14.5.09

Progettisti e No Tav lite su acqua, roccia e polveri

Lo scontro tra promotori della Tav e comitati che si battono contro il progetto dell'alta velocità ferroviaria in Trentino l'altra sera non c'è stato.
L'incontro promosso dal Comprensorio è servito per informare i sindaci e gli amministratori sul progetto, consegnato loro pochi giorni fa con un'enorme mole di materiale da studiare. Di qui la proroga proposta e accettata dalla Provincia che permetterà ai Comuni di esprimere il loro parere anche oltre la data fissata del 17 maggio. In aula lunedì sera c'erano anche componenti del gruppo "No-Tav" trentino. Volantini, striscioni, cartelli, ma nessuna contestazione rumorosa.
Il confronto diretto tra accusatori e difensori del progetto rimane, per ora, solo sulla carta. Quella dei volantini distribuiti dai comitati e quella delle illustrazioni progettuali.
I punti sui quali gli uni e gli altri si dividono diametralmente sono quelli consueti, tutti estremamente concreti: impatto sulle falde acquifere, effetti collaterali dello scavo, vibrazioni, smaltimento delle materie di scavo, durata del cantiere, costi finali, utilità sociale ed economica del maxi-progetto.
Falde acquifere
Il tema è stato toccato più volte l'altra sera. I "No-Tav" ripetono che «nessuna grande galleria può essere progettata in modo da garantire rispetto agli effetti anche gravissimi sulle acque superficiali e sotterranee. Gli impatti reali si verificano solo in fase di scavo, con il prosciugamento delle fonti». I tecnici della Provincia l'altra sera sul tema sono stati prudenti: «È vero, non ci sono sicurezze. Per questo viene realizzata il "preforo", una galleria di tre metri di diametro che anticipa il percorso reale del tunnel per verificare la presenza di sorgenti, falde, bacini in roccia. Se li si incontra ci si ferma, si tappa la falla e si aggira l'acqua. Ma la sua presenza sarà accertata solo con lo scavo».
Il materiale estratto
Secondo i tecnici il piano di recupero dei materiali ridurrebbe al minimo gli effetti sulla valle. L'85% del totale verrà riutilizzato direttamente nel calcestruzzo di rinforzo alla galleria oppure sarà venduto alle cave per la normale attività estrattiva. Solo il 15% sarà smaltito in cava, che in Vallagarina significa a Pilcante e Santa Cecilia.
Secondo i "No-Tav" i numeri sono molto diversi: «In totale nel tratto regionale verranno estratti 108 milioni di semrino, la quantità in volume estratta nel solo tratto trentino potrebbe sfiorare i 10 milioni di metri cubi, tre volte il Campanile Basso del Brenta. Quanto allo smarino quello realmente riutilizzabile non va oltre il 25%, il resto in discarica».
Trasporto e smaltimento
«Per trasportare quell'enorme massa di roccia - dicono i "No-Tav" potrebbero essere necessari in regione fino a 3 milioni e 330 mila viaggi di camion. Alla faccia della diminuzione del traffico. Le nuove strade frammenterebbero i fondi agricoli per consentire il collegamento tra i cantieri, l'intenso traffico di camion causerebbe un elevato inquinamento da polveri sottili, con una coltre di polvere anche sulle colture, come nei fiumi e nei torrenti».
La Provincia ribatte che lo scavo sarà all'avanguardia: con nastri trasportatori che porteranno la roccia fino ai vagoni ferroviari al fine di ridurre al massimo l'utilizzo dei camion. E che il 77% del materiale estratto sarà subito riutilizzato nei calcestruzzi.
Tempi e costi di cantiere
Nelle intenzioni dei progettisti la Tav potrebbe essere pronta per il 2020 o il 2022, cioè tra gli 11 e i 13 anni di lavori. Secondo i "No-Tav" ne serviranno tra 20 e 30 con una lievitazione dei costi previsti fino a sei volte. Necessità della nuova linea Chi la promuove sostiene che serva anche alla nostra terra per essere al passo con i tempi, per ridurre il traffico su gomma, per modernizzare il Trentino e collegarlo con l'Europa.
I detrattori sostengono che la nuova linea non verrebbe utilizzata dai passeggeri trentini e che per ridurre il traffico su gomma basterebbero provvedimenti sulle tariffe A22 e sull'accessibilità del Brennero ai mezzi pesanti».

di Davide Pivetti

Fonte l'Adige del 13 maggio '09

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