppe convivenze o superficialità verso i poteri forti, sia nel mondo industriale che in quello turistico.
Ancora oggi ci si chiede perché la provincia non si sia costituita parte civile davanti allo sfregio del Bus del Giàz in Paganella o della Marmolada, perché la Provincia sia rimasta spettatrice in altre occasioni dove sono stati i cittadini i protagonisti delle denunce.
Qualche anno fa le cose non stavano in questi termini. Le associazioni ambientaliste si sono sempre fidate dei servizi offerti dai vari uffici pubblici, si trovava informazione e possibilità di avviare percorsi di collaborazione concreta. Oggi non è più così, ogni ufficio pubblico viene letto con diffidenza. Perché è accaduto questo, di chi sono le responsabilità se non del mondo politico?
Da quando Dellai domina la scena politica provinciale non si legge più differenza nei servizi fra tecnico e politico, gli uffici sono stati silenziati, non si riesce più ad avere informazioni se non a processi decisionali conclusi, si rimane quindi nella impossibilità di aprire un dialogo, vedi inceneritore, ma anche Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, o Marmolada o Azienda Sanitaria.
Dellai ed i suoi assessori in questi dodici anni hanno impedito al cittadino la partecipazione costruttiva. Questo aspetto, si pensi alle vicende Jumela, Folgaria o Tremalzo ha costruito dapprima diffidenza verso la classe politica, poi severa ostilità. Non oso immaginare cosa sia avvenuto all’interno della classe dirigente dei vari servizi: o si rimane chini al capo o si viene emarginati. In provincia il dissenso non è consentito.
E’ questo il clima che ha portato all’intervento della magistratura, sia in Marmolada, come a Marter come alle acciaierie. Eppure la nostra autonomia avrebbe permesso ben altri percorsi e minori umiliazioni.
Si è visto che l’autonomia autoreferenziale basata sull’obbedienza cieca non porta a percorsi virtuosi. E’ stato deprimente il comportamento difensivo della nostra classe politica arrivata a negare errori, è deprimente sentire anche in Trentino la magistratura attaccata e offesa dai politici.
I cittadini della Valsugana possono oggi urlare con forza un grazie alla magistratura. Le responsabilità concrete verranno accertate durante le indagini, ma intanto chi per anni ha lottato per fare chiarezza sulle acciaierie, sulle discariche, sulle discutibili bonifiche agrarie sa di non aver lottato invano, sa che almeno un potere dello Stato ancora ascolta il cittadino.
Personalmente mi attendo una netta inversione di rotta, penso che la politica debba ritornare amica dei comitati, delle associazioni, verso chi si impegna nella difesa del territorio e della salute pubblica. Questi ultimi drammatici passaggi autorizzano a rimanere fiduciosi e ad attenderci dal palazzo trentino e dai suoi servizi una netta inversione di tendenza: politica di trasparenza, informazione preventiva e distacco dai poteri forti che hanno costruito un tanto invasivo e deprimente clientelismo nella nostra Provincia Autonoma.

Vedi anche:
«Diossina, si controllila catena alimentare».
La denuncia del dott.Rigo, medico di base dell'associazione medici per l'ambiente.

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